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Il piccolo schermo e la religione nell’ultimo numero di Link

Creato il 30 agosto 2010 da Donmo

Il piccolo schermo e la religione nell’ultimo numero di LinkLink, interessante rivista scientifica edita da Mediaset/RTI e dedicata al mondo della televisione, dedica la cover story del suo ultimo numero (di cui è  scaricabile gratuitamente un’anteprima di 90 pagine da Issuu, previa registrazione) ad un tema quanto mai stimolante: “Vedere la luce. Dio e la televisione”. “La tensione verso il trascendente, verso Dio o verso un dio – si legge nella presentazione del numero-  è tipica dell’uomo e di ogni sua attività, compresa la tv. Che ha provato ad avvicinarsi al totalmente Altro in molti modi: diffondendo il Verbo, mettendo in scena la Parola che si fa racconto, fornendo strumenti per affrontare i casi della vita (e della morte). O, addirittura, mimandone i rituali e creando proprie divinità”.

Sul tema si confrontano tra gli altri Mons. Gianfranco Ravasi, Aldo Grasso, Ugo Volli, Alessandro Zaccuri, Peppino Ortoleva, Giuseppe Feyles, Stefano Pistolini, Federico Sarica, Carlo Antonelli, Matteo Bordone e Carlo Freccero. Particolarmente stimolante (e scritto nel solito stile immaginifico) il breve saggio di quest’ultimo, intitolato “Vite sintetiche. True blood e la religiosità del male”. “Non è casuale che sia stata una scrittrice di fede mormone come Stephanie Meyer ad aver creato lo stereotipo dei vampiri buoni di Twilight  -scrive Freccero- Il Dio della Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni è misericordioso e concede alle sue creature infinite possibilità di salvezza. Persino quanti sono morti senza conoscere il Dio cristiano e senza essersi convertiti possono essere battezzati e salvati per procura dai discendenti che hanno abbracciato la vera fede. Per questo i mormoni hanno costruito una colossale banca dati che ricostruisce la genealogia di ogni famiglia a ritroso nel tempo. Un Dio d’amore, un padre, non può creare una creatura malvagia. Il vampiro si nutre di sangue perché tale è la sua natura. Non possiamo incolparlo di alimentarsi, così come non possiamo accusare i predatori carnivori di nutrirsi di carne”.

Anche gli altri contributi sono comunque interessanti è meritano un’attenta lettura.



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