Forse Marco Jaccond non è stato alla Biennale di Venezia, perché altrimenti non si sarebbe scandalizzato della mostra definita “La Biennale degli Sconosciuti” e allestita a Palazzo delle Esposizioni a Torino. In laguna avrebbe trovato lo stesso “percorso di difficile lettura… le opere messe a caso, le une sulle altre…). Cosa si aspetta un artista da uno come Sgarbi, se non l’incensamento di quest’ultimo? Il critico, nonostante i numerosi flop collezionati in tutte le salse: da amministratore pubblico a critico a conduttore televisivo, continua a trovare crediti sia a destra che a sinistra. Perché? Nella Biennale vera e propria gli artisti altri non erano che comparse dell’unica autentica performance firmata Vittorio Sgarbi! Si dice che l’arte per essere tale deve riflettere il proprio periodo storico, dunque quella performance (non le opere singole) è da considerare arte perché riflette senza aloni la realtà italiana contemporanea: un paciocco caotico di opere mediocri volute dagli amici del curatore. La Biennale degli artisti senza merito e raccomandati: un quadro perfetto e coerente della nostra Italia oggi. A Torino come poteva essere diverso? Dare spazio agli artisti che il mercato non considera? Uhaaa uhaaa! Ma Sgarbi dà spazio solo a se stesso! Non averlo capito è peccato grave. Un NO collettivo sarebbe stato un segno di intelligenza. Un segno artistico molto forte che avrebbe sostenuto l’indignazione globale, una presenza sul palcoscenico della Storia. Ma dove sono oggi gli intellettuali, dove gli artisti? Questi accorrono come topi al suono del pifferaio magico. Se qualcuno crede ancora nel valore taumaturgico dell’arte che lasci perdere questa cazzata al più presto.
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