“L’economia va aggiornata, il mercato è un mezzo, non un fine”, sono le parole del Premier britannico Cameron che ha annunciato un’iniziativa unica al mondo: le statistiche ufficiali per rilevare lo stato econonomico e sociale del Paese dovranno tener conto non solo dei consumi, dei prezzi e delle nascite, ma anche dell’umore degli inglesi.
Sembra che la misurazione della life satisfaction sia un vecchio pallino del Premier che nei prossimi mesi si concretizzerà; gli inglesi, a fronte di un range da 0 a 10, risponderanno alle seguenti domande: quanto sei stato felice ieri? Quanta ansia hai provato? In che misura senti che le cose che fai sono utili?”. L’obiettivo è provare a definire la qualità del proprio tempo, le emozioni provate in prevalenza, la fiducia verso gli altri, l’immagine del futuro, nell’ottica, appunto di un’economia che non è il fine, ma il mezzo per raggiungere il benessere psico fisico delle persone.
Secondo il Nobel americano Joseph Stiglitz, l’iniziativa è molto interessante perchè porta ad avere un quadro più approfondito della vita della popolazione.
L’indagine statistica sull’”umore”contribuirà a determinare il Pil del Paese; l’iniziativa ha suscitato l’interesse di altri Paesi, in Italia, per esempio, il presidente dell’Istat Enrico Giovannini, d’intesa con il Cnel, ha creato un “gruppo di indirizzo sulla misura del progresso della società italiana”, composto da rappresentanze delle parti sociali e della società civile. L’obiettivo dichiarato è di costruire un “approccio multidimensionale del benessere equo e sostenibile”, che possa integrare il dato della ricchezza nazionale con altri parametri, fra cui le diseguaglianze (non solo di reddito) e la sostenibilità.