…è la merda di cane (o forse di persona, perché nemmeno un alano avrebbe prodotto un escremento di quelle proporzioni) che è comparsa stasera nell’androne del mio condomGNo.
E la rissa condominiale che ne è seguita.
Alla quale anch’io ho preso parte.
Ne ho approfittato per sputare tutta la bile che avevo in corpo, accumulata in sei anni di convivenza forzata in questa gabbia di matti.
Purtroppo ho avuto la peggio, come sempre.
Dopo che la lite principale (causata da un caccone spropositato e diarroico comparso misteriosamente per le scale, e di cui nessuno ha voluto prendersi la responsabilità) si è sedata perché uno dei contendenti ha abbandonato il campo (minacciato di morte dall’altro contendente, ovvero il caposcala-Scimmia),
molto stupidamente ho deciso di approfittare della presenza di tutta la feccia condominiale raccolta per la grande occasione e ho cominciato dapprima a dire dalla finestra che questo condominio è uno zoo dove le regole non vengono rispettate. Successivamente, sono scesa giù in pantaloncini e ciabatte per far sapere a questa gente, guardandola negli occhi, che la odio e la disprezzo.
In questo modo ho potuto dar luogo alla resa dei conti con la coppia di scimmie del terzo piano, senza che però questa ammettesse le proprie colpe.
Ma, soprattutto, senza far capire loro che quando si sta in un palazzo bisogna convivere in maniera civile, e cercare di non fare troppo il cazzo che ci pare, perché altrimenti si rischia di scannarsi.
E noi stasera ci siamo scannati di brutto (anche se solo a parole, per motivi legali).
Il brutto è che, purtroppo, sono una persona emotiva, e, quando mi trovo in situazioni del genere, comincio a tremare vistosamente. Questo viene preso dall’avversario come un pretesto per attaccarmi sul piano personale, dandomi della squilibrata idrofoba.
Non sto a scendere nei dettagli pseudo-argomentativi, perché quando la gente è cattiva (ma cattiva sul serio) ti viene a scavare in tutta la tua vita privata e in quella di chi ti sta intorno, attaccandoti con colpi bassi del tutto scorretti,
però posso dire che alla fine sono scoppiata a piangere perché io le liti non le so affrontare.
E quindi ritengo di aver fatto una figura di merda colossale confermando la mia debolezza a queste bestie.
Bestie che non capiscono quanto sono stupide (e non è un giudizio solo mio), e quanto sono cattive, e di conseguenza non si fanno problemi. Io mi sono rotta i coglioni di dover stare male per l’idiozia altrui, nonché per il fatto che le mie parole non vengono mai prese sul serio in quanto 1) giovane, 2) ipersensibile.
Questa scimmia-femmina di merda ha insultato mio padre (riferendosi ai problemi che ha avuto) e me (dandomi della falsa).
Falsa? Sì, falsa. Perché quella volta in cui suo marito, sei anni fa, mi placcò per cinque minuti (mentre io andavo di fretta alla cena di fine liceo) sfondandomi i timpani con la sua voce da orco e dicendomi tremila volte che dovevo avvertire i miei perché un tubo perdeva, come se si fosse trattato della fine del mondo,
io andai, come mi era stato detto dall’orco-scimmia, a dirlo ai miei,
e questi ultimi andarono a loro volta a parlare con la coppia di scimmie, dicendo loro che avrebbero fatto sistemare il tubo, e dicendo anche che la scimmia maschio mi aveva assillato troppo con questa storia di dover avvertire subito i miei, trattenendomi più del dovuto per gridarmi ripetutamente nell’orecchio sempre lo stesso concetto.
La coppia di scimmie ha recepito il seguente messaggio: “La scimmia maschio c’ha provato con nostra figlia”, e di conseguenza mi ha giudicato una FALSA.
Mi hanno tolto il saluto da subito, e mi sono sempre domandata il perché.
Così, questa sera, mi sono tolta il macigno dalla scarpa e ho affrontato con le due bestie anche questa questione.
Ho snocciolato al primate femmina una serie di episodi che provavano la SUA, di falsità. Ma lei ha continuato a gridarmi contro e a fare quel verso che fanno certi primati quando vogliono fare paura al nemico: aprire e chiudere ripetutamente la mascella mostrando i denti (e questa signora scimmia ho potuto constatare che ha una dentatura orribile, peggio della mia).
Alla fine purtroppo è finita a tarallucci e vino, con tutti che si abbracciavano affettuosamente (e poi sarei io la falsa, eh?), e io che mi sono ritratta schifata quando la scimmia femmina è venuta in pace a mettermi le mani addosso (per accarezzarmi affettuosamente).
Io non ci sto,
io d’ora in avanti sarò apertamente ostile nei confronti di questi due esseri immondi, e, se prima addirittura mi sprecavo a salutarli, adesso mi toglierò il vizio.
Inoltre, siccome le mie parole, se non ho delle prove concrete (ad esempio delle registrazioni delle loro grida), valgono zero,
d’ora in poi, quando faranno qualcosa che mi urta (a parte esistere), andrò a suonargli il campanello per dirglielo subito.
Tanto, struccata, spettinata, coi capelli unti e in ciabatte mi hanno già visto ampiamente stasera.
I concetti che hanno cercato di inculcarmi a furia di grida sono i seguenti:
1) se volevo stare in pace me ne andavo in villa (Se me la paghi te, ci vado di corsa, è stata la mia risposta);
2) i bambini piccoli hanno il diritto di fare tutto il casino che gli pare;
3) la coppia di scimmie è abituata a parlare gridando, e io non ho nessun diritto di lamentarmi di ciò [vedi concetto 1)];
4) il regolamento di condominio non vale un cazzo;
5) vai a farti curare.
Il concetto che invece la loro ragionevole dirimpettaia ha cercato di farmi capire è questo:
fai finta di nulla; se le loro grida ti danno fastidio comprati i tappi per le orecchie;
animali del genere non c’è verso di farli ragionare, quindi rassegnati.
Solo che io non ci riesco, a rassegnarmi.
Soprattutto, non mi va che gente del genere mi consideri una squilibrata.
Loro se ne sbattono del mio giudizio, ma io non riesco a sbattermene dei loro.
E sto male per questo.