Dopo le playlist individuali, è il momento della classifica generale (al solito due punti per ogni disco dell’anno e uno per quelli citati nelle top ten). Sono stati dodici mesi mosci a giudizio di un po’ tutti qua dentro. Il risultato è una dispersione di voti ancora maggiore del solito, con una prevalenza di uscite stoner/doom tra gli album finiti sui primi tre gradini del podio che credo sia dipesa più dal relativo stato di salute di tale scena che dalla passione nutrita da molti di noi per la musica per drogati (insomma, se persino il grim & frostbitten Matteo Ferri come disco dell’anno ha votato Karma To Burn…). Conforta, però, che, a differenza di quanto avvenne nel 2013, in playlist non ci siano solo gruppi formatisi prima del 1990 e che, oltre ai nostri idoli Alestorm, un paio di rivelazioni underground come i Dead Congregation e i Goat abbiano trovato il giusto spazio nel listone, che sennò sembrava veramente colpa di noi vecchi babbioni. Laddove la medaglia d’oro ai Triptykon è talmente meritata (e, per certi versi, scontata) da non aver bisogno di commenti, non mi aspettavo un simile piazzamento per il nuovo At The Gates. Evidentemente è stata un’annata così piatta che è riuscita a spiccare anche quella che è poco più di una piacevole madeleine per trentenni. Io stesso avevo giurato che non l’avrei mai inserito in playlist ma alla fine ha prevalso l’onestà intellettuale: il disco che ho ascoltato in assoluto più volte nel 2014 è stato proprio At War With Reality. Non mi ha invece sorpreso la fredda accoglienza riservata a Rock or Bust, il primo album degli Ac/Dc del quale mi sono dimenticato subito dopo l’ascolto. E voialtri che dite? Quali sono stati i vostri dischi dell’anno? Cosa ci siamo dimenticati? Fatecelo sapere nei commenti. (Ciccio Russo).
PRIMO POSTO

“I TRIPTYKON hanno inciso uno dei dischi metal più emozionanti e genuinamente belli degli ultimi anni. Come ogni vera opera d’arte, Melana Chasmata stende al primo colpo e si manifesta subito come tale ma offre una ricchezza di sfumature e una molteplicità di livelli di lettura che disorientano, avvincono e costringono a una fruizione compulsiva e reiterata (Ciccio Russo)”.

“Riff di classe cristallina, vaghi accenni prog, testi acuti e stimolanti, artwork ispirato al realismo magico, un’ulteriore cura per il lato melodico e per le atmosfere, produzione eccelsa, pulita ma non patinata. Gli AT THE GATES con At War With Reality hanno sfoggiato la perizia dei maestri assoluti nel riprendere un discorso interrotto bruscamente vent’anni fa, per segnare un degno punto conclusivo alla loro carriera (Manolo Manco)”.
SECONDO POSTO

“Il disprezzo totale del mondo e l’adorazione della morte diventano una faccenda terribilmente seria quando metti su un disco degli ELECTRIC WIZARD. Time To Die è un’allucinazione lunga settanta minuti che ripropone ancora una volta il classico campionario di disagio e antisocialità che tanto abbiamo imparato ad amare (Stefano Greco)”.

“Sunset On The Golden Age è stato il disco dell’estate 2014. È uscito solo il primo agosto, ma già Drink aveva fatto capire benissimo di che si stava parlando: uno dei singoli più belli degli ALESTORM, un manifesto di vita e di musica che rende chiaro perché gli scozzesi sono uno dei pochissimi gruppi attuali per cui valga la pena di versare lacrime e sangue (Roberto Bargone)”.

Non ne abbiamo ancora scritto ma tra qualche giorno ve ne parlerà più nei dettagli Enrico. Secondo lui, Primitive And Deadly è un disco così lucido e curato perchè Dylan Carlson ha fatto finalmente pace coi suoi demoni. Condivido. Per me è uno delle migliori prove di sempre degli EARTH. Ho provato a recensirlo ma ogni volta che iniziavo l’articolo cadevo preda di allucinazioni psichedeliche al termine delle quali venivo ritrovato nudo sul tetto di casa a intonare bizzarre litanie in lingue morte (Ciccio Russo).

“Blind Rage è meno aggressivo dei suoi predecessori e approfondisce la componente più cupa e crepuscolare del suono degli ACCEPT. Gli ultimi di una stirpe che sta morendo, recita il testo della splendida Dying breed. Ma davvero, porca puttana. Non mi viene in mente un gruppo di quella generazione che sia invecchiato meglio. (Ciccio Russo)”.
TERZO POSTO

“Arch Stanton viaggia come un treno lanciato a tutta velocità verso il nulla e in 37 minuti non conosce cali di tensione. Nella conclusiva Fifty Nine l’omaggio a Sergio Leone diventa quanto mai esplicito e le urla di Tuco chiudono un album maestoso e travolgente come uno stallone imbizzarrito. Nonostante i cambi di formazione, la leggenda dei KARMA TO BURN è salva (Enrico Mantovano)”.

“Ascoltate A Skeletal Domain, compratelo, condividetelo con amici e parenti, mettetelo su alla sagra della castagna, scrivete una tesi di laurea sul gargarozzo di Fisher e ringraziate il Demonio che a 45 anni i CANNIBAL CORPSE abbiano ancora le palle per dettare legge (Luca Bonetta)”.

“I GOAT non sono alla tv, al Festivalbar o da nessuna altra parte e voi, fortunati lettori di Metal Skunk, siete tra i pochi ad avere il privilegio di sapere davvero cosa è fico o no a questo mondo. E se tra qualche mese Commune sarà il disco preferito di orde di hipster con i baffi in stile Bava Beccaris, voi potrete dire che già li ascoltavate da un pezzo e guardare chiunque con aristocratico disprezzo. Pare una cazzata ma alle volte è una cosa importante (Stefano Greco)”.
ALTRA ROBA CHE CI È GARBATA:




CIOFECA DELL’ANNO

“Gli ANCIENT VVISDOM hanno accantonato quasi del tutto quelle chitarre acustiche che erano poi il nocciolo di tutto il discorso e Sacrificial sembra il debutto di una band composta da adolescenti che hanno da poco preso in mano gli strumenti (Luca Bonetta)”.
L’ITALIA MIGLIORE:

“Nero in Metastasi prosegue e affina il cammino intrapreso negli ultimi anni dai CRIPPLE BASTARDS, alla ricerca di un mood più oscuro e inquietante rispetto all’essenza più “core” dei primi dischi. Poche band in questo genere hanno indagato con analoga profondità e brutale sincerità gli abissi dell’animo umano (Manolo Manco)”.
CONCERTO DELL’ANNO
BLACK SABBATH @Hellfest, 24 giugno

“A settant’anni danno ancora le piste a tutti. Ozzy si scorda le parole ma quando fanno Black Sabbath riesce ancora ad essere spettrale. Geezer Butler è troppo un fico. E poi c’è Tony Iommi. Per tutto il concerto non riesco a togliergli gli occhi di dosso, lo voglio scrutare, capire. Perché uno così non lo faranno mai più, è un entità soprannaturale, secondo me manco esiste, è tipo un supereroe. Tony, come te nessuno mai. Mai, ma veramente mai. L’ho detto e lo ripeto, i Black Sabbath sono la cosa migliore mai prodotta nella storia dell’umanità. Per sempre (Stefano Greco)”.
GRUPPO DI SUPPORTO DELL’ANNO
Dato che un vincitore non c’è (va detto che l’inserimento di questa domanda lo scorso anno era una mera scusa per mettere foto di Harriet Bevan), inseriamo la seconda band più votata alla voce precedente, i meravigliosi CLUTCH, che tanto all’Hellfest mica erano headliner. La loro performance in terra transalpina è stata definita da Stefano Greco come “la migliore in assoluto di tutto il festival” e non potrei essere più d’accordo (Ciccio Russo).
E questa la dedichiamo a voi che, sempre più numerosi, leggete le nostre stronzate. Che Crom, il Dimonio e la barba di Neil Fallon veglino su di voi per tutto il 2015, o fratelli del vero metal:
“SO DON’T LOOK TO ME FOR ANSWERS/ ‘CAUSE I DON’T GOT-A-ONE
I JUST CAME TO HAVE A GOOD TIME/ AND I’M GONNA HAVE ONE”.