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Il “pomì”doro della discordia…E che ci fu?

Creato il 07 novembre 2013 da Makinsud
Il “pomì”doro della discordia…E che ci fu?

Una pubblicità a tutta pagina: la figura dell’Italia stilizzata con il dettaglio della provenienza dei pomodori utilizzati per la realizzazione dei propri prodotti. Detta così non ci sarebbe nulla di male, ed effettivamente così è. Ma tanto è bastato per scatenare una polemica, fondata su stupidi e antichi pregiudizi, di discriminazione territoriale tra Nord e Sud Italia.

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Stiamo parlando del “caso Pomì“, una delle azienda leader in Italia nella produzione di salse e pelati che in questi giorni sul proprio sito web pubblicizza la provenienza, dal nord Italia, dei propri pomodori.
In tempi in cui si parla molto della Terra dei Fuochi e dei veleni che da quella terra rischiano di arrivare sulle tavole di tutti i consumatori, la trovata pubblicitaria è stata, da molti, stigmatizzata come “razzista” e “discriminatoria”.
Numerose sono state anche le reazioni politiche. Tra queste le dichiarazioni dell’assessore campano all’agricoltura, Daniela Nugnes: “Non si può accettare che ci siano interventi in danno alle imprese agricole e alla Campania da parte della distribuzione nazionale per scelte che sembrano non supportate da dati scientifici e che mi auguro non siano motivate da mera speculazione.

In realtà, pubblicità come questa non sono offensive nei confronti di nessuno, anzi sono ottime campagne di marketing che dovrebbero far riflettere molti ed essere prese come modello. Già, perché non fa altro che rispondere a una delle esigenze più richieste dai consumatori italiani: conoscere l’origine delle materie prime utilizzate nella produzione di quegli alimenti che si trovano sugli scaffali dei supermercati.
E il concetto è stato anche chiarito con un comunicato dalla stessa Pomì: “I recenti scandali di carattere etico/ambientale che coinvolgono produttori e operatori nel mondo dell’industria conserviera stanno muovendo l’opinione pubblica, generando disorienta

Il “pomì”doro della discordia…E che ci fu?
mento nei consumatori verso questa categoria merceologica. Il Consorzio Casalasco del Pomodoro e il brand Pomì sono da sempre contrari e totalmente estranei a pratiche simili, privilegiando una comunicazione chiara e diretta con il consumatore”.
In qualche modo l’azienda ha riposto alla disinformazione dei consumatori, sempre più inseriti in un contesto informativo che sempre più spesso pensa più a distruggere che a costruire. E così le preoccupazioni diffuse in questa fase più matura dell’acquisto alimentare hanno generato questa giusta e lodevole risposta aziendale.

A questo punto c’è da chiedersi: perché criticare campagne pubblicitarie come questa?
Il brand solo ha tranquillizzato i propri clienti, li ha informati, ha risposto alla richiesta da tempo mossa di chiarimento e di informazione. Oggi più che mai far comprendere la provenienza delle materiale prime e la filiera di produzione dovrebbe essere un obbligo da parte di tutte le realtà che lavorano e producono nel settore agroalimentare, in assenza di una legislazione europea chiara ed efficiente. Solo così si tutelano i consumatori e può essere valorizzato il lavoro delle migliaia di persone che lavorano in questo settore, tanto importante per l’economia italiana.


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