>>...Doveva tuttavia accadere, durante quel gaio convito, un incidente alquanto spiacevole. Gli dèi, infatti, per essere più sicuri che nessuna ombra offuscasse mai la felicità della giovane coppia, si erano guardati bene dall'invitare alla festa una divinità minore ma pericolosa: Eris, la discordia. Questa, però, quando si accorse di essere rimasta sola sull'Olimpo, non tardò a capire quello che era avvenuto e, piena di rabbia, corse sul monte Pelio, giusto in tempo per vedere le allegre tavolate intorno a cui sedevano insieme dèi e mortali, coronati di rose mentre brindavano con coppe d'oro alla felicità degli sposi. Eris rimase a lungo, silenziosa, a contemplare quello spettacolo, ma meditando la sua vendetta.
Poi ebbe un'idea: prese una mela d'oro, vi legò un biglietto su cui era scritto: "Questa mela deve essere donata alla più bella fra le dee" e la gettò fra i banchettanti. Poi fuggì, sicura che, per il possesso di quella mela, sarebbero avvenute fra gli dèi contese e discordie senza fine.
In realtà, appena gli dèi ebbero visto il pomo gettato fra loro ed ebbero letto la scritta, rimasero molto perplessi: chi di loro avrebbe osato attirbuire la mela d'oro a una delle dee, proclamandola la più bella, a rischio di tirarsi addosso l'ira di tutte le altre? Ma Zeus, che non voleva discordie in Olimpo, trovò la soluzione adatta. Decretò anzitutto che solo tre dee avrebbero partecipato alla gara di bellezza: Era, sua moglie, Atena, sua figlia, e la vaga Afrodite che, come dea dell'amore, non poteva essere esclusa dalla competizione.
Quanto al giudice che avrebbe dovuto stabilire quale di loro fosse la più bella e donarle la mela d'oro, decise che sarebbe stato un mortale, il quale abitasse il più lontano possibile dall'Olimpo: se gli fosse poi capitato qualche guaio per la rabbia delle sconfitte, pazienza. Sul monte Ida, nella Troade, viveva allora un giovane pastore molto celebrato per la sua intelligenza e il suo buon gusto: Zeus decise che il giudice sarebbe stato lui. Paride
continua.... Paride
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