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Storici, archeologi e ricercatori “ortodossi” ritengono che le prime civiltà complesse siano comparse sulla Terra circa 5 mila anni fa. Costoro sottolineano il fatto che mancano prove concrete per sostenere l’esistenza di una cultura precedente, sorta prima dell’ascesa dei Sumeri e degli Egizi. Quando ricercatori come Robert Bauval, Graham Hancock e Zecharia Sitchin propongono che strutture come quelle presenti sulla piana di Giza o in sud America possono essere molto più antiche di quanto si pensi, le loro teorie vengono prontamente etichettate come eretiche. Eppure, racconti di una catastrofica inondazione sono comuni in molte culture: sumeri, greci, cinesi, nativi americani. Si tratta di storie antiche di millenni: la storia del diluvio appare per davvero ovunque si guardi! Ma non solo! Anche la scienza geologica ormai ritiene plausibile che qualcosa di terribile è avvenuto sul nostro pianeta circa 13 mila anni fa. Un recente studio dimostra che intorno a 13 mila anni fa, la Terra fu colpita da un intenso bombardamento di corpi celesti. Sulla superficie della Luna sono molto evidenti, mentre sulla Terra occorrono studi appropriati per portarli alla luce. Sono i crateri da impatto, segni evidenti della pioggia di oggetti provenienti dallo spazio. Inoltre, sembra che la data del diluvio sia stata impressa nelle rocce di alcuni importanti monumenti del passato: siti come quello della Piana di Giza e di una città antica come Tiahuanaco, sembrano avere impresse nella loro struttura un riferimento cronologico che rimanda esattamente alla data di 13 mila anni fa. Nel corso degli anni, sono state scoperte una serie di notevoli strutture sommerse, molte delle quali non possono essere spiegate con la cronologia comunemente accettata dai ricercatori. Questi ritrovamenti sono un ulteriore indizio che ci dicono che il diluvio universale non è un semplice mito, ma il racconto “mitizzato” di un evento storico di cui conserviamo un pallido ricordo. Il ponte di Adamo Secondo alcuni ricercatori, uno dei più sorprendenti indizi di una civiltà fiorita in epoca anteriore al cataclisma di 13 mila anni fa è rappresentato da quello che viene definito “Ponte di Adamo”, una stretta striscia di terra lunga 30 km che collega l’India meridionale con lo Sri Lanka. Per lungo tempo si è ritenuto che questo lembo di terra fosse una formazione naturale. Tuttavia, immagini satellitari scattate dalla NASA all’inizio del 2003, hanno acceso un aspro dibattito tra gli scienziati, dato che, secondo alcuni, la struttura sembra essere di origine artificiale. Le foto, infatti, mostrano che la curiosa conformazione nello stretto di Palk è molto più simile ad un lungo ponte distrutto, ormai sommerso dall’oceano. Alcune parti del “ponte” sono asciutte, altre sono sommerse da poca acqua (da 1 a 10 metri). Secondo fonti storiche, intorno al 15° secolo la striscia di terra era ancora praticabile a piedi, almeno fino al 1480 quando fu definitivamente distrutta da un ciclone. Il nome La tradizione Indù afferma da lungo tempo che il lembo di terra è un ponte costruito da loro amato dio Rama, come raccontato nel poema epico indù Ramayana attribuito a Valmiki. Sin dall’antichità, infatti, è conosciuto come “Ponte di Rama” o “Rama Setu”. Rama è la più famosa e popolare manifestazione del Dio Supremo per una grande maggioranza dei 900 milioni di induisti in tutto il mondo. È riconosciuto come l’immagine, lo spirito e la consapevolezza dell’Induismo, la religione organizzata più antica del mondo, e della civilizzazione umana dal punto di vista indiano. La vita e le imprese eroiche di Rama sono narrate nel Ramayana, un antico poema epico in sanscrito, che letteralmente significa “Il viaggio di Rama”, nel quale si narra di un tempo in cui gli dei viaggiavano a bordo di navi volanti (vimana) e di giganti che camminavano sulla Terra. Dunque, quella redatta da Valmiki è solo un’opera narrativa devozionale, oppure fa riferimento a fonti più antiche che riportano impressionanti eventi storici? È possibile che il “Ponte di Adamo” sia la struttura descritta in queste antiche fonti? Secondo quanto raccontato nel poema epico, Sita, la moglie di Rama, venne rapita da Ravana, il re demoniaco a 10 teste di Lanka. Rama, nel tentativo di salvare Sita, radunò un esercito di uomini scimmia, i Vanara. I Vanara, per come sono descritti nell’epica, sono divertenti, infantili, leggermente irritanti, importuni, iperattivi, avventurosi, di un’onestà disarmante, leali, coraggiosi, e di buon cuore; sono un po’ più bassi di un essere umano e sono coperti da una leggera pelliccia, generalmente marrone. Rama scopre che Sita è tenuta prigioniera sull’isola di Lanka (Sri Lanka). Impossibilitato a muovere il suo esercito attraverso l’oceano, Rama chiede aiuto ai Vanara per la costruzione di un ponte tra la terra ferma e l’isola di Lanka. I Vanara costruiscono una strada rialzata con rocce e massi, alcuni descritti grandi quanto montagne. La costruzione dell’opera richiese cinque giorni e una volta completata, permise a Rama di uccidere Ravana e salvare la sua amata. Mito o storia? Per accennare una valutazione, innanzitutto bisogna dire che ad oggi esiste una notevole diversità di opinioni tra gli scienziati che affermano l’origine naturale della struttura. Alcuni affermano che sia il risultato di un processo di innalzamento della crosta terrestre, altri che si sia formata all’indomani della separazione dello Sri Lanka dal continente Indiano. Il punto cruciale è rappresentato dai grossi blocchi calcarei rettangolari presenti alla base della struttura, che farebbero pensare ad un’origine artificiale. Il dottor T.S.Badrinarayanan, ex direttore Geological Survey of India, ha eseguito delle analisi sulla struttura concludendo che è di origine artificiale. Il suo team ha concluso che i materiali provenienti da entrambe le rive sono stati collocati sul fondo sabbioso per formare la strada rialzata. I curiosi Vanara Come spiega la dottoressa Rita Louise su Ancient Origins, secondo il poema di Valmiki, Rama visse durante il Treta Yuga, la seconda delle quattro ere di evoluzione della vita (yuga) e precisamente il periodo durante il quale l’essere umano riesce a comprendere il magnetismo divino il quale è all’origine delle varie forze elettriche. Il magnetismo è in stretta correlazione con l’esistenza di tutto il creato. La tradizione indù fa risalire il Treta Yuga ad un periodo compreso tra i 2.165 mila anni e gli 869 mila anni fa. A prima vista, questa affermazione risulta assurda. Ma secondo alcuni, ciò che sorprende è una coincidenza curiosa che riguarda i Vanara, ovvero gli “uomini scimmia” che hanno aiutato Rama a costruire il ponte. I Vanara, secondo quanto riportato dal Ramayana, erano i figli degli dèi, umanoidi sembianze scimmiesche e dal cuore buono. Gli dèi crearono i Vanara poco dopo la nascita di Rama, al fine di aiutarlo nella sua battaglia contro Ravana. Ma chi erano questi uomini scimmia? È possibile che quanto tramandato nel poema descriva i nostri primi antenati? Sta parlando di noi, degli albori dell’umanità? Secondo qualcuno, è del tutto possibile. Circa 2.5 milioni di anni fa (poco prima dell’inizio del Treta Yuga), l’evoluzione umana ha subito un importante svolta con la comparsa del genere Homo. L’Homo habilis è stato il primo primate in grado di utilizzare degli strumenti. Circa 1,8 milioni di anni fa, l’Homo erectus fa il suo debutto, comparendo soprattutto in Eurasia. Questi omini vivevano in piccole comunità, utilizzavano capanne come rifugi temporanei, usavano utensili e indossavano i primi abiti. In poche parole, mostravano i primi segni di civilizzazione, una caratteristica mai osservata in nessun gruppo di primati. È possibile che i Vanara del poema corrispondano agli Herectus della storia? Certamente, si tratta di un’ipotesi molto suggestiva. È interessante notare che il nome “Ponte di Adamo” proviene da una leggenda islamica secondo la quale Adamo, il primo uomo sulla terra, ha attraversato questo ponte dopo essere stato espulso dal paradiso. Potrebbe “Adamo”, il “primo uomo” e nostro lontano antenato, essere stato un Homo Erectus? Fonte: www.ilnavigatorecurioso.it
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