Il Portogallo esce dagli aiuti finanziari europei
La crisi economica ha colpito più o meno tutti i paesi europei: a patirne maggiormente sono stati però gli stati mediterranei, come l’Italia, la Grecia, la Spagna e anche il Portogallo. Avendo l’esperienza della vita quotidiana sia italiana sia portoghese, posso affermare con certezza come il Portogallo della crisi abbia patito parecchio. Il livello di povertà, e di trasandatezza, era manifesto in molti dettagli, primo fra tutti la tassazione IVA crescente – arrivata al livello italiano del 23% – ma i prezzi comunque bassissimi rispetto a molti altri paesi.
Probabilmente, però, le misure di austerity e di rinnovazione architettonica e turistica hanno dato i risultati sperati, visto che il Portogallo ha dichiarato che non gli servono più aiuti economici dal fondo europeo.
Il 17 maggio prossimo per il paese lusitano finirà il piano di salvataggio finanziario triennale senza fare richiesta di un programma di credito precauzionale. Dopo i primi 78 miliardi di euro stanziati dalla Troika della Banca Centrale Europea, l’Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale il premier portoghese Pedro Coelho ha affermato che la linea più sicura e più vantaggiosa per il Portogallo è continuare la risanazione finanziaria senza aiuti esterni, e la stessa Troika, dopo svariati esami sullo stato economico portoghese, ha sostenuto che non c’è più il bisogno di intervenire.
Prima del Portogallo solo l’Irlanda lo scorso dicembre aveva rinunciato al credito precauzionale, diventando il primo paese europeo ad uscire dallo stato di assistenza.