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Il Portogallo si ribella: primo sgarro istituzionale per la troika

Creato il 07 gennaio 2013 da Albertocapece

l43-manifestazione-lisbona-portogallo-120929182536_mediumNell’estate dell’anno scorso la commissione di Bruxelles aveva gli occhi e gli uffici stampa sfavillanti: le ricette imposte dalla troika funzionavano tanto è vero che il Portogallo nei mesi di aprile e maggio aveva aumentato le esportazioni. Oddio i dati che venivano da Lisbona per il secondo trimestre erano disastrosi (inflazione  +2,7%, pil – 2,3%, debito pubblico + 5,8 miliardi, disoccupazione al 14,9% (+4%) , entrate fiscali -300 milioni nonostante il taglio del 30% di stipendi e salari, produzione industriale – 6,5% ), ma proprio per questo pareva che l’impoverimento potesse costituire una molla di rilancio del’export secondo le beate concezioni di queste teste di legno. Tutti felici dunque, ma mentivano per la gola, tanto che nel giro di due giorni sparirono i comunicati stampa: l’aumento dell’export era dovuto all’ oro che i portoghesi erano costretti a vendersi e che veniva venduto all’estero.

Dico questo per mostrare con che personaggi, con che coscienze, con che competenze abbiamo a che fare. Gente che nemmeno ha capito quanto avanti si poteva spingere nei massacri sociali ed economici orditi per i 78 miliardi prestati nel 2011 al Paese Iberico. Così la troika incurante dei numeri disastrosi ha chiesto nuovi sacrifici, nonostante che i dati riportati sopra si fossero ulteriormente aggravati nel terzo trimestre (disoccupazione al 15, 8 e Pil giù di un un altro 0,9) e il governo del Monti locale ha dovuto vender gli aeroporti ai francesi e la rete elettrica ai cinesi, non riuscendo però ad arrestare il disastro economico. Qualcosa però deve essere successo perché il Presidente della repubblica Anibal Cavaco Silva che pure aveva firmato le manovre di austerity  per il 2013 (2 miliardi e 300 milioni tra riduzioni di spesa pubblica e di prestazioni sociali , soprattutto in campo sanitario) ha deciso di far verificare il testo alla Corte Costituzionale per avere un verdetto di legittimità, vista la straordinaria iniquità della manovra che colpisce esclusivamente le fasce a basso reddito.

Probabilmente è una mossa politica visto l’isolamento del governo di destra del professor Passos Coelho, che rischia seriamente di cadere e per il fatto che anche altri soggetti hanno fatto appello nelle settimane scorse alla Corte Costituzionale, tra cui il maggior sindacato portoghese, sostenuto in questo caso persino dal bundesvorstand. il sindacato confederale tedesco. E’ insomma la prima ribellione istituzionale all’Europa, ala Troika  e alle sue desolanti ricette che del resto stanno accumulando uno spaventoso esplosivo sociale visto  che la situazione sta rapidamente raggiungendo livelli greci: con salari lordi che superano di poco i 3 euro l’ora, una disoccupazione che cresce di giorno in giorno, le mense scolastiche rimaste aperte anche durante il periodo natalizio perché ormai per migliaia di bambini sono l’unica fonte di cibo e un ministro della sanità che pochi giorni fa ha detto che bisogna fare di tutto per non ammalarsi, altrimenti la sanità pubblica salta.

La mossa del presidente serve a buttare acqua sulla piazza e a salvare un minimo di credibilità per un sistema politico che si è letteralmente svenduto. Ma inevitabilmente non può evitare che la mossa abbia il sapore di una riappropriazione di sovranità che la troika vede come il fumo negli occhi ma che non può nemmeno formalmente condannare e su cui non può intervenire. Rosicano a Bruxelles e magari pensano a una lezione a colpi di spread. Qualcuno forse rosica anche a Roma tra una messa col telefonino e una comparsata in tv. Ma non si deve preoccupare: da noi la Corte Costituzionale serve a ben altro.


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