Due ore seduto sul bordo del palcoscenico dell'Auditorium Santa Chiara per firmare pazientemente centinaia di autografi. Una fila paziente composta da ragazzi e ragazze, una mamma con il suo bambino di due mesi. Occhi lucidi, mani tremanti in attesa di stringere quella di Roberto Saviano. Gente comune, emozionata, commossa, e felice di poter parlare e baciare un uomo che è stato privato della sua libertà, l'ospite d'onore del Festival dell'Economia che si è concluso a Trento, domenica sera. Dalle otto della mattina centinaia di giovani, in prevalenza studenti, si sono messi in fila per riuscire ad ascoltare la sua lectio magistralis. “Le mafie che controllano l'economia del paese”, un'analisi lucida e sconvolgente nel denunciare “100 milioni di guadagno all'anno nella gestione economica delle mafie”. Trento si è fermata alle 18 con le piazze del centro invase da migliaia di persone sedute al caldo per ascoltare Saviano sui maxi schermi. Introdotto da Giuseppe Laterza, l'autore di Gomorra (10 milioni di copie vendute in tutto il mondo) ha esordito con parole incontrovertibili: “Trovo inaccettabile che esista un posto come Scampia, un luogo di cui vergognarsi. E lo dico da meridionale”. Un quartiere napoletano degradato, ostaggio della camorra. Dalla camorra a Gomorra, dove il sottotitolo del suo libro, diventato un caso mondiale, dice: “Viaggio nell'impero economico”. Parole che evocano un problema tipicamente italiano. “Le mafie controllano le economie del paese – denuncia Saviano – e tocca anche il Trentino, dove le “infiltrazioni mafiose sono arrivate anche in questa provincia per cercare di entrare nella distribuzione delle mele, attraverso mediatori trentini”. Una denuncia a prova che le mafie non conoscono confini. “Parlare di mafie, significa parlare del motore imprenditoriale economico. Il profitto delle organizzazioni mafiose supera qualunque gruppo industriale – economico, e la cosa più grave è che trae profitto sia dal mercato legale, oltre a quello illegale. Unite insieme. La crisi economica ha messo in crisi anche gli imperi finanziari e le mafie si sono organizzate. I proventi del narcotraffico viene versato negli istituti di credito, nelle banche. Dopo la crisi economica, alla sua ripresa questo denaro servirà a finanziare i gruppi imprenditoriali”. Per più di un'ora Saviano ha parlato senza mai cadere nella retorica, nella facile denuncia da richiamo mediatico, bensì si è soffermato con estrema cura ed attenzione ai meccanismi perversi della nostra debole democrazia, definita “ l'Italia è una democrazia a capitale mafiosa”. Una frase in particolare ha scosso tutta la platea (e le migliaia di persone accalcate nelle piazze di Trento): “Mi dicono di fare bene il mio lavoro in silenzio. Ma il lavoro in silenzio lo fa solo la morte, si dice nelle mie terre!”. Parole di forte impatto che devono far riflettere coloro lo accusano di farsi pubblicità, di dileggiare l'Italia e farne cattiva pubblicità all'estero. “Chi mi accusa di danneggiare il nostro paese, sbaglia. Il silenzio è quello che danneggia. Il vero paese è quello di Falcone, non di Rina. Hanno paura di chi legge, di chi conosce. Bisogna riprendersi l'esistenza. L'omertà di oggi è non voler sapere, non voler conoscere”. Il potere della parola per conoscere, comprendere. Chi non vuole capire e si ostina a non farlo, è certamente Ombretta Colli, senatrice del Pdl, componente della commissione Istruzione e Cultura. Le sue parole sono state: “Ha fatto bene la Rai a mandare in onda la replica del godibilissimo show di Gigi D'Alessio, offrendo serenità ed emozioni in questa domenica pomeriggio. Si sono messi in mostra gli aspetti più belli della meravigliosa città di Napoli. Non come i discorsi di Saviano”. Un'occasione persa per restare in silenzio, Questa volta sì che il silenzio era necessario.
Roberto Rinaldi