Il potere traversale dei Black Block e della massa silenziosa.

Creato il 18 ottobre 2011 da Tnepd

In molte nazioni del mondo ci sono state manifestazioni, cortei e proteste tese ad evidenziare il malcontento della popolazione di fronte allo strapotere del sistema finanziario e bancario, ma sopratutto sensibilizzando i poteri politici per invitarli a prendere una posizione di denuncia e a cercare delle soluzione più vicine ai bisogni della popolazione.

In Italia sappiamo come è andata a finire e sappiamo invece che nel resto del mondo il tutto si è svolto nella maniera più pacifica possibile, Usa esclusa, ma lì vige lo stato di polizia perenne e non ci si meraviglia se in una manifestazione siano intervenuti vari poliziotti dei vari dipartimenti e della FEMA. Da noi invece le forze di pubblica sicurezza hanno avuto il sostegno della maggioranza dei manifestanti che li ha incoraggiati ad intervenire con durezza contro quelle frange estreme che mettevano a ferro e fuoco il centro romano.

La domanda da porsi è: perché a Roma si sono avuti le azioni teppistiche del Black Block e non a Parigi, Madrid, Atene, Londra o New York? Perché proprio qui da noi, nel centro principale della romanità, in senso culturale, e non nel cuore dei disastri finanziari come Londra o New York, oppure meglio ancora per noi europei a Bruxelles?

E’ evidente che azioni teppistiche e distruzioni avrebbero avuto più risalto nelle piazze finanziare del mondo occidentale, ma Roma non è una piazza finanziaria è solo il centro della cultura cristiana occidentale è cioè luogo da cui s’è diffuso in tutto l’occidente la cristianità.

Sono quindi domande che ad ora non hanno risposta certa, ma che fanno pensare. Cosa e chi spinge questo sistema di protesta planetario a compiere azioni complesse ed organizzate in tutto il globo? Chi le finanzia e a che scopo?
E’ possibile credere che un qualche gruppo di cittadini del mondo abbia avuto la forza di coalizzarsi per diffondere questa protesta nell’etere del virtuale come Facebook o Twitter, per poi organizzarla ed applicarla in pratica nelle diverse nazioni del mondo?
Io non ci credo affatto.

Provate a creare una pagina su Facebook e Twitter e mettete la vostra protesta che sia condivisibile, comune e sopratutto che colpisca i vostri lettori nei punti di maggior interesse come la fame, la libertà politica, le necessità di uguaglianza tra i sessi e via dicendo e scoprirete che in un mese al massimo avrete raggiunto solo qualche centinaio di persone, se vi va bene. Allora ci si chiede come sia possibile che alcune organizzazioni come movon.org, Avaaz.org, Occupywallstreet.org e molte altre “ong” (organizzazioni non governative) abbiano avuto nell’arco di qualche mese una così alta adesione e una visibilità pari a certi prodotti commerciali. E’ la stessa cosa che è accaduta con le proteste tunisine, con quelle egiziane e poi con quelle libiche fino ai disordini della Siria. Oppure, nelle varie ex repubbliche sovietiche con le varie rivoluzioni colorate e senza dimenticare Solidarnosc, ma allora i cosiddetti social-network non erano così diffusi. Tutte indistintamente ebbero delle eco mediatiche impressionanti tale addirittura da cambiare la faccia dell’impero sovietico e del medioriente.

In circo 80 paesi, da oriente ad occidente, sabato c’è stata una delle più sentite manifestazioni di protesta; tutti contro degli obbiettivi comuni: lavoro, famiglia, rispetto, e condanna contro i poteri forti, quelli che gestiscono i denari del pianeta, delle grandi organizzazioni economiche e commerciali e contro le mostruose associazioni finanziarie troppo grandi per fallire (too big to fall) e dell’energia che controllano l’intero globo. Tutte manifestazioni condivisibili, ma senza un’alternativa e sopratutto senza idea costruttive, da proporre. Solo proteste, per lo più anche folcloristiche con il risultato di passare da evento di protesta ad evento “mondano”.
E come a Parigi nel 68 il jet-set francese ed europeo sfilava per le vie di Parigi per dimostrare il loro appoggio agli studenti della Sorbona o dell’Ecole de France, nel momento dei parapiglia lasciavano la piazza alle impetuose proteste della sinistra estrema inneggiando alle imprese di questi ragazzi che dalla sponda della rivoluzione del Black-Power americano e dei beatnick propagandavano un nuovo mondo e una nuova società.

In tutto quello che è accaduto a Roma non c’è assolutamente nulla di quanto accaduto in passato, mentre la protesta ordinata e pacifica della maggioranza, benché condivisibile, ha servito su un piatto d’argento il motivo alle frange estreme per legalizzare le nuove misure di sicurezza che andranno messe a punto dal ministero degli Interni su suggerimento dell’ On. Di Pietro la “Legge Reale” del 1975 di Oronzo Reale. Per chi non lo sapesse la Legge Reale era un strumento vessatorio usato negli anni 70 per imporre l’ordine, prevaricando le libertà individuali senza un benché minimo indizio: era sufficiente avere l’eskimo i cappelli lunghi ed i jeans per essere fermati, perquisiti e a volte, se c’era la riluttanza da parte della persona, si veniva arrestati.

A questo punto l’ordine è ristabilito – così si vuol far credere – e quanto s’era guadagnato negli anni passati è stato annullato da qualche centinaio di persone molto ben inquadrate e ben indottrinate.

Ma quali sono le richieste dei contestatori? Di fondo appaiono sempre le stesse da sempre: lavoro, sanità, famiglia, istruzione, tasse, crescita economica-sociale, parità di diritti e migliori trattamenti socio-economici. Le richieste più che legittime perdono di valore quando non siano incanalate in forme degne di essere ascoltate. L’esempio eclatante lo si trova nella patri del liberismo assoluto che sono gli Usa. Lì il movimento Occupy Wall Street si è reso conto che l’1% della popolazione americana detiene il potere economico dell’intera nazione, mentre il rimanente 99% a fatica arriva ad avere una vita dignitosa, spesso relegata in scatole di cartone dai prezzi proibitivi. Il sistema di tassazione infine falcidia quel poco che rimane della paga e la sanità americana, nel momento della necessità, taglia a zero ogni velleità economica-sociale. E’ sufficiente andare da un dentista per una visita di controllo per sentirsi chiedere una cifra non inferiore ai 600/900 USD$. Non c’è scampo e giustamente a questo 99% della popolazione non rimane altro che la protesta, vista la sua incapacità di incidere in maniera profonda sulle decisioni dello stato americano.

Il problema di fondo è che una organizzazione come quella se non controllata, può iniziare a sovvertire l’ordine prestabilito. Warren Buffet – il miliardario portato in palmo di mano da Occupy Wall Street – ha proposto una tassazione “equa” per tutti i ricchi americani, così i contestatori di Occupy Wall Street stanno facendo propaganda a favore dell’Amministrazione Obama che intende approvare il Regolamento Buffet per una tassazione equa in modo che i ricchi paghino il giusto. In poche parole i contestatori chiedono una legge dell’amministrazione che stanno combattendo dato che i componenti di quella amministrazione sono anche gli autori e prosecutori del disastro economico-finanziario.

Appare anche che lo stesso Bill Gates appoggi l’iniziativa di Buffet, ma quello che più salta agli occhi è che questo sistema di tassazione tenderà ancora una volta a colpire (da leggere perché istruttivo) la classe media del paese, mentre non toccherà nessuno dei miliardari visto che la maggior parte delle loro attività sono in paradisi fiscali o delocalizzate in altre nazioni del mondo.

E’ evidente quindi che la grande fetta dei danarosi americani e dei poteri finanziari di Wall Street, così come quelli della City di Londra, abbiano tutto l’interesse di sostenere e di convogliare le proteste canalizzandole in richieste insignificanti per loro, ma ancora una volta gravose per il 99% della popolazione. Appare infatti che Occupy Wall Street sia strettamente legata ad una organizzazione la General Assembly of New York descritta come un comitato centrale della pianificazione ed organizzazione delle proteste e la sua pagina Facebook conferma che non ci sono dubbi sia connesso con Occupy Wall Street ma la chiamata generale della protesta fu organizzata da Adbuster che si descrive come un’associazione “anticonsumismo” che agisce quale rete di artisti, attivisti, scrittori, illusionisti, studenti, educatori ed imprenditori con lo scopo di far avanzare il nuovo movimento di attivisti sociali dell’età dell’informazione e stando ad una ricerca condotta Activistcash appare che i finanziamenti vengano versati dalla madre di tutte le fondazioni liberiste di sinistra la Tides e la Tides Center e che uno dei suoi maggiori benefattori sia il “filantropico” George Soros con alcuni versamenti di svariati milioni di dollari. E’ interessante come un altro giornalista Ron Arnlod abbia tracciato le diverse connessioni finanziarie e filantropiche di Soros.

Tutto questo per capire che e per ammettere che il popolo, così come lo intediamo, non ha mai prodotto nulla di “variabile” e che tutte le riforme attuate sono sempre state funzioni degli interessi degli speculatori e di quelli che nella baraonda vedono una possibilità di aumentare i loro guadagnai.

Triste la conclusione, ma tant’è. Avrei apprezzato di più che Black Block (spesso infiltrati dai servizi) e massa silenziosa si fosse diretta a palazzo Chigi, l’avessero messo a ferro e fuoco, scaraventando dalla finestra tutta quella poltiglia umana che lo abita. Forse ci sarebbe scappato più di qualche morto, ma sicuramente l’indignazione avrebbe prodotto un effetto maggiore e quei politici profittatori si sarebbero resi conto che ogni tanto c’è chi li scaraventa all’aria, ma invece quello che è accaduto è la copia esatta delle manifestazioni che accadevano negli anni 70: solo devastazione fine a se stessa capace solamente di produrre leggi restrittive e coercizione politica e sociale, favorendo ancora le corporazioni economiche e finanziarie.


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