Magazine Diario personale

Il Potlatch Spagnolo

Da Giupy

Io certe volte dico (e scrivo) cose che mi rendono impopolare. Per esempio che i matrimoni non mi piacciono.
“Ma cooooooome Giupy, non ti commuovi a vedere la sposa tutta bianca che va per la navata della chiesa a celebrare il suo sogno d’amore? Non vorresti esserci anche tu un giorno?”
“No. Quando distribuivano i sentimenti io stavo a sgomitare per il cinismo”
Pero’, sono appena stata ad un matrimonio in Spagna (giusto perche’ stare troppo a lungo ferma mi annoio) e mi sono un po’ ricreduta sulle mie convinzioni anti- matrimonio. Per chi di voi non e’ eccessivamente indignato dalla mia mancanza di empatia matrimoniale, la lettura del post vi permettera’ di comprendere sia la mia posizione sull’amore eterno che le mie generiche considerazioni su quant’e’ bella la Spagna.
Il Potlatch Spagnolo
Di solito quando la gente mi chiede perche’ non mi sposo, rispondo che e’ perche’ sto aspettando che in Italia passino i matrimony gay. Mi da’ fastidio che qualcuno abbia meno diritti di me, per cui se non lo fanno loro allora non mi sposo neanch’io. Sono sicura che il governo italiano e tutti gli omofobi prenderanno molto seriamente la mia personale protesta.
Ma, oltre a questa ragione etica, la verita’ e’ che a me i matrimoni non piacciono. Questa mia affermazione non si basa granche’ sulla mia esperienza personale, perche’ io sono andata a pochissimi matrimoni – le mie amiche sono tutte spiantate quanto me e io sto sempre in altri Paesi, cosa che fa di me una pessima parente/amica/conoscente. I matrimoni a cui sono stata non hanno avuto nulla di tragico, anzi in generale mi sono piaciuti abbastanza. Quello che mi da’ fastidio e’ proprio l’istituzione stessa del matrimonio e come la gente la vive.
Qualcuno obiettera’ che sposarsi serve a livello civile, per tutelare il partner etc etc. Per inciso, sarebbe bello se i diritti di una coppia di qualsiasi sesso/razza/religione/genere animale venissero tutelati da una bella unione civile, o dal common law come in Canada, senza bisogno di cerimonia. Pero’ visto che in Italia non e’ cosi’ capisco le motivazioni che spingono molta gente a fare una firmetta in comune. Continuo pero’ a non capire perche’ la gente senta il bisogno di vestirsi come mai si vestirebbe in vita e farsi tirare il riso in faccia per celebrare questa firmetta. 
Il Potlatch Spagnolo I villains sono i miei preferiti..
Io sono una persona tollerante. Posso capire che la gente voglia sposarsi davanti a Dio/Zeus/Il Mostro Volante di Spaghetti. Posso anche capire l’ipocrisia di chi si e’ ripassata intere squadre di calcio e ha gia’ fatto uno stuolo di figli e si sposa in bianco. Posso capire che una pensi di essere bella nell’infilarsi in un vestito meringhiforme e spalmarsi la testa di lacca per tener su un’acconciatura a ferro da stiro. Posso capire che un uomo voglia spendere tremila euro per un vestito a cui verra’ tagliata la cravatta. Posso capire che una coppia voglia passare ogni week end per sei mesi a farsi il corso prematrimoniale e a cucire bomboniere. Posso capire che a certa gente piaccia stare al tavolo tredici ore parlando solo con la vecchia zia sorda seduta di fianco.
Io non anelo queste cose ma la gente e’ LIBERISSIMA di farle. Per quanto mi riguarda, se due persone vogliono celebrare il proprio amore mettendosi degli scolapasta in testa e saltando dalle scogliere come i lemmings hanno solo la mia benedizione.
Il mio problema con tutto questo e’ quando la gente vuole coinvolgere anche ME. Ovvero mi invita a dei matrimoni in cui io devo sorbirmi la messa del prete (e gia’ passo la mia vita a scrivere articoli sul Papa, lasciatemi libera almeno quando non lavoro), devo stare tredici ore al tavolo cercando del cibo vegetariano, devo infilarmi in un vestito passabile e fare le foto sorridendo a comando. E, soprattutto, devo sganciare un sacco di palanche perche’ gente che sicuramente ha piu’ soldi di me (o che perlomeno si puo’ permettere una cerimonia che io non posso permettermi) possa andare in viaggio di nozze in un posto dove molto probabilmente vorrei andare pure io.
(I piu’ scaltri di voi chiederanno a questo punto: ma perche’ ci vai ai matrimoni se questo e’ quello che pensi? E io ribatto: se non hai la scusa che vivi in un altro continente, ci fai bella figura a dire “no al tuo matrimonio non vengo perche’ preferisco stare a casa a guardarmi Breaking Bad mangiando burro di noccioline”? Senza contare che il bon ton vuole che le palanche si scuciano comunque, pure se non ci vai).
Il mio problema con i matrimoni riguarda specialmente l’Italia. Perche’ in America, dalla mia limitata esperienza, mi sembra che il matrimonio sia vissuto in modo individuale, in linea con l’absolute freedom della terra delle aquile. L’anno scorso sono stata ad un matrimonio montanaro tra lama e cosce d’orso, un’amica mi ha raccontato di aver fatto portare le pietanze agli invitati invece di fare il banchetto, un’altra di essersi sposata in Converse e un'altra che non aveva voglia di organizzare la cerimonia ha fatto una cosa ultraprivata solo con se stessa e il marito. Invece in Italia ci sono tutta una serie di rituali imprescindibili che vanno seguiti, se si vogliono evitare inevitabili rotture di balle.Se una coppia salta le bomboniere, ci sara’ sicuramente qualcuno tra gli invitati che si lamentera’ pubblicamente di non aver ricevuto un angioletto macrocefalo in plutonio che porge i confetti. 
Certo che un matrimonio senza vodka e aringhe marinate..
Ho esposto questi pensieri a mia madre, che mi ha passato l’allergia ai matrimoni assieme alle lunghe gambe. “Il matrimonio e’ un po’ un potlatch”, mi ha detto lei. Perche’ in famiglia noi siamo tutti dei cavolo di intellettualoidi che si sentono in dovere di citare Marcel Mauss e Levi-Strauss ad ogni occasione. Pero’ questa spiegazione mi e’ sembrata perfettamente sensata. Il Potlatch e’ una tradizione di alcune popolazioni del Canada e serve un po’ a riassumere l’economia del dono. Una famiglia, per una celebrazione, distribuisce i propri averi ma poi li distrugge; diventa cosi’ soltanto uno sfoggio di opulenza che serve a reiterare il proprio potere. In effetti, il matrimonio e’ lo stesso: celebra uno status sociale piu’ che un’unione affettiva. Che ti amo te lo dimostro ogni giorno, ma nel matrimonio lo dimostro pure a tutti gli altri e gia’ che ci sono dimostro pure la mia posizione sociale; sono figa abbastanza da averci il vestito bianco con gli swaroski e i candelieri d’argento e i fuochi d’artificio e duecento persone tra gli invitati.Tutti i soldi spesi sono irrimediabilmente sperperati. Il mio status e’ celebrato pure dall’ultimo sperpero, il viaggio di nozze a Bali pagato con l’obolo dei miei invitati. Manco a dirlo, per dimostrarsi all’altezza gli invitati dovranno organizzare una cerimonia simile e preferibilmente piu’ sfarzosa per il loro matrimonio e invitare pure me.
So che sembra tragica, ma messo cosi’ per me il matrimonio ha molto piu’ senso. Infatti mi lamentavo di dover andare a questo matrimonio iberico finche’ mia madre con la sua analogia mi ha fatto capire il senso del tutto: ci devo andare per mostrare il mio senso di coesione sociale e la mia posizione sociale. Ho scelto di essere un’outsider perche’ non mi voglio sposare, ma questo non mi esenta dal rispettare le regole sociali della mia comunita’, e quindi dal fare cio’ che e’ richiesto da me. Non e’ colpa degli sposi, e’ un rito sociale che dev’essere rispettato e davanti alle istituzioni delle comunita’ umane chi sono io per ribellarmi? 
Il Potlatch SpagnoloQuel bel pischello di Mauss. Che poi mi ricordero' sempre prima di un esame uno studente che ha chiesto a noialtri studenti: "Ma si pronuncia 'Mauss' tipo "Micky Mauss"?"
La sorpresa pero’ c’e’ stata: il matrimonio spagnolo e’ stato bellissimo.
Credo che sia complice il fatto che il matrimonio arrivava assieme a 5 giorni a Madrid, citta’ che non avevo mai visto. Madrid non ha molti monumenti, a parte il palazzo reale e la cattedrale brutta che gli sta di fianco; pero’ amo l’atmosfera spagnola che mi e’ cosi’ piu’ famigliare degli Stati Uniti, l’architettura da cattolicissima monarchia che contrasta con la gente che ride e si diverte per strada, il vino tinto e i bocadillos con i calamari fritti, la bellazza tragica di Guernica e quel caldo secco avvolgente per cui stare in strada tutta notte e’ consigliato oltre che piacevole.
Ho pensato che la Spagna ha due fondamentali vantaggi rispetto agli Stati Uniti: si puo’ bere per strada e si vive di notte. Boulder ha questo grazioso downtown ma anche questa paranoia antialcolica per cui se ti metti a bere una birra su una panchina ti arrestano; l’alcol si’ ma SOLO negli spazi delimitati dei bar, guai a te altrimenti. E vi assicuro che nulla ti fa sentire piu’ un’alcolista che mettere rhum nella bottiglia della coca cola di nascosto. Poi, essendo io una creature of the night, soffro a vivere in un posto dove la gente si sveglia alle 6 del mattino, lavora fino alle 4, cena e nanna alle 10. Ho una vaga idea del fatto che la mattina esiste perche’ un tempo lavoravo in ufficio, ma ora i miei neuroni iniziano a connettersi solo dopo pranzo; verso le 5 del pomeriggio il mio cervello lavora a pieno regime, momento in cui le cattivissime donne delle pulizie del mio dipartimento americano sfoggiano un atteggiamento aggressivo-passivo e, spegnendo la luce e passandomi l’aspirapolvere sotto i piedi, mi fanno dolcemente capire che devo sciaquarmi dal cazzo.
Non si puo' parlare di Spagna senza citare gli SkaP
La Spagna e’ quindi il posto per me, con le loro cene alle 11 e la vita notturna. E cosi’ e’ stato anche il matrimonio a cui sono andata, che e’ iniziato alle 8 di sera in una villa a Toledo, ed e’ finito alle prime luci dell’alba. La cerimonia e’ stata veloce, i duecento invitati erano festaioli e simpatici, dopo una cena con pesce e gazpacho tutti, sposi compresi, si sono riversati nella pista da ballo scolandosi mohito. E mentre le vecchie zie si lanciavano nelle danze i genitori lasciavano i figli a dormire nelle carrozzine ai lati della pista per farsi bellamente gli alcolici cazzi propri.
Insomma, non e’ stato solo pagare il mio obolo sociale ad un potlatch Europeo. Ho vinto cinque giorni in un auberge espagnol girando per una citta’ che mi e’ piaciuta e passando una nottata a ridere, mangiare, bere e ballare con un sacco di gente simpatica ed interessante. Ho scoperto cosi’ con piacere che i matrimoni possono essere BELLI, e non solo per la nonna che sogna dei nipoti che smettano di vivere nel peccato.
Si e’ insinuata in me l’idea un po’ strisciante che potrei sposarmi pure io un giorno, con una cerimonia del genere. Che mi spiace un po’ aver dato buca a tutti i matrimoni a cui ho dato buca per ragioni di distanza geografica. Ma, speranzosi lettori, non aspettatevi di vedermi infilata in una meringa bianca. Sto ancora progettando mentalmente il matrimonio dei miei sogni e sono indecisa tra la sottile ironia di farlo in tema Game of Thrones oppure il costume di piume di struzzo color arcobaleno, per onorare gli omosessuali che purtroppo hanno meno diritti di me. Una cosa e’ certa: voglio che duri tutta notte e che si possa bere all’aperto. Quasi quasi lo faccio in Spagna. O meglio, a Toledo, dove tradizione vuole che gli sposi taglino la torta con la SPADA.
Il Potlatch Spagnolo Quanto sei saggio Robb.. 

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