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Oggi sento una sorta di pressione mediatica. Vedo post su facebook, leggo anatemi sugli altri blog, sfoglio pagine di giornali pieni di articoli sulla deriva morale. E io sono qua, a scrivere di varie amenità. Su uomini e donne che si sforzano di convivere pacificamente, di piccoli eventi quotidiani che ci rovinano le giornate, di bambini, di cartoni animati, di treni e supermercati. Mi sento inadeguata. Qualcuno mi ha anche chiesto: "Ma non scrivi niente su Berlusconi?"E che cosa potrei mai scrivere che non sia già stato detto o scritto? Ma soprattutto: come preservare intatta la mia ironia e leggerezza? Come mantenere invariata la voglia di vivere?A dire la verità non sono poi molto scandalizzata dalle recenti vicende. Insomma, non vorrei dire la solita frase supponente (che però dà sempre tanta soddisfazione): "Ve l'avevo detto". Sì, perché il fatto che in Italia siamo paurosamente indietro con le pari opportunità, il fatto che non si possa circolare con i passeggini, il fatto che non si possa cambiare un bambino in un bar o in un ristorante, il fatto che i padri non abbiano cinque mesi di congedo obbligatorio di paternità, il fatto che la gente mi guarda male se regalo una cucina Ikea a mio figlio, alla fine, tutti questi fatti, portano a questo risultato. E qual è questo risultato? Che un uomo di potere ultrasettantenne possa intrattenersi con delle giovani donne (che ne ricavano lauti compensi), senza perdere il gradimento nei sondaggi. Perché in fondo è un maschio e gli piacciono le femmine. Che ci può fare? Anzi, cosa sarà mai tutto questo clamore attorno al mito del fascino latino? Sì, vabbè, magari avrà commesso qualche leggerezza, perché in fondo, il maschio latino è sempre un po' ingenuo. E anche molto creativo e fantasioso. Per quello gli è scappato di far passare una ragazza marocchina per la nipote di Mubarak. Se gli italiani non fossero fantasiosi, non potremmo avere un'intera economia basata sull'export del made in Italy. Di giustificazioni se ne possono trovare mille. E sono tutte dettate dalla nostra cultura. La stessa che poi, nelle ricerche, ci dice che più del 70% delle donne, dopo il lavoro, svolgono i lavori domestici, cucinano e stirano, mentre gli uomini no. La stessa cultura per la quale è figo organizzare un evento sulle automobili e farcirlo di ragazze seminude. Possibilmente distese sui cofani di quelle macchine. Per esempio. Insomma, tutto quello che ho scritto finora su questo blog, porta alla conclusione che vediamo oggi in tutti i telegiornali (compreso quello di Minzolini, che giustamente non si sottrae alla legge del gossip), e che leggiamo dappertutto, online e offline.E che dire poi di Ruby e le altre? L'ho scritto in un commento sul blog di Stefania: sono rimasta colpita dai discorsi intercettati di una di queste ragazze. Stava parlando con la Minetti, l'ex igienista dentale del Premier, ora consigliere regionale della Lombardia, e si lamentava della sua situazione di precariato. Diceva che era stufa di aspettare, che non poteva mica rischiare di ritrovarsi senza niente in mano ed essere costretta a cercarsi un lavoro da 1000 euro al mese come tutti i suoi coetanei. No, la prospettiva la terrorizzava. Voleva un tornaconto concreto da Berlusconi. Voleva sistemarsi, insomma. Questo particolare della faccenda, questa conversazione surreale, mi ha fatto ridere. E mi ha fatto anche riflettere. Perché pensate a quanti sacrifici avete fatto per arrivare dove siete adesso, a tutti gli anni sui libri, alle interrogazioni a scuola, agli esami all'università, e poi ai colloqui di lavoro (e soprattutto alle risposte all'invio dei vostri curricula: "Siamo spiacenti di comunicarle che..."), agli stage non retribuiti, ai contratti a progetto senza ferie, senza malattia, ma con "obbligo" di orario fisso (almeno dieci ore), agli stipendi pagati poco, pagati in ritardo, non pagati, ai colleghi maschi che invece andavano avanti, ai capi che vi strizzavano l'occhio e a cui non avete mai risposto. Ecco, pensate a tutto questo e poi pensate a Ruby, diciotto anni appena compiuti, ma anche a Patrizia D'Addario, o alla Minetti stessa, o pure alla vostra ex collega che ottiene una promozione perché l'ha data al suo capo, o a tutte quelle donne che si barattano per andare avanti, per fare carriera, per arrivare dove voi non arriverete mai. Che effetto vi fa? A me un'invidia pazzesca, giuro. Nei momenti di stanchezza mi ritrovo a pensare: "Se solo avessi due gambe come quelle di Ruby, i suoi capelli. Chissà dove sarei adesso. Siccome sono anche abbastanza stronza, sicuramente molto in alto." Ma poi leggo quell'intercettazione sulla precarietà e mi ravvedo. Ormai l'offerta ha superato la domanda. La "via più facile" non è più tanto facile. È diventata stretta quella via, e piena di concorrenti agguerritissime. Tipo il concorso di Miss Italia, o il casting per scegliere due veline su 500.000 candidate. Lele Mora non ha più spazio nella sua agenda ormai. Pensate che sfiga: oggi una donna non può più nemmeno prostituirsi in pace per ottenere quello che le pare, perché il sistema è talmente saturo di questi meccanismi, che quella donna rischia di rimanere pure disoccupata e col reale rischio di dover mandare il curriculum alle agenzie interinali. Solo in pochissime ce la fanno, per tutte le altre c'è lo stesso nostro destino: il precariato, l'incertezza, l'incognita del futuro. Ma almeno, mi consolo io, non avrò dovuto darla a un settantenne. Che non è poco.