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Il predominio delle ipotesi sui fatti

Creato il 03 febbraio 2012 da Pim

Il predominio delle ipotesi suui fatti<< Ecco, l’avevo detto io >>. Espressione che cala dall’alto come un giudizio universale in sedicesimo, pronunciata di solito con aria soddisfatta, soprattutto quando avvera un’impressione negativa. << Lo sapevo io, eheh… >>. La sindrome del profeta, mi verrebbe da chiamare questa capacità di preveggenza il più delle volte presunta – oltre che irritante.

Si cade spesso in una trappola: quella di non mettere in discussione i propri convincimenti, non tener conto dei dati di realtà che potrebbero invalidarli. Facciamo fatica a liberarci dai preconcetti che ostacolano la comprensione di ciò che accade. Citando Popper (che fa sempre figo), i problemi derivano dal prevalere della tendenza verificazionista su quella falsificazionista. Quando abbracciamo un’ipotesi, creiamo intorno ad essa una specie di cintura protettiva volta a difenderla da tutto ciò che potrebbe disconfermarla. Invece di fare come gli investigatori, i quali intraprendono un percorso logico che comincia con il riscontro delle prove cui segue la controdeduzione, lasciamo che l’iniziale propensione finisca col prevalere anche nelle conclusioni. È a questo meccanismo che si fa riferimento quando si parla di predominio delle ipotesi sui fatti.

Pascoliamo nella pigrizia psichica, affermava Giacomo Dacquino in un suo libro. In effetti, tutti noi manifestiamo una sorta d’inerzia nel riesaminare un’idea, soprattutto quando si tratta di rivedere un’opinione o correggere un giudizio già dato. Tale inclinazione alla perseveranza dimostra che non siamo esseri così tanto razionali. Distorsione cognitiva, viene definita elegantemente. Ignoro del tutto quali meccanismi neuropsicologici sottenda (c’entra il solito lobo limbico?), però so che ne parlava già Bacone: “Quando l’intelletto abbia adottato un’opinione, questa riconduce a sé, a sostegno e conferma, ogni altra cosa”. In altre parole: una volta che ci siamo fatti un’idea mettiamo in atto manovre cognitive capaci di sostenerla e, al contempo, fabbrichiamo alacremente prove in grado di contraddirla. Ogni evento avverso al nostro convincimento viene rielaborato in misura tale da diventare compatibile con esso. Una strategia di manipolazione dei fatti che arriva a sfiorare la perversione. I risvolti possono infatti essere drammatici.

Come scriveva Prezzolini in L’arte di persuadere: “Una persona che ha già in mente come devono essere andate le cose, crederà più alla bugia che gli dà ragione che alla verità che gli dà torto”. Jago lo sapeva fin troppo bene.


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