In Italia, i Giudici, i Pubblici Ministeri, i Prefetti non vanno toccati neppure se colti sul fatto mentre rubano, ma non devono commettere l’errore di dire la verità, perché in quel caso possono perdere il posto.
E così il Prefetto di Perugia, Antonio Reppucci, verrà rimosso per aver detto una cosa talmente vera da risultar banale, e cioè che “se una mamma non si accorge che il figlio si droga è una mamma fallita e si deve solo suicidare”.
E’ ovvio che la frase è provocatoria e serve a sottolineare che i genitori non devono mai, in nessun caso, abdicare dal loro ruolo e non possono di certo incolpare altri (la scuola, o, come si diceva una volta, “la società”) per i fallimenti educativi dei figli che rimangono sempre, e soltanto, imputabili alla famiglia.
La frase, magari potrà risultare “politicamente scorretta”, ma non fa una grinza, come può infatti un genitore, ed una mamma in particolare “non accorgersi” che il figlio ha imboccato il tunnel della droga? Come può, davanti ad un fatto simile “chiamarsi fuori” e non porsi la fatidica domanda: dove ho sbagliato?
Naturalmente le famiglie colpite dal dramma della droga vanno aiutate e non criminalizzate, ma che c’entra questo con gli errori nella formazione educativa dei figli? E’ ovvio che lo Stato deve creare le strutture necessarie a fornire un supporto ad un problema “sociale” come quello della droga, questo, però, non cancella affatto le responsabilità “personali” ed in particolare le dolose carenze genitoriali.
Ma l’Italia è il Paese in cui le colpe sono sempre collettive, dove la responsabilità non è mai individuale, insomma soltanto qui poteva nascere il cattocomunismo che ci ha portato a questo punto e che governa ed impera tutt’ora.
Ed allora veniamo informati che il nostro Premier, Matteo Renzi, sentendo questa dichiarazione, “si infuria”.
Infuriarsi per questo?
Sarebbero ben altri i motivi per cui il nostro Premier avrebbe ben donde di imbestialirsi.
Sta guidando un Paese allo sbando con milioni di persone che non ce la fanno più, un Paese in buona parte in mano alla criminalità organizzata, un Paese in cui la legalità è un’optional, in cui i soldi pubblici sono continuamente sperperati … non sono questi motivi ben più importanti per “essere infuriato” che non la frase di un prefetto?
Ma non basta, ecco che il Ministro dell’Interno, fino a ieri stampella del Presidente del Consiglio ed oggi, dopo il responso elettorale, diventato il suo scendiletto, che annuncia provvedimenti durissimi nei confronti del Prefetto di Perugia.
E visto che al peggio non c’è mai fine arriva anche la Procuratore della Repubblica di Perugia, “facente funzioni”, cioè una “per il momento messa lì”, e che quindi aspira ad avere quel posto in pianta stabile, tale Antonella Duchini, che prende immediatamente le distanze dalle dichiarazioni del Prefetto arrivando ad accusarlo persino di una “ingiustificata discriminazione di genere”.
Verrebbe da chiosare, anche per questo caso, che la cosa è grave ma non è seria.
Andiamo avanti con queste pantomime, proseguiamo pure con il “volemose bene”, siamo tutti una grande famiglia, ecc. ecc. e la situazione del nostro Paese non potrà che peggiorare. Vogliamo, una volta almeno, renderci conto che “una comunità” non è altro che la somma di tante individualità? E che ognuno deve assumersi le proprie responsabilità senza nascondersi perennemente dietro al “sociale”?
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro