Non è che ce l’abbiamo su con Matteo Renzi, così, tanto perché non sappiamo cosa fare o per partito preso. Il ragazzotto di Firenze può essere più o meno simpatico, può più o meno piacere, de gustibus, ma poi va da se che non si giudica un politico col metro della simpatia e dell’appeal, ma per quello che dice e soprattutto per quello che poi dovrebbe mettere in pratica. Detto questo, a noi, comunque, Matteo Renzi non è mai piaciuto un gran chè e, ad onor del vero, ci sta pure sulle palle, e non poco. Un pò per quel suo fare da “venditore di pentole”, ma soprattutto per il fatidico bacio di Giuda di quell’“Enrico stai sereno” che lo portò dritto, dritto a Palazzo Chigi senza passare per il consenso degli elettori. Consenso che fino ad oggi è solo mediatico, dacchè è onnipresente sui mass media con stuoli di lacchè sempre pronti all’applauso a richiesta, e non è espressione della sovranità popolare. Il fatto, poi, di essere passati prima per le elezioni europee e adesso per le consultazioni regionali, non lo legittima affatto alla guida del governo, specie se questa “guida” - in stato di onnipotenza - porta il Paese a schiantarsi contro un muro. Tutt’altra cosa sono, infatti, le elezioni politiche. Comunque, a parte questo dettaglio non certo trascurabile che ha fatto assurgere alle nostre cronache l’ex sindaco di Firenze con l’appellativo de “il premier senza voto”, la cosa che non riusciamo proprio a mandar giù è il fatto che è salito al governo con lo spot di “la svolta buona” e “l’Italia cambia verso” quando poi ha lasciato tutto così com’era o peggio di prima. Da lui, dal “rottamatore”, giovane, brillante, energico, dalla lingua sciolta e di sinistra(!?), ci si aspettava un vero e proprio cambiamento, un’inversione di marcia, un restyling più di sostanza che di facciata. Ad esempio un ridimensionamento di stipendi e pensioni d’oro a favore di stipendi e pensioni da fame, una più equa ripartizione della ricchezza nazionale, un fisco più giusto che facesse pagare anche coloro che campano e che si arricchiscono sulle spalle dei “soliti fessi”, la certezza della pena per chi delinque ed un vera riforma della classe dirigente di questo Paese che è la vera causa di tutti i nostri mali! Purtroppo non è andata e non sta andando così. E siccome le bugie hanno le gambe corte, “il premier senza voto” inizia vistosamente a zoppicare.
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Non è che ce l’abbiamo su con Matteo Renzi, così, tanto perché non sappiamo cosa fare o per partito preso. Il ragazzotto di Firenze può essere più o meno simpatico, può più o meno piacere, de gustibus, ma poi va da se che non si giudica un politico col metro della simpatia e dell’appeal, ma per quello che dice e soprattutto per quello che poi dovrebbe mettere in pratica. Detto questo, a noi, comunque, Matteo Renzi non è mai piaciuto un gran chè e, ad onor del vero, ci sta pure sulle palle, e non poco. Un pò per quel suo fare da “venditore di pentole”, ma soprattutto per il fatidico bacio di Giuda di quell’“Enrico stai sereno” che lo portò dritto, dritto a Palazzo Chigi senza passare per il consenso degli elettori. Consenso che fino ad oggi è solo mediatico, dacchè è onnipresente sui mass media con stuoli di lacchè sempre pronti all’applauso a richiesta, e non è espressione della sovranità popolare. Il fatto, poi, di essere passati prima per le elezioni europee e adesso per le consultazioni regionali, non lo legittima affatto alla guida del governo, specie se questa “guida” - in stato di onnipotenza - porta il Paese a schiantarsi contro un muro. Tutt’altra cosa sono, infatti, le elezioni politiche. Comunque, a parte questo dettaglio non certo trascurabile che ha fatto assurgere alle nostre cronache l’ex sindaco di Firenze con l’appellativo de “il premier senza voto”, la cosa che non riusciamo proprio a mandar giù è il fatto che è salito al governo con lo spot di “la svolta buona” e “l’Italia cambia verso” quando poi ha lasciato tutto così com’era o peggio di prima. Da lui, dal “rottamatore”, giovane, brillante, energico, dalla lingua sciolta e di sinistra(!?), ci si aspettava un vero e proprio cambiamento, un’inversione di marcia, un restyling più di sostanza che di facciata. Ad esempio un ridimensionamento di stipendi e pensioni d’oro a favore di stipendi e pensioni da fame, una più equa ripartizione della ricchezza nazionale, un fisco più giusto che facesse pagare anche coloro che campano e che si arricchiscono sulle spalle dei “soliti fessi”, la certezza della pena per chi delinque ed un vera riforma della classe dirigente di questo Paese che è la vera causa di tutti i nostri mali! Purtroppo non è andata e non sta andando così. E siccome le bugie hanno le gambe corte, “il premier senza voto” inizia vistosamente a zoppicare.
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