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Il Presidente del Cile: votare No al referendum fu giusto. La democrazia, una conquista di tutta la società

Da Rottasudovest
Arrivato quasi al termine del suo mandato, il presidente cileno Sebastián Piñera sembra essere impegnato a dare un altro volto, più umano e più democratico al centrodestra, ancora incapace di fare i conti con le proprie responsabilità nella dittatura militare. In occasione del 40° anniversario dal golpe di Augusto Pinochet, ha parlato delle responsabilità di chi poteva intervenire in difesa dei diritti umani, dai propri posti di potere, fossero i giudici o i media, e non lo ha fatto. In occasione del 25° anniversario dal referendum per continuare la dittatura e dalla vittoria del No, Piñera, che ha ribadito di aver votato No, ha rilasciato un'intervista al quotidiano La Tercera, che sta agitando l'establishment conservatore cileno. Tra le altre ragioni, perché mette in difficoltà la candidata presidenziale Evelyn Matthei, che risulta adesso molto più a destra di lui. In visita ufficiale nel Sud-Est asiatico, il Presidente non ha partecipato alle celebrazioni per la vittoria del No, ma ha voluto ricordare che la conquista della democrazia, dopo il referendum, è stato un impegno e un successo di tutta la società cilena, non solo di quella progressista. E nell'analisi degli anni che portarono al golpe, Piñera distribuisce responsabilità: "Tutti i settori politici hanno punti forti e punti deboli. Anche la sinistra ha punti deboli: ha incorporato la violenza come strumento della lotta politica nel nostro Paese, ha disprezzato la democrazia che avevamo allora al dire che non aveva alcun valore e bisognava distruggerla con le pallottole o con i voti; ha partecipato a un governo che finì in una grave crisi politica, economica, sociale e morale e che pretendeva portare il Cile verso una società di ispirazione marxista, che non era quello che la maggioranza dei cileni voleva e, molto meno, interpretava l'anima del nostro Paese. Anche il centrodestra ha debolezze nelle sue posizioni. Nessuno è perfetto, tutto abbiamo cose fatte bene ed errori e il centrodestra ha una debolezza, perché, come ho detto, penso che molte cose successe durante il Governo militare non sarebbero mai dovute succedere, in particolare la privazione della libertà e le gravi violazioni dei diritti umani". Il presidente torna a parlare dei complici passivi della dittatura, identificandoli in chi "ebbe l'informazione o avrebbe dovuto averla e non fece quello che avrebbe dovuto per evitare queste violazioni dei diritti umani". Tra questi, la Corte Suprema, che "non fu all'altezza delle circostanze" e i mezzi di comunicazione, "perché molti di loro non indagarono con sufficiente rigore né informarono con sufficiente veridicità". 25 anni fa ci fu il trionfo del No al referendum sulla continuità del Governo militare di Augusto Pinochet; c'è un bel film di Pablo Larrain, No, con Gael Garcia Bernal, che racconta quei giorni e come la campagna referendaria dell'opposizione, che puntò tutto sull'allegria per la fine della dittatura, e non sulla rabbia per i suoi crimini, si trasformò in un successo del centrosinistra e contribuì non poco al suo trionfo (si trova anche su Internet, in italiano). Al celebrare l'anniversario da lontano, il Presidente ricorda che "aver votato No fu una buona decisione e penso che oggi ci sia ancora più gente che pensa che votare No fu la decisione corretta. Inoltre da quel giorno tutti i settori del nostro Paese diedero un enorme e coraggioso contributo alla transizione verso la democrazia, che fu esemplare, dato che normalmente le transizioni dai regimi militari ai democratici si producono nel pieno di crisi politiche, caos economico, violenza sociale. Nel Cile non fu così. Perché questa transizione fu il frutto di un grande accordo, in cui, salvo settori molto piccoli, l'immensa maggioranza si impegnò, mostrando grandi quote di saggezza, di grandezza e di patriottismo. Il Cile fece una transizione considerata esemplare nel mondo. E sottolineo che il Governo militare rispettò la sua stessa istituzione". Forse un po' tardi, commenta La Tercera. E il presidente risponde: "Credo sia importante riconoscere e sottolineare che il Governo militare rispettò la decisione presa dal popolo e consegno il potere al Presidente scelto dai cileni, Patricio Aylwin."

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