Il presidente Napolitano a Catania, applausi e contestazione

Creato il 03 marzo 2014 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

di Erika Pinieri

Diciamolo con franchezza. Al di là del cerimoniale e degli onori riservati, come da protocollo, al Capo dello Stato, la visita a Catania di Giorgio Napolitano è stata tutt’altro che un gioioso  bagno di folla. Dalla Golden Suite con vista mozzafiato sul mare, di un noto albergo della costa di Aci castello, dove ha soggiornato accompagnato dalla moglie Clio, il Presidente forse si aspettava una Catania in festa per il suo arrivo in città. Il soggiorno da Mille e Una notte del resto era iniziato con tanto di cena esclusiva a base di delizie  della tradizione siciliana. Per la cena, offerta dal sindaco Enzo Bianco, richiamato addirittura il pluridecorato Pino Cuttaia, tra i più rinomati chef siciliani che si è occupato personalmente della scelta e della preparazione del menù. Stuzzicherie e prelibatezze di ogni tipo, alcune addirittura con tanto di medaglie. Citiamo, giusto per rendere l’idea, l’antipasto “Nuvola di caprese”, una creazione di Cuttaia, che si è aggiudicata il Premio Pommery Piatto dell’anno per la Guida dell’Espresso 2014. Insomma un’accoglienza in controtendenza rispetto a quella che lo avrebbe atteso da lì a dopo, quando il Presidente si è trovato davanti una città arrabbiata, con il sangue agli occhi per la mancanza di lavoro e di futuro. E mentre il  servizio d’ordine si prodigava in un portentoso cordone di protezione ( i cieli  sorvolati da elicotteri e a terra la sicurezza era garantita dal servizio scorte costretto, pare, a 16 ore di servizio in più..) in Via Etnea, nel cuore di Catania, si agitava sempre più numerosa l’onda della protesta. In strada categorie di lavoratori, associazioni, studenti, giovani, pensionati e cittadini. Centinaia tra uomini e donne di tutte le età e le estrazioni sociali. Lontano da quella corposa e civile protesta il Presidente  stringeva le  mani ( poche per la verità) e accarezzava le testoline dei bambini delle scuole, giunti a colorare Piazza Duomo di bandierine tricolori. Più in là, tenuti a debita distanza, i tamburi, gli slogan, i fantocci agitati contro il capo dello Stato, reo , secondo tutti, di avere favorito la politica di austerity che ha affamato il Paese e perpetrato la sudditanza dell’Italia ai voleri dell’Europa. Contro il Capo dello Stato anche gli esponenti di Rifondazione-Catania bene comune, del Movimento 5 stelle e gli aderenti al movimento dei Forconi. Catania in piazza per dire NO ai poteri forti, alle lobby, alle banche, ai privilegi e a quella politica di palazzo, lontana anni luce dal Paese reale. In strada anche i rappresentanti e i lavoratori di molte aziende in crisi. Dai lavoratori della Micron, agli ex dell’Aligrup e persino gli artisti e il coro del Teatro Bellini, vittima di tagli, che al passaggio di Napolitano per raggiungere la cattedrale hanno intonato per protesta il “Va’ pensiero”. Insomma  una  visita istituzionale scandita dal malessere.  E se si valuta che anche all’ex Monastero dei Benedettini, oggi sede di Facoltà Universitarie, c’erano contestazioni già qualche ora prima del suo arrivo, non deve essere stata esattamente una visita piacevole. “Perchè inaugurare di nuovo l’anno accademico partito l11 ottobre?” Si sono chiesti gli studenti in forte dissenso anche con la politica dei lustrini che, per l’occasione, ha visto ripulita sia la città che gli stessi corridoi e le aule dei Benedettini. Altra “chicca” l’impossibilità per i giornalisti di vederlo e fare domande. Nell’aula magna lo attendevano autorità e pochissimi ospiti tra i docenti scelti. Gli altri, giornalisti compresi, hanno potuto assistere solo dai maxischermi posizionati in altre stanze. Il protocollo, evidentemente, non prevedeva domande. Già, non le prevedeva.



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