Il Presidente "oscura" Allegri. Lo show è tutto suo e "l'attrazione" a vita Ronaldinho

Creato il 21 luglio 2010 da Mariellacaruso

C’è quello con “la faccia da star del cinema” (sicuramente muto) come Massimiliano Allegri al quale non viene concesso di pronunciare una parola. C’è quello “molto bello” come Mario Yepes “e bisogna guardare anche a quello” perché “alla fine in campo vanno undici uomini in mutande”. C’è quello che “è sempre stato un vecchio pallino” come Marco Amelia e pure quello che “ha fermato Messi ai Mondiali” e che ha un nome difficile, Sokratis Papastathopoulos, sul quale è facile incespicare (ed è così che capita). Ma soprattutto c’è lui, il Presidente che torna dopo tre anni al primo giorno di scuola rossonero e, tra le contestazioni dei tifosi che lo considerano ‘invisibile’ (ma è “il personale di sicurezza – ha spiegato con compiaciuto dolore - che ha insistito perché non andassi più allo stadio e mi sono dovuto privare anche di questo piacere dopo il tentativo di uccidermi”) come al solito ruba la scena a chiunque gli sta vicino… costringendo l’ufficio stampa rossonero a correre ai ripari con un’altra conferenza di presentazione appositamente organizzata per il nuovo tecnico in programma oggi.
Il resto, come nelle abitudini di Silvio Berlusconi, è show. Compreso di ‘attrazione’ dal suggestivo nome: Ronaldinho. Il campione che resterà “anzi – ha spiegato Silvio Berlusconi - rinnoverà il contratto e resterà con noi finché non smette di giocare”. Appunto “la migliore attrazione del Milan”, trasformato in una specie di parco giochi che, ultimamente, però stenta a fare divertire i tifosi per mancanza di competitività. Non la pensa così, ovviamente, Berlusconi. Arrivato in elicottero con il tifoso milanista, nonché ministro degli Interni, Roberto Maroni, prende posto al centro del tavolo delle conferenze tra Allegri e Galliani, il fido portatore di cifre, che il Presidente snocciola come d’abitudine. “La rosa? E’ adeguata per competere con chiunque – ha detto -. Mercato al risparmio? Negli ultimi sette anni sono stati immessi 461 milioni di euro, oltre 60 all'anno. Faccio fatica a trattenere i miei figli dall'intenzione di interdirmi. La mia famiglia ha messo quasi 1,1 miliardi di euro in 25 anni che siamo qui”. E, per il momento, il Presidente, spiega, di essere “costretto” a rimanere al timone. “So che prima o poi bisognerà passare la mano – ha spiegato sornione -. Non mi sottrarrei se si presentasse qualcuno con la mia stessa passione disposto a mettere gli stessi capitali. Però siccome non si è presentato nessuno mi vedo costretto a essere responsabile delle sorti di questa grande squadra”.
Una responsabilità tout-cort visto che il Presidente chiede la ‘luna’ al nuovo allenatore (“Vincere in tutte le competizioni in cui si trova impegnato”), vuole un Milan offensivo (“Le vittorie si raggiungono attraverso un gioco spettacolare che faccia godere tutti gli amanti del calcio”), detta le regole (“Con Allegri sono stato chiarissimo: il Milan vuole vincere, per vincere bisogna fare gol, per tirare in porta bisogna essere lì, nei pressi della porta”) e pure la formazione: “Non voglio vedere una punta da sola in avanti, le punte sono due”. E per farsi capire dal nuovo arrivato non lesina critiche a Leonardo: “Vedere Pato sulla destra che doveva saltare 3 o 4 avversari prima di arrivare in porta e Huntelaar a 50 metri dalla porta mi dava una certa fitta al cuore...".
Fitte che, adesso, vorrebbe evitare. Senza far piangere il portafogli e lo spogliatoio nel quale Ibrahimovic non sarebbe gradito: “Sono importanti le caratteristiche della persona, Ibra è un grande campione ma non so fino a che punto starebbe bene nello spogliatoio”. Anche se, Ronaldinho a parte (“E’ un po’ grasso – ammette a margine – ma chi non si lascia andare d’estate”), non esistono incedibili: “Gattuso? Sarei felice se restasse ma nessuno deve restare qui controvoglia”.
(Pubblicato il 21 luglio 2010 su Epolis Milano)

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