Il primo – devo ammetterlo – sono io. In politica come in amore e in guerra, bisogna essere un po’ San Tommaso: non credere finché non si vede il miracolo. E del resto, come ci insegnano fin dalla scuola: verba volant, scripta manent. Berlusconi dovrebbe saperlo meglio degli altri, visto che essere imprenditore comporta soprattutto che gli accordi stipulati siano scritti.
Ciò detto, credo che il Cavaliere abbia un po’ esagerato con la storia di un presunto accordo tra Fini e la magistratura per non far passare la riforma della giustizia e proteggere il Presidente della Camera da eventuali accuse penali. Soprattutto ha esagerato quando ha sostenuto che ha le prove inconfutabili di questo accordo. È chiaro infatti che l’affermazione ha creato in molti oppositori e alleati politici aspettative maligne e maliziose, consapevoli che non potranno essere mai soddisfatte. E questo nonostante il Premier abbia affermato che può vantare la testimonianza di un giudice che ha assistito al suggello del «patto scellerato».
Sarà vero? Non possiamo saperlo, finché il giudice rimarrà anonimo e finché – uscito dall’anonimato – confermerà le parole del Premier. Intanto, il risultato di questa azzardata uscita berlusconiana è solo uno: lo sbugiardamento delle sue parole. Il primo è quello di Fini:
Anche oggi, e per l’ennesima volta, il presidente del Consiglio ha detto di avere le prove di un patto scellerato che avrei sottoscritto con la magistratura per impedire le riforme della giustizia. Lo sfido a dimostrare quel che dice: dica il nome del magistrato che glielo avrebbe detto, e fornisca le prove a sostegno delle sue parole: se non risponderà, cosa di cui sono certo, gli italiani avranno la prova che non sa cosa significhi la parola vergogna
Non sono certo dalla parte di Fini, e di lui mi fido ben poco, vista la facilità con la quale ha tradito la destra e l’alleanza storica e umana con Berlusconi. Ma è chiaro che nelle sue parole c’è comunque un fondo di ragionevolezza quando chiede al Premier di dimostrare con i fatti (e non solo con le parole) quel che dice. Non potrebbe essere altrimenti: ognuno di noi, se viene accusato di qualcosa, chiede all’accusatore di dimostrare la fondatezza delle sue accuse. Altrimenti è chiaro che si tratta di bugia, calunnia e diffamazione. Lo stesso Berlusconi, del resto, quando parla dei suoi processi, afferma che i PM non hanno nulla in mano e che devono dimostrare le loro accuse. Se questo è un assunto vero, perché la regola dovrebbe essere diversa quando è Berlusconi ad accusare?
Al coro delle polemiche politiche si aggiungono quelle prevedibili dei togati che respingono le accuse al mittente. In altre parole, un’altra sbugiardata che non fa certo bene al centrodestra e al Cavaliere, il quale, seppur comprensibilmente ha il dente avvelenato per gli attacchi concentrici di un asse magistratura-politica, dovrebbe avere un atteggiamento un po’ più posato, ed evitare bordate che potrebbero trasformarsi in boomerang nei suoi confronti e nei confronti dei candidati alle amministrative. Il suo atteggiamento potrebbe essere scambiato come la manifestazione inequivocabile di una arteriosclerosi politica che sappiamo è la speranza di molti e l’auspicio di tanti.
Dunque, a conti fatti, vestendo i panni dei San Tommaso, che in politica non guasta, attendiamo ora con trepidazione che il Cavaliere faccia il nome del giudice che avrebbe assistito al suggellamento del patto per capire se effettivamente questo patto esista, oppure è solo un’arma non proprio astuta della campagna elettorale in corso. Certo è che se fosse vero, allora per Fini e certi magistrati sarebbe l’affondo definitivo. La madre di tutti i conti finali.
Autore: Il Jester » Articoli 1379 | Commenti: 2235
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