Il prete di Lerici e l'attacco alla Chiesa

Due parole sul caso del parroco di Lerici le voglio spendere anch’io, non tanto per unirmi al fiume di inchiostro (o all’infinito ticchettio delle tastiere) che si sta sprecando in queste ore sul caso, quanto per fare delle considerazioni da cattolico dotato di senso critico. Sembra quasi che ci sia la ricerca spasmodica dello scandalo per attaccare la Chiesa. Intendiamoci: la Chiesa è attaccabilissima, ha commesso e continua a commettere errori imperdonabili in ogni campo. Non vedo quindi la necessità di utilizzare l’uscita di un idiota frustrato, che evidentemente parla per sé e non certo a nome della Chiesa, per attaccare quest’ultima. Questo imbecille di prete ha dato voce ad un comune modo di pensare che appartiene più al genere maschile in senso lato che alla Chiesa. Si critichi allora la mentalità, si parli di un problema culturale italiano, si ragioni sul comportamento atavico di tanti maschi latini, ma si eviti intelligentemente di far polemica sulla stupidità di una persona che indossa indegnamente l’abito talare.

La Chiesa è la più grande organizzazione umana esistente al mondo ed è inevitabile che racchiuda in sé sia il bene che il male. Se si vuole attaccarla ci sono argomenti inoppugnabili, se si vogliono delle risposte di domande ce ne sono. Sono tanti i comportamenti e le posizioni della Chiesa che possano essere messe in discussione, sulle quali si possa polemizzare, dibattere, discutere. Non il prete di Lerici. Egli è un uomo inutile del quale abbiamo sentito parlare grazie alla dimostrazione lampante della sua idiozia. Purtroppo non sentiamo, invece, parlare dell’opera sociale, silenziosa e costante, che tanti preti fanno quotidianamente, opera che andrebbe apprezzata sia dai cattolici che dai laici perché è opera per l’uomo. Sui giornali vanno soltanto gli imbecilli come questo. Innescare polemiche contro la Chiesa utilizzando questo brutto episodio denota o malafede o lo stesso livello intellettuale del prete di Lerici.

Luca Craia