Il prezzo della liberta'

Creato il 24 novembre 2012 da Bagaidecomm @BagaideComm
Quando il Bagai de Comm si muove, non è mai una cosa banale. E così è stato anche martedì 20 Novembre, quando, in trasferta a Torino, abbiamo avuto il piacere di visitare il Museo del Carcere “Le Nuove”. Lascio ad altri, sicuramente più bravi di me, l’onere e l’onore di occuparsi degli aspetti storico e culturale (cercare di competere in questo ambito con il Nostro Jacopo Borghi è un po’ troppo). Vorrei invece concentrarmi sul tema della libertà. Tema al tempo stesso affascinante e difficile, in quanto il rischio di cadere nella banalità è altissimo. Durante la Seconda Guerra Mondiale il carcere, che dall’alto dei suoi 140 anni ha molto da raccontarci, ha visto prigionieri tutti coloro che si opponevano al regime. La visita guidata si concentra proprio su quella zona della struttura, il “Primo Braccio”, in cui, oltre alla sezione femminile, venivano rinchiusi i condannati a morte.E questa è secondo me la cosa che più merita di essere sottolineata: noi abbiamo il dovere di ricordare tutti coloro che hanno pagato con la vita la difesa di quegli ideali che molti danno per scontanti e che altri bistratto. Sono iperconvinto che, se tutti quei valorosi uomini potessero ancora parlare, nessuno di loro direbbe che il sacrificio è stato vano e che non sarebbe disposti a rifare le stesse identiche scelte. Ma va comunque tenuto presente che il modo migliore per onorare la loro memoria non sta tanto nel recarsi in visita in quei luoghi (momento che resta pur sempre fondamentale), quanto comportarsi ogni giorno come queste grandissime persone ci hanno insegnato: difendere le idee nelle quali si crede e soprattutto pensare al bene della collettività prima che al proprio. La cosa, tra le tante, che più mi ha colpito durante le due piacevolissime ore con la signora Mirella Giai Via (la nostra meravigliosa guida) è stata sicuramente il freddo. Un freddo insistente che ti entra nelle ossa (teniamo poi presente che i prigionieri non avevano giacche e giacconi ma dei semplici pigiami) e che sarebbe in grado di far desistere molte persone. Eppure, nonostante questa e altre avversità, chi era tenuto prigioniero in quelle condizioni disumane non ha mai vacillato ed ha lottato fino all’ultimo istante della propria vita, in molti casi troppo breve, per garantire a tutti noi un’esistenza serena. Un esempio famosissimo di quanto ho appena detto lo si può ritrovare sfogliando la biografia di Sandro Pertini che, detenuto nel sanatorio penale di Pianosa in condizioni di salute pessime, reagì con durezza alla notizia che la madre aveva chiesto al Presidente del Tribunale Speciale la concessione della grazia. In poche righe, il miglior Presidente che questa giovane Repubblica abbia mai avuto ci permette di capire quali siano le cose davvero importanti per un uomo: “La comunicazione, che mia madre ha presentato domanda di grazia in mio favore, mi umilia profondamente. Non mi associo, quindi, a simile domanda, perché sento che macchierei la mai fede politica, che più di ogni cosa, della mia stessa vita, mi preme.”Infine, permettetemi di fare dei ringraziamenti doverosi. Innanzitutto ai volontari che, nonostante la situazione attuale non sia proprio felicissima, tengono in vita questo pezzo della nostra identità nazionale al quale noi tutti dobbiamo guardare con rispetto ed ammirazione (speriamo che la richiesta all’UNESCO per il riconoscimento dello status di “Patrimonio dell’Umanità” vada a buon fine). E soprattutto al Bagai de Comm, e in particolare ai suoi “padri fondatori” (Valentina Nichele, Emanuele Bianchi e Luca Parravicini), perché ci permette, tra l’altro con una spesa economica pressoché inesistente, di prender parte a degli eventi che ci porteremo sempre con noi.  
Carlo Battistessa

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