Chiusi fa un bilancio su cosa sappiamo, sugli effetti, sui problemi e sul che fare; con un paragrafo dedicato alla "guerra al giornalismo" con cui il governo ha reagito alle rivelazioni.
L'articolo è scritto a spot, riflessioni, spunti: due su tutte le trovo molto interessanti, anche perché riflettono questioni che in questo blog sono state tirate in ballo diverse volte - anche al di fuori del caso Datagate.
La prima riguarda un effetto che il caso ha prodotto: si parla dell'amministrazione Obama, e di un argomento che anche qui qualche volta è stata tirata in ballo. Le sue contraddizioni.
Evidenziate le contraddizioni dell’amministrazioni Obama nell’atteggiamento versowhistleblower e giornalismo d’inchiesta basato su leaks e Big Data (se si usa in campagna elettorale, va bene; se serve per incalzare il governo, è un abuso)L'altra invece parla di un problema che riguarda i media italiani e il modo di dare peso a certe cose - o non darne - piuttosto che a certe altre: è una riflessione attenta, che dovrebbe interessare tutti noi. Si parla di giornalismo - e giornalismi.
Perché i media italiani hanno approfondito così poco l’argomento? Perché appena potuto l’hanno dimenticato? Perché, contrariamente a molti altri paesi, non hanno preteso chiarezza al governo sull’estensione della sorveglianza dell’intelligence sui cittadini italiani? L’NSA ha accesso anche a tre cavi che trasportano le connessioni e il traffico degli italiani: che uso ne fa? L’NSA ha un gruppo di lavoro incaricato di seguire le questioni commerciali, militari e di intelligence di diversi paesi, tra cui l’Italia. Possiamo sapere cosa ne sa il governo italiano e secondo quali norme tutto ciò avviene? La questione dello spionaggio delle nostre ambasciate è risolto? E come? Enrico Letta ha detto di avere fiducia nei chiarimenti di Obama (mai giunti): perché dovremmo averne anche noi? E perché troppi media italiani si fidano della fiducia di Letta in Obama?Che sono domande e pensieri fondamentali, indipendentemente da quel che si pensa sull'argomento.