Pian piano diventerà Serie A. 1° puntata
È la prima orma che il Genoa Cricket and Athletic Club lascia sui quotidiani italiani. E anche se il pezzo auspica che le due società sportive si riuniscano, a distanza di un anno solo del club “inglese” e non dell’italiana Colombo rimarrà traccia.
Il Genoa è attivo dal 1893, ma solo dal 1896 è aperto ai soci italiani, grazie all’intuizione e alla lungimiranza di un medico inglese arrivato proprio quell’anno per assistere i marinai di Sua Maestà Britannica di stanza a Genova: James Spensley. Le foto ci tramandano un uomo sulla trentacinquina d’anni, barba folta e scura, pipa in bocca, spesso confinato tra due pali piantati nel terreno e una corda che funge da traversa. Non si direbbe un atleta, eppure avversari e compagni racconteranno della sua agilità, dell’abilità nel parare e respingere (pratica quest’ultima ignota ai giocatori italiani) e della sua versatilità (non a caso vincerà due scudetti da terzino). Ma soprattutto Spensley di quel Genoa è l’anima, il capitano e l’allenatore. Non ci meraviglieremmo di scoprire che sia stato lui a chiedere alla Colombo di poter usufruire del campo di Ponte Carrega per gli allenamenti e che sia stato lui ad aver l’idea di portare il Genoa a Torino nel dicembre 1897 per misurarsi con i principali football club della città piemontese.
Ponte Carrega, 6 gennaio 1898: La più antica immagine di una partita di calcio giocata in Italia [Football 1898-1908. L'Età dei Pionieri]
Il destino è, però, dalla parte di Ponte Carrega: una nevicata impedisce la trasferta dei genovesi a Torino a fine 1897 e così l’amichevole si gioca il 6 gennaio 1898 sulle rive del Bisagno, sul terreno da gioco ricavato all’interno del velodromo. È il primo giorno di scuola per quella che pian piano diventerà la Serie A.
I genoani in campo sono dodici. Agli undici capitanati da Spensley va aggiunto Ghigliotti, prestato agli avversari che si sono presentati in dieci per il forfait all’ultimo di Weber. La rappresentativa torinese schiera nove giocatori dell’Internazionale Torino, tra cui il capitano -il marchese Alfonso Ferrero di Ventimiglia, e uno del Foot Ball Club Torinese. I giocatori di nazionalità inglese sono otto tra i padroni di casa e “solo” quattro tra gli ospiti. Tra questi c’è, però, il commerciante John Savage che legherà per sempre il suo nome alla maglia bianconera della Juventus e che quel 6 gennaio segna il primo gol della storia del calcio italiano.[2]
Nessuno emula Savage e la partita termina con una vittoria di misura degli ospiti. Dal resoconto si apprende il numero degli spettatori (212), l’incasso (284.50 lire) e si scopre che il Genoa per una buona parte dell’incontro ha giocato in dieci perché Edoardo Pasteur si è rotto il setto nasale sbattendo contro uno dei pali.
A Ponte Carrega si è rotto il ghiaccio, il resto appare in discesa. I torinesi concedono ai genoani la rivincita due mesi dopo e il Genoa se la prende (vittoria in trasferta 1-0 su Internazionale di Torino e Foot Ball Club Torinese nuovamente riunite per l’occasione). Ma approfittando dell’incontro i dirigenti di varie società prendono contatto per costituire una vera e propria federazione. Una settimana dopo, il 15 marzo 1898 nasce così la Federazione Italiana Foot-Ball e seduta stante viene indetto il primo Campionato Federale. Ai primi di maggio avremo la prima squadra Campione d’Italia di football.
federico
Puntata successiva: 8 maggio 1898: Dopo la sconfitta niente
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[1] I virgolettati sono ripresi dal Caffaro del 26 maggio 1890 e da La Gazzetta dello Sport del 30 aprile 1897, articoli riportati nel libro Football 1898-1908. L’Età dei Pionieri; Fondazione Genoa 1893
[2] La leggenda vuole che Savage nel 1903, per rinnovare l’abbigliamento della Juventus che giocava in camicia rosa, propose di acquistare uno stock di divise rosse del Nottingham Forest. Dall’Inghilterra arrivò invece uno stock di divise bianconere, come quelle usate dal Nott’s County, altra squadra di Nottingham.