Le origini della pratica del tatuaggio sono antichissime e accompagnano la storia dell’uomo, perdendosi nei millenni. Simbolo terapeutico, memoriale, religioso, il tatuaggio ha assunto tanti significati quante sono state le civiltà presso cui è stato assunto come lecito, e non è sfuggito a diktat iconoclasti e divieti di ogni sorta.
In anni molto più recenti, l’affermazione della tatoo art ha in parte sdoganato la pratica dalle connotazioni che, non di rado, venivano affibbiate a chi portava dei tatuaggi.
L’artista Anthony Antonellis si è fatto impiantare un minuscolo chip RFID nella mano, che può contenere 1 KB di dati, e generare un’immagine GIF “leggibile” solo da uno smartphone. In questo modo, secondo Antonellis, avendo la possibilità di modificare l’immagine memorizzata sul chip, a piacimento, si può creare, di fatto, il primo tatuaggio “digitale” della storia. Con tutto quello che ciò comporta.
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Nuova forma d’arte, dunque, o esperimento dalla dubbia utilità? In ogni caso, non è per nulla peregrina, e se ne cominciano a osservare gli effetti pratici, l’idea che la meccanica possa essere sempre di più innestata e messa in stretta connessione col corpo umano. Forse i sogni transumanisti sono ancora molto di là da venire, ma certi tipi di interazione uomo-macchina, che un tempo avremmo visto solo nei film, oggi sono realtà.
E voi, vi fareste impiantare un chip sotto la pelle, per avere il vostro bravo tatuaggio digitale da mostrare agli amici? Solo se si tratta di amici muniti di smartphone, ovvio.
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