“Scroccone” e piacione. Il “principe” di Siani fa rimpiangere la comicità di Troisi
Siani gioca a fare Troisi. Il risultato è una pellicola “caciarona” che si sporge verso la commedia romantica.
Letizia è una principessa di un regno immaginario. Ma è trascurata dai sudditi e dai tabloid, che ricordano e celebrano il fascino della nonna e della madre. Per portare alla ribalta la sua figura (e le sue opere di beneficenza), Letizia, consigliata dal Ciambellano reale, instaura un rapporto amoroso con un disgraziato napoletano, dedito al “dolce far niente”.
Abusivo il principe e anche l’ispirazione. Siani alla sua prima da regista confeziona un prodotto che vuole ricalcare la commedia partenopea di Massimo Troisi, peccato che il risultato non sia lo stesso. Le trovate comiche, che a tratti sfociano in una trivialità cinepanettoniana, ci sono e sono numerose, ma non tutte riescono a centrare l’obiettivo. Nonostante tutto Il principe abusivo (2013) non è una pellicola da disprezzare in toto. Siani dimostra di riuscire a cambiare registro in corsa e riesce a trasformare un film ampiamente disprezzabile in una favola moderna dai chiari echi romantici e buonisti. C’è la principessa (alla ricerca del rozzo principe azzurro per acquisire popolarità), il pomposo nobile, il ciambellano innamorato e il disgraziato dal cuore d’oro. Tutti elementi convenzionali, che cercano di inserirsi in una confezione imbellettata, ma sporcata da una costante ricerca della risata bassa, esclusivamente votata alle storpiature linguistiche e alla cafoneria popolana. Ed è forse proprio qui che Siani commette l’errore più grave: ovvero distanziare e rendere poco credibili i due mondi che delinea con ovvie tinte. Troppo lontani i due microcosmi per essere avvicinati dal repentino cambio di atteggiamento di Siani, del ciambellano (interpretato da un De Sica trattenuto e per questo apprezzabile; invecchiando si migliora?) e della principessa Letizia. Dopotutto il cambio di registro avviene nel momento in cui i due veri protagonisti (la nobile ereditiera è quasi relegata a tappezzeria) Siani e De Sica cominciano a conoscere i contrapposti mondi grazie all’amore e iniziano un percorso di ri-educazione, contrappuntato da dettami di bon ton (e viceversa di cafonaggine) e puntuali lezioni, che contraddistinguono la parte centrale della pellicola.
Il principe abusivo si perde nella retorica, nei buoni sentimenti e nell’istrionismo di Siani, che purtroppo non è paragonabile (neanche lontanamente) al compianto Trosi. Tuttavia si riesce a (sor)ridere grazie a qualche trovata goliardica azzeccata: il paziente della clinica del regno (che si crede Gesù Cristo) e il traduttore Ruotolo (lo Scapese del filone Benvenuti…), studioso dello strettissimo dialetto partenopeo. In conclusione si può affermare che Siani è rimandato con riserva, consigliandogli che per sfondare non è necessario rifarsi a un modello pre-impostato, soprattutto se quest’ultimo è stato adorato e celebrato.
Uscita al cinema: 14 febbraio 2013
Voto: **