La visita ufficiale di tre giorni, che il Principe
Felipe sta completando in queste ore in Catalogna, è la prima di una serie di
visite periodiche che il futuro sovrano di Spagna compirà quest'anno, per avere
il polso della situazione nella rgione 'ribelle'. La Catalogna vuole infatti
l'indipendenza, o, meglio, la vuole la classe politica nazionalista, che,
incapace di gestire la crisi economica causata in una trentina d'anni di
Governo ininterrotto, ha deciso di giocare la carta indipendentista. La crisi è
colpa di Madrid, che non restituisce a Barcellona quanto pagato in tasse;
la colpa della crisi è della Spagna, che impedisce alla Catalogna di volare
autonomamente con i suoi lacci e le sue richieste. Manipolazione dopo
manipolazione, il nazionalismo catalano è riuscito a imporre l'idea di un
diritto al referendum, per stabilire se essere un Paese indipendente o meno, e
a polarizzare la società catalana, adesso divisa quasi a metà tra chi vuole
l'indipendenza e chi vuole rimanere con la Spagna e unita sulla
richiesta di un referendum. Un referendum che risulta incostituzionale, dato
che la Costituzione del 1978 non prevede referendum in alcun caso. I
nazionalisti stanno cercando di forzare la mano a Madrid, Madrid, come al
solito, tace, perché si è dotata del più inadeguato di tutti i dirigenti che
aveva a disposizione, Mariano Rajoy, la cui filosofia è 'lascia che i problemi
passino, resisti e magari si risolvono da soli'.
L'iniziativa di Felipe, di visitare periodicamente la Catalogna, viene osservata
con una certa diffidenza, sia da Madrid che da Barcellona. L'erede al trono non
ha alcuna funzione istituzionale, è Principe di Girona è vero, ma questo non
gli consegna alcun compito mediatore né di studio: a Madrid temono che superi i
confini, inesistenti, del suo ruolo costituzionale di successore della Corona,
a Barcellona temono che voglia invadere spazi che sono considerati catalani.
Per questo, la prima visita catalana, che ha come scusa l'inaugurazione
del Mobile World Congress (MWC), è stata molto studiata, affinché
risulti il più possibile apartitica ed esalti il ruolo super partes della
Corona. La tre giorni è iniziata con una cena di benvenuto agli ospiti
internazionali del Congresso (c'era anche Mark Zuckerberg, in fondatore di Facebook);
quindi, in compagnia della Principessa delle Asturie, che in Catalogna ha
partecipato a un altro evento, c'è stata l'inaugurazione del MWC, e oggi,
infine, il Principe, di nuovo solo, parteciperà ad alcuni incontri del
Congresso e cenerà in casa dell'editore della Vanguardia, il più importante
quotidiano conservatore catalano e storico quotidiano spagnolo, tra i più
antichi del Paese.
E' stato durante l'inaugurazione del Mobile World Congress che si è prodotto l'incidente
più curioso di questa visita. Felipe, in compagnia delle autorità catalane,
stava visitando gli stands, quando un imprenditore, Alex Fenoll, posto davanti
al suo stand, si è rifiutato di stringergli la mano. "Non ti dò la
mano perché non ci fate fare il referendum" gli ha detto. Felipe ha proseguito
come se niente fosse, come sempre si fa in questi casi. Però poi ha deciso di
tornare indietro e in perfetto catalano ha detto all'uomo: "Per educació,
m'hauries de saludar, amic" (Per educazione dovresti salutarmi, amico). E
gli ha porto di nuovo la mano, tra i sorrisetti delle autorità catalane
presenti, iniziando dal presidente delal Generalitat Artur Mas. Fenoll,
sentendosi forte visto l'ambiente a lui favorevole, ha insistito: "Non
siamo amici, pertanto non ti darò la mano finché non ci lascerete votare".
A quel punto, Felipe, vista l'impossibilità di raggiungere un accordo con
l'uomo, ha proseguito la sua visita.
Ha vinto Felipe o ha vinto il nazionalista, si chiedono i media e i loro lettori?
Che abbia vinto Felipe, non ci sono dubbi. Il Principe ha fatto la figura di
una persona educata e comprensiva, che torna a porgere la propria mano a un
maleducato (in una visita di cortesia la mano si stringe o non ci si mette in bella evidenza), accecato dalla propria ideologia e dalla propria baldanza, incapace di
saper distinguere le occasioni. Fenoll ha anche dimostrato quanto il
nazionalismo faccia danni a livello culturale e come sappia manipolare persone,
idee e valori: il Principe Felipe, erede al trono e, dunque, senza alcun ruolo
costituzionale e istituzionale, se non quello di rappresentare la Corona, non ha alcun potere per decidere se concedere ai catalani un
referendum che nella Costituzione non esiste. Non lo avrebbe neanche se fosse
il Capo dello Stato: nelle Monarchie costituzionali, i sovrani regnano, non
governano; ogni decisione politica spetta al Governo e al Parlamento. Dunque,
anche volendo, Felipe non potrebbe fare niente. Chiunque non si lasci
manipolare, chiunque non voglia manipolare e giocare con l'ignoranza altrui, lo
sa. Qualcuno sostiene che il Principe, con la sua insistenza si sia fatto
umiliare. E magari avrebbe potuto evitare di insistere (soprattutto perché questa è la prima di una serie di visite programmate pe conoscere da vicino la temperatura catalana), ma, insistendo, ha
dimostrato quanto il nazionalismo e lo scarso rispetto per le altre persone e i
loro valori siano umilianti per chi li pratica. Una buona lezione, non solo per
la Spagna.
Da youtube, il video dell''incidente' tra Felipe e Fenoll
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