Nel tempo, ci siamo così abituati a ritenere normale il fatto che tanti ragazzi vadano fuori sede per seguire i corsi universitari, che non ci rendiamo nemmeno conto di quali danni il perpetrarsi di questa situazione genera nel tessuto sociale italiano.
Essere fuori sede significa innanzitutto togliere risorse umane ed intellettuali alle terre di origine dei ragazzi, quelle che peraltro negli anni hanno speso in scuole e servizi per farli crescere e che vedono così andare in fumo questo investimento umano.
Essere fuori sede significa pesare significativamente sui costi famigliari con affitti da capogiro da pagare nelle città universitarie, le spese di vitto ma soprattutto di alloggio, e poi tutte le spese di trasporto che sono comuni sia a chi fa il pendolare sia a chi torna a casa solo saltuariamente.
Quella dei fuori sede è una realtà ben conosciuta soprattutto al sud, dove l’assenza di poli universitari di eccellenza spinge ogni anno migliaia di ragazzi a separarsi dalle famiglie e dagli affetti per rincorrere i propri sogni negli atenei del Nord e del Centro Italia.
Più che un problema una vera e propria ingiustizia sociale. Come la si risolve? Si dovrebbero creare università all’altezza al Sud oppure si può portare al Sud la qualità dei vari atenei romani o milanesi. Come? Attraverso università online come questa. Non è una soluzione del futuro ma un qualcosa che già esiste e che alcuni studenti hanno già sperimentato.
Chi ad esempio si è iscritto ad un ateneo online di Roma, segue tutte le lezioni in streaming da casa sua, sia che si trovi a Roma, sia che si trovi invece a Palermo. In questo modo per tutta la durata dei corsi lo studente non ha bisogno di spostarsi da casa.
Deve farlo invece solo in concomitanza con gli esami che possono però essere raggruppati in un giorno o in giornate consecutive, in modo da ridurre al minimo il soggiorno dello studente lontano da casa.
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