20 SETTEMBRE – “[...]La liberté d’expression s’arrête dès lors qu’il y a danger pour autrui. Seul la conscience doit dictée intelligemment“. -La libertà d’espressione si ferma quando può danneggiare gli altri. La coscienza deve essere intelligente-. Questo un commento, quanto mai appropriato, lasciato da un utente nella pagina web di Le Figaro, in riferimento alla notizia circa la pubblicazione di vignette ostili all’islam nell’edizione di mercoledì del settimanale francese Charlie Hebdo.
L’apparizione delle caricature islamiche della provocatoria testata giornalistica si inserisce, infatti, in un contesto già altamente infiammabile dopo la violenta reazione anti-occidentale scaturita dal film della discordia “The innocence of Muslims” . La situazione in Tunisia, Nigeria, Sudan, Niger, Yemen,Libano, Egitto e Libia, sfortunatamente, si impone e insegna. E così la Francia , dopo l’uscita dei disegni che vedono il profeta nudo in pose compromettenti, si vede costretta a temere ritorsioni. Per questa ragione ha chiuso le ambasciate e le scuole in almeno una ventina di paesi islamici per le giornate di giovedì e di venerdì ed ha vietato a Parigi la manifestazione contro il film osceno. La redazione di Charlie Hebdo, memore di un incendio doloso nel 2011 a seguito di un altro episodio di impertinenza anti-islamica, ora è protetta dalle forze di polizia. Il direttore del giornale, in arte Charb, un giorno prima della tanto osteggiata pubblicazione aveva fatto sapere che le vignette “scioccheranno solo quelli che vorranno essere scioccati”.
Le provocatorie ragioni dell’umorismo blasfemo vengono nascoste dai suoi ideatori dietro il vessillo, vanto della Francia, della libertà d’espressione. Libertà d’espressione che, per altro, viene pienamente garantita in un paese “laico” come la terra dei Lumi, ma che non giustifica secondo Mohammed Moussaoui, presidente del Consiglio Francese del culto musulmano, questo “ atto irresponsabile in un momento di tensione”. Dello stesso avviso è il Primo ministro francese, Jean Marc Ayrault, che si dice “costernato” e che invita a procedere per vie legali. Consiglio subito accolto da un’organizzazione islamica, Association Syrienne pour la libertè, che ha denunciato in questi giorni l’irriverente settimanale per “incitamento all’odio”.
La reazione dei grandi dell’Islam non si è fatta attendere con le parole di Ahmed al Tayyeb, imam di Azhar al Cairo, il più importante centro teologico sunnita, che ha sottolineato come azioni di questo tipo “alimentino l’odio sotto la copertura della libertà”. E intanto Parigi inizia a temere le conseguenze che i disegni sul maometto osceno e ignudo possono provocare nelle periferie. Ciò vale specialmente per il venerdì dopo la preghiera, ma anche per la giornata di sabato, considerata ideale per eventuali manifestazioni, ad una settimana giusta dal raduno, di sabato scorso, di un gruppo di musulmani furibondi sugli Champs-Elysees, che ha portato a 100 fermi da parte della polizia francese.
Libertà d’espressione o provocatoria blasfemia? “Il y a un équilibre à trouver“.- Bisogna trovare un equilibrio- secondo il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius. In attesa che si riesca a trovarlo, anche la Francia, volente o nolente, ormai soffia sul fuoco delle nuove incandescenze arabe.
Miryam Scandola