Nonostante la data di pubblicazione di questa recensione, Il profumo del mosto selvatico di Deborah Chiel è stata la mia ultima lettura del 2015. Cercavo qualcosa di breve e non troppo pesante, che mi consentisse di aggiungere almeno un altro libro alla lista dell'anno passato. Ho puntato su questo romanzo, che si è rivelato corto ma intenso, e mi ha consentito di chiudere il 2015 con una bella ciliegina sulla torta. L'edizione che ho letto è del 1998, è un reperto scovato tra i libri di mia mamma, ma sono felice di essermi lasciata guidare dal mio intuito verso questo libro, perché ne è valsa davvero la pena!
TITOLO: Il profumo del mosto selvaticoTITOLO ORIGINALE: A Walk in the CloudsAUTORE: Deborah ChielCASA EDITRICE: SperlingPAGINE:201ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1998
Nell'incantevole cornice della Napa Valley, famosa per i suoi vigneti, la vita di Victoria, una giovane e seducente messicana, è turbata da tre uomini dal forte carisma: il padre Alberto, dispotico e autoritario, che pretende di educarla all'antica, ignorando il suo disagio; Tom, affascinante rubacuori, di cui Victoria diventa l'amante e che l'abbandona quando apprende che lei è incinta; e infine Paul, ex soldato ed eterno sognatore, che s'innamora della ragazza e per questo decide di prestarsi a una coraggiosa bugia riparatrice...
Non ho molto da dire, in verità, su questo libro, per cui questa sarà una recensione davvero breve. Ammetto senza mezzi termini che è stata una sorpresa. Ho scelto questo libro per la sua brevità e perché avevo più volte sentito menzionare il titolo, anche grazie al film omonimo, di cui tra l'altro credo di aver visto, qualche tempo fa, qualche scena. Ma non avevo mai letto una recensione, o avuto una discussione con altri lettori su quest'opera. Insomma, è stata una scelta un po' opportunistica, un po' dettata dalla curiosità, ma in ogni caso non me ne pento.
Quella tra Victoria, la giovane protagonista di origini messicane, che viene lasciata dall'amante-professore quando si scopre che lei è incinta, e Paul, un soldato appena rientrato dal fronte e che non vede l'ora di tornare tra le braccia della donna che ha sposato poco prima di partire, ma che gli riserverà un'amara sorpresa, è una storia dolcissima, immersa in un paesaggio da quadro e descritta a tinte favolistiche e favolose. Non è una storia, a dire il vero, realistica: è più una fiaba, appunto, in cui l'amore sboccia al primo sguardo, e che diviene indissolubile in pochi giorni, che però sembrano contare come una vita intera.Accanto ai due personaggi principali troviamo, prima di tutti, Alberto, il padre di Victoria. E' il tipico padre messicano "vecchio stampo": severo e autoritario, rigoroso, che rispetta le tradizioni dei suoi avi e del suo popolo e nutre un amore sconfinato per la sua terra, per le sue vigne di cui si prendere cura come se fossero delle figlie, e forse ancora di più. Victoria trema al solo pensiero di doversi confessare con il padre e con il resto dela famiglia, e riesce a fare ritorno a casa solo grazie al sostegno di uno sconosciuto, Paul, che si offre di accompagnarla e di aiutarla con una "bugia riparatrice". Ma nessuno dei due ha fatto i conti con l'irresisteibile attrazione che nasce tra loro, e che non sfugge agli occhi attenti dei nonni di Victoria.
I contrasti con il padre sono invebitabili, ma c'è anche la speranza di riuscire a superarli. E forse, Victoria e Paul potranno avere il loro lieto fine, come in ogni fiaba che si rispetti.Non la tiro per le lunghe perché tanto non c'è molto altro da dire, la storia è semplice e non è dispersiva. Ve lo consiglio, sia che siate amanti delle storie romantiche sia che preferiate altri generi. E' un libro che scorre veloce come un fulmine, non è per nulla pesante ed è molto delicato, diciamo "un libro a tinte pastello" se può servire a rendere l'idea, ma è al tempo stesso delicato e, neanche a dirlo, ben scritto.
Prossima recensione: Nel cuore di una donna di Chiara Albertini