Erba tagliata, siepe, pino, magnolia.
Odore di salvia, lavanda e rosmarino.
Fiori di camomilla.
Apro la porta.
Entro.
Minestrone che ribolle nella pentola, vino rosso, acqua gassata, pomodori, sedano, zucchine in carpione, budino al cioccolato con i biscotti dentro, basilico, linguine, frittata, arrosto, prosciutto cotto, bicchieri da lavare, mandorle e noci, zafferano, olive, sottaceti, burro, salsa rubra, olio extravergine di oliva, aceto bianco, aceto di mele, sale grosso e sale fino.
Tivù accesa.
Lista di tutti i canali televisivi, scritta a mano su un foglio bianco.
Bagnoschiuma al pino silvestre, sapone e pennello da barba, borotalco, Cera di Cupra, lacca Splend’Or, acqua di rose, smalti perlati, bigodini e uno scialle di lana.
Cerotti, garze, bende, sciroppi, compresse, bustine effervescenti, magnesia, bicarbonato.
Scatola delle scarpe (foderata con della carta da pacchi a fiori) contenente le medicine per il cuore di Lui.
Crema solare di tre anni fa (che nessuno osa buttare, benchè oggi farebbe venire un’eritema a Denzel Washington).
Quadernetto con i valori della pressione misurata ogni mattina.
Libri gialli, polizieschi, romanzi a puntate della rivista Intimità.
Quaderno con la lista di tutti i libri letti dal 1980 a oggi (per non sbagliarsi quando Lei ne compra una decina al mese).
Macchina da scrivere Olivetti.
Naftalina.
Aroma di sandalo dei profuma-cassetti che invade le narici quando s’apre l’armadio.
Centrini ovunque (anche sotto la Olivetti).
Enciclopedia della Donna, Enciclopedia il Milione, Il libro delle mie ricerche.
Odore stantio del divano buono, tappezzeria barocca, foto dei nonni, foto dei nipoti, foto di noi figlie, foto dei miei genitori col comandante di una crociera, specchio, caramelle, mobile con le ante di vetro, bamboline di tutto il mondo, tazzine da caffè degli anni sessanta, whisky, marsala e Cointreau.
I miei vecchi orsacchiotti.
Una bambola a cui avevo tagliato la frangia.
E’ bello dormire a casa dei miei per qualche notte, a ogni ritorno: respiro la felicità dell’infanzia, l’Asia e l’Oman diventano per un attimo lontani, lontanissimi, mentre io sono divisa a metà: quella che ero, e quella che sono diventata.
Profumo familiare di detersivo nelle lenzuola, che quando mi ci avvolgo dentro mi sento al sicuro.
Ascolto ancora i rumori provenienti dalla cucina, poi spengo la luce.
Per qualche minuto lascio aperti gli occhi per esplorare la camera nella penombra: il comodino, la lampada, i libri sul davanzale, le righe di luce che le tapparelle proiettano sulla parete di fronte, l’armadio, la porta.
Mi addormento subito, serena: ché la camera dell’infanzia è l’unico posto al mondo a cui le traversie della vita non devono mai avere accesso.