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Il profumo di Marta.

Creato il 17 settembre 2014 da Pinocchio Non C'è Più

Marta non esiste, però profuma di vita.

No, Marta non esiste, ma se esistesse avrebbe 24 anni, magari da vent’anni. E inizierebbe a fregarsene di un po’ di cose, delle apparenze, dei discorsi bisbigliati, degli sguardi posati sui suoi vestiti a fiori, dei commenti scovenienti. Se ne frega e passa oltre, che lei ormai la vita non la prende più sul serio.

Marta ha mollato, si, ha mollato un po’ di angosce, ha mollato un marito con le sue bestemmie e le sue bottiglie, ha mollato la pazienza di dover aspettare un lieto fine che non arriverà mai. Perchè quelli arrivano solo nei film, nella vita reale il tuo lieto fine devi andartelo a conquistare, altrimenti col cazzo che arriva. E se Marta esistesse sarebbe qui a darmi ragione.

Marta ha finito, si, ha finito i singhiozzi, li ha curati con il limone e gli spaventi, decisamente più spaventi che limoni, ha finito i suoi vent’anni con le notti davanti al frigorifero e le corse in bagno a mettersi due dita in gola, ha finito i giorni fatti di chili persi, di crisi di pianto e di solitudini assordanti. Che certe giornate ti divorano l’anima.

Marta ha ceduto, si, ha ceduto amore, e ne ha ceduto talmente tanto da svuotare le riserve, fino al punto di doversi fermare per non perdersi del tutto, in cambio ha ricevuto batoste, un paio di sorrisi e tre o quattro addii da mandare il cuore a brandelli. Onestamente non mi pare granché come bilancio, ma sono sicuro che se Marta esistesse e fosse qui, farebbe spallucce e direbbe che va bene così. Perchè lei vive oltre il ritmo del suo cuore.

Marta si è arresa, si, si è arresa ai tramonti sul molo, ai prati a piedi nudi, alle ringhiere dei ponti con le gambe penzoloni nel vuoto, si è arresa agli abbracci di madre lasciata a vent’anni e ritrovata a quaranta, si è arresa all’idea che dopo quindici anni l’uomo che voleva sposarla probabilmente non tornerà più a riprenderla, si è arresa ad un letto che profuma di lavanda, ad una pinza tra i capelli con una rosa bianca e all’idea che la frittata di cipolle le viene una schifezza,

Marta ha paura, si, ha paura del giorno. Che la notte chiude i suoi mostri nell’armadio, ma di giorno, non ci son cazzi, di giorno tocca vivere e portarsi dietro tutta quella vita. E non è facile per niente, ma non ci sono alternative, o indossi l’armatura ormai logora e provi a combattere o ti fingi pazza e ti fai ricoverare. Solo che anche se non esiste, Marta è di gusti difficili, e il bianco degli ospedali proprio non lo sopporta, perciò giù l’elmetto, e buttiamoci nella mischia.

Marta sa volare, anche se l’aereo non l’ha mai preso, lei vola, quando è in autobus fra gente che spintona, tocca il culo e tossisce, lei vola, ha imparato a farlo tanti anni fa, durante un concerto rock, sulle note di una canzone che sembrava parlasse di lei. Da quel momento ogni volta che si trova a disagio vola, e passa sopra le nostre teste, sopra i nostri pensieri complicati e le nostre parole pesanti. Lo fa ogni volta, un attimo prima di morire davvero, chiude gli occhi e vola.

Marta avrebbe avuto un figlio a diciassette anni che magari adesso vivrebbe a Berlino e la chiamerebbe ogni sera e potrebbe riempire quel vuoto, ma a quell’età difficilmente siamo noi a scegliere e così , la sera, cammina in silenzio, che tanto Berlino è lontana e il telefono non squilla.

Marta non esiste, ma ogni tanto ne sento la voce, forse sto impazzendo, ma mi pare di vederla ancora, mentre mette in valigia i suoi limoni e i suoi spaventi, i vestiti a fiori e le ringhiere dei ponti, qualche trama di frottole e un pò di schiuma di nuvole, un paio di libri di cucina, un numero di telefono perchè non si sa mai, l’elmetto perchè ci sarà sempre qualche guerra da combattere, una mappa per andare a Berlino. E un sorriso. Che quello fa sempre comodo.

Marta va in giro e non riesci a parlarle, perchè lei non esiste, ma profuma di vita.

Una sera di Luglio, allo stadio San Siro, Marta ha imparato a volare. La canzone era questa: Sally (Vasco Rossi).

Anche la più repressa delle donne ha una vita segreta, con pensieri segreti e sentimenti segreti che sono lussureggianti e selvaggi, ovvero naturali. Anche la più prigioniera delle donne custodisce il posto dell’io selvaggio, perché intuitivamente sa che un giorno ci sarà una feritoia, un’apertura, una possibilità, e vi si butterà per fuggire.
Clarissa Pinkola Estés, (Donne che corrono coi lupi).



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