Magazine Informazione regionale

Il profumo ecosostenibile del Vetiver

Creato il 25 giugno 2014 da Alessandro Zorco @alessandrozorco

Devo essere sincero. Fino a qualche giorno fa pensavo che il Vetiver fosse semplicemente una pianta che, con la sua fragranza, negli anni Cinquanta aveva fatto la fortuna di un’industria francese di profumi. Ora, su segnalazione dell’amico e collega Massimo Lavena, ho imparato che il Sistema Vetiver è una tecnologia che utilizza questa pianta graminacea selvatica, particolarmente adattabile ad ogni tipo di terreno, per la sicurezza del territorio, per combattere il dissesto idrogeologico, per la lotta all’inquinamento dell’acqua e dei suoli, per un’agricoltura sostenibile e per la produzione di energia alternativa (biomasse). Avendo già trattato l’argomento dell’agricoltura sinergica (leggi questo post) che in Sardegna sta suscitando un interesse enorme grazie all’attivismo dell’amico Tore Porta, noto su Facebook come Ortotore (il quale a Cagliari, a Monte Urpinu, ha contribuito a creare un polo di orti sociali ed è instancabile nel sensibilizzare grandi e piccoli all’orticoltura sostenibile), ritengo che anche un accenno al cosiddetto sistema Vetiver possa contribuire a vivacizzare il dibattito sulla ripresa economica della nostra regione.  

Il Sistema Vetiver, per la cui comprensione dettagliata rimando al sito ufficiale della Vetiver Italia, è una tecnologia verde che utilizza la pianta di origine subtropicale del Vetiver, applicata ovviamente con uno specifico design, per contrastare il dissesto idrogeologico, l’inquinamento dell’acqua e del suolo ma anche per l’agricoltura e la produzione energetica di biomasse. Tale applicazione risulta, a quanto pare, anche abbastanza conveniente in quanto il sistema Vetiver è liberamente condivisibile, opensource: non può essere coperto da nessun vincolo intellettuale. E’ inoltre un metodo che si può applicare a tante varietà di luoghi e situazioni: In particolare si potrebbe adattare molto bene alle condizioni della Sardegna il cui territorio, come sistematicamente appuriamo ogni anno, è in una situazione di perenne emergenza per via delle tante zone a rischio idrogeologico, a rischio di inquinamento, a rischio di incendi e a rischio di desertificazione.

Vetiver

Le potenzialità del Vetiver

Dissesto geologico

La prima applicazione del Vetiver alla sicurezza del territorio è stata quella di contrasto al dissesto idrogeologico. Negli ultimi decenni, come ben sappiamo, le precipitazioni atmosferiche si sono modificate con una pericolosissima concentrazione temporale. Ora, l’alluvione dello scorso novembre ne è una drammatica testimonianza, parliamo comunemente di “bombe d’acqua” che arrivano improvvisamente e devastano il territorio causando vittime e danni enormi.

Il sistema Vetiver, che in pratica consiste in una serie di barriere e siepi che con le profonde radici sono in grado di imbrigliare letteralmente il suolo, in caso di inondazione riesce a frenare il deflusso delle acque limitando l’erosione del territorio e costringendo l’acqua ad infiltrarsi nel terreno invece di scendere a valle. In pratica, le radici di Vetiver formano una sorta di armatura profonda in grado di aumentare notevolmente la resistenza del territorio. La pianta di Vetiver, utilizzata in tante parti del mondo per mettere in sicurezza il territorio a rischio idrogeologico, è in grado di arrivare a profondità estremamente costose da raggiungere con le protezioni in calcestruzzo comunemente impiegate solitamente, con un costo di circa un quinto rispetto ai metodi tradizionali.

Inquinamento

Quanto alla bonifica del territorio, gli studiosi hanno notato che il Vetiver ha una enorme capacità di resistere ed incorporare nella biomassa quantità straordinarie di azoto, fosforo, potassio, metalli pesanti e idrocarburi che sarebbero letali per ogni altra pianta. Una particolarità questa, che rende adatto questo sistema per la messa in sicurezza ed il progressivo disinquinamento di aree intensamente inquinate. Un utilizzo di questa pianta riduce infatti al minimo la volatilità degli agenti  inquinanti presenti sul terreno e impedisce che questi si propaghino inquinando le aree limitrofe e la catena alimentare.

Anche in questo caso la Sardegna, con tante zone devastate dall’industria pesante, dall’industria bellica e da altri disgraziati esperimenti (vedi la miniera dei veleni di Furtei o i fanghi rossi di Portovesme) ma anche da tante piccole discariche a cielo aperto, si presterebbe parecchio a questo tipo di trattamento.

Agricoltura sostenibile

Vetiver agricoltura
Essendo una pianta pioniera, il Vetiver ha una particolare tolleranza alla siccità e una capacità di sopravvivere in ambienti estremi. Per questo è stato studiato il suo utilizzo intensivo in agricoltura per risollevare territori a rischio di desertificazione.

La coltivazione dei terreni frammezzata dalle siepi di Vetiver pare aumenti della resa dei campi, riduca la perdita del suolo, aumenti l’umidità del sottosuolo e in generale migliori la struttura fisica e chimica del terreno. Ciò comporta peraltro un salutare aumento dei redditi dei contadini che, tra l’altro, sono indotti a cambiare redicalmente il metodo di coltivazione.

La presenza delle siepi di Vetiver ha inoltre il pregio di impedire l’aratura profonda dei terreni che a lungo andare disgrega la struttura dei terreni ostacolando la formazione di humus nello strato superficiale, favorendo perdita di suolo per erosione e di fertilità per ossidazione. Infatti la presenza delle siepi di Vetiver impedisce fisicamente il passaggio delle macchine per queste arature distruttive.

Anche sotto questo aspetto il Sistema Vetiver potrebbe trovare facilmente applicazione in Sardegna, terra dove interi territori che hanno avuto in passato una forte vocazione agricola e vivaistica sono oggi fuori dal mercato economico e registrano tassi di disoccupazione vertiginosi. Si pensi a zone come il Medio Campidano in cui, nonostante una incidenza della radiazione solare pari o quasi a quella del Nord Africa, la presenza abbondante di acqua e terreni assai fertili per la loro origine vulcanica, c’è una enorme disoccupazione che sta spingendo i giovani ad abbandonare i paesi. Queste aree, che potrebbero essere molto più fiorenti, sono tristemente a rischio spopolamento e desertificazione.

Le biomasse

Olltre ad incrementare la produttività dei terreni agricoli le siepi di Vetiver sono poi in grado di produrre biomasse che possono fornire redditi aggiuntivi agli agricoltori. Anche se per la verità la capacità di produrre residui biodegradabili arriva specialmente dall’utilizzo di queste piante contro l’inquinamento (“le acque reflue civili ed industriali – si legge nel sito di Vetiver Italia – sono particolarmente interessanti per produrre biomassa, data la concentrazione di azoto e fosforo che, rimesso in circolo inquina falde e terreni, ma ha un enorme potenziale per la produzione di biomassa in ambiente idroponico o tramite assorbimento in aree umide artificiali”. La resa in termini di produttività di queste biomasse, che devono ovviamente essere opportunamente trattate, varia dalle 50 alle 100 tonnellate annuali.

Ovviamente nessuno pensa che la coltura intensiva di una pianta sia la risoluzione di tutti i mali della nostra terra, ma una ripresa economica è possibile soltanto partendo dalle soluzioni semplici e meno costose. Come può essere anche questa pratica e quella degli orti sinergici.

In Sardegna ci sono troppi soloni che decidono (spesso molto male) sulla testa degli altri. Invece la nostra isola ha estremo bisogno di persone che con un po’ di umiltà si sporchino le mani e inizino a lavorare per il bene comune. Ripartendo possibilmente dalla cura di un territorio che nel tempo è stato abbondantemente violentato e devastato dall’opera dell’uomo.

Print Friendly

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :