Biovea, il progetto per la costruzione della più grande centrale africana per l’energia elettrica, diventerà presto realtà ad Aboisso, città della Costa d’Avorio sita a un centinaio di chilometri ad est dalla capitale Abidjan. Il 28 Giugno, una delegazione della società responsabile per la costruzione della centrale, Biokala, ha presentato il progetto al Ministro ivoriano per il petrolio e l’energia, Adama Toungara. La posta in gioco è molto alta, dal momento che Biovea rappresenterà la più grande centrale da biomassa in Africa: il progetto – che dovrebbe essere completato entro il 2015 – promosso dalla società ivoriana Biokala, permetterà infatti di produrre energia elettrica dai tronchi e dalle foglie delle palme da olio. Attorno alla costruzione di Biovea ruotano importanti interessi economici, anche perché il progetto è stato registrato presso le Nazioni Unite. In questo articolo vedremo in cosa consiste il progetto Biovea, perché è importante e quale rilievo può avere per lo sviluppo della Costa d’Avorio.
Biovea è un progetto della società ivoriana Biokala che permetterà di produrre energia elettrica dai tronchi e dalle foglie delle palme da olio, risorse recuperate dalle attività delle piantagioni di olio di palma dei villaggi e di quelle industriali, a Palmci. Questo progetto – logisticamente simile a quello ghanese, denominato GREL – sfrutta non solo le infrastrutture stradali del territorio ivoriano, ma anche la logistica dei porti di Abidjan e San Pedro per il trasporto della biomassa. Produrre energia elettrica a partire da quest’ultima significa sfruttare le risorse derivanti da quelle palme divenute troppo grandi per essere destinate alla produzione di olio, ma che mantengono comunque un potenziale altissimo per la produzione di energia elettrica.
Il progetto Biovea dovrebbe costare in totale circa 40 milioni di euro, impiegando più di 300.000 tonnellate di biomassa per la produzione di circa 288 Gwh di energia elettrica di cui beneficerà la rete nazionale, portando così la Costa d’Avorio a disporre della più grande centrale africana per la produzione di elettricità da biomassa. Lo sfruttamento di queste risorse energetiche dovrebbe cominciare già a partire dagli ultimi mesi del 2015, con l’istallazione di 21 MW, cui dovrebbe seguire l’istallazione di altrettanti MW nei successivi 2 anni. David Billon, amministratore delegato di Biokala, già nel 2012 si era espresso con queste parole a proposito del progetto Biovea e della possibilità di investire sullo sfruttamento della biomassa: “Quello della biomassa in Africa rappresenta una risorsa finanziaria al momento sottovalutata. Il nostro scopo è generare fatturato convertendo la biomassa non utilizzata in elettricità e crediti di carbonio. Biokala è il primo ente presente in quest’area a portare avanti questo progetto su larga scala” 1.
Allora, ad Aboisso, non esisteva alcuna struttura per la produzione di energia, tuttavia abbondavano le palme che non potevano essere utilizzate per produrre olio dalle noci di palma. Se questi alberi diventano troppo alti, è impossibile raccogliere le noci da cui si ottiene l’olio, per cui vengono tagliati, bruciati o lasciati marcire (aumentando così le emissioni di CH₄ nell’aria). Lo scopo del progetto Biovea è proprio quello di evitare lo spreco di biomassa riconvertendola in energia elettrica pulita, ed è su questo punto che si concentrano tutti gli sforzi ancora oggi. David Billon, due anni dopo, dichiara: “Il progetto avanza bene. Gli studi tecnici sono in corso e i finanziatori fanno pressione” 2. Dichiarazioni che danno un’idea di quanto significativi siano gli interessi che ruotano attorno al progetto Biovea e alle possibilità per Biokala di espandere il proprio business oltre i confini della Costa D’Avorio.
In Africa, infatti, le centrali elettriche da biomassa sono abbastanza rare (solo il Kenya ne ha una, ad oggi), ma Biokala in Costa D’Avorio può contare sull’appoggio di partner quali EDF (Électricité de France), la maggiore azienda produttrice e distributrice in Francia, e del gruppo industriale Bouygues. Tra gli altri partner e finanziatori del progetto, è da segnalare inoltre AfriRen3 (acronimo per Africa Renewables), società che già dal 2010 lavora per fare della green economy una realtà africana, investendo sullo sfruttamento della biomassa come risorsa energetica: per quanto riguarda la costruzione della centrale elettrica che sorgerà ad Aboisso, AfriRen si occupa delle questioni legate alla fattibilità del progetto, nonché del trasporto all’estero della biomassa in eccesso. Gli interessi legati a Biovea sono dunque molti e significativi, la posta in gioco è alta anche perché il progetto rientra nel Meccanismo di Sviluppo Pulito (Clean Development Mechanism) previsto dal Protocollo di Kyoto.
Il Meccanismo di Sviluppo Pulito è uno dei meccanismi di flessibilità su cui si basa il Protocollo di Kyoto, permette ai Paesi industrializzati con vincoli di emissione di realizzare progetti che mirino alla riduzione delle emissioni di gas serra nei Paesi in via di sviluppo (senza alcun vincolo di emissione). Questo meccanismo ha un duplice scopo: se da un lato permette ai Paesi in via di sviluppo di disporre di tecnologie più pulite, incentivando ulteriormente un’idea di sviluppo sostenibile, dall’altro permette ai Paesi tecnologicamente più avanzati di abbattere le emissioni laddove è economicamente più vantaggioso e conveniente (adempiendo così agli obblighi previsti dal Protocollo di Kyoto). In sostanza, il Meccanismo di Sviluppo Pulito si basa su questo principio: i Paesi più sviluppati comprando i crediti di carbone finanziano progetti che riducono, o limitano, le emissioni di gas serra nelle nazioni in via di sviluppo. Queste ultime beneficiano gratuitamente di tecnologie all’avanguardia (che permettono, inoltre, la messa in atto di installazioni più efficaci).
Per quanto riguarda il progetto Biovea, oltre a EDF e a Bouygues, il partner internazionale di Biokala è la holding svizzera Mercuria Energy Group, dedita alla lavorazione di materie prime destinate al mercato energetico globale (gas naturale, petrolio e derivati, biodiesel, emissioni di gas serra e metallo vile). Jean François Steels, coordinatore del mercato per le emissioni di Mercuria, già nel 2013 si era così espresso a proposito della partnership con Biokala: “Mercuria è onorata di contribuire a questo nuovo progetto e di essere partner di una compagnia importante nel settore, per il suo calibro, la sua leadership e il suo impatto a livello ambientale”4. Ancora, proprio a proposito del partenariato tra le due compagnie, Fabrice Le Saché, amministratore delegato di Ecosur Afrique, aveva dichiarato: “Questa svolta relativa al Meccanismo di Sviluppo Pulito rappresenta appieno il nostro coinvolgimento nel mercato del carbone nonostante il basso prezzo del medesimo”5, quasi a sottolineare quanto per Ecosur Afrique sia importante conciliare il profitto con le necessità dello sviluppo sostenibile, provato già con il sostegno alle start- up africane impegnate nel settore delle energie pulite.
Per quanto concerne il progetto Biovea, si mira a una riduzione delle emissioni di CHG rimpiazzando quell’energia elettrica che sarebbe altrimenti prodotta utilizzando combustibili fossili, operazione che dovrebbe avere un impatto anche sulla riduzione delle emissioni di CH₄, poiché si riduce drasticamente il quantitativo di biomassa bruciata o inutilizzata. Promuovere la cultura dell’energia sostenibile attraverso lo sviluppo di altre fonti di energia rinnovabile rientra, inoltre, nel Piano Strategico di Sviluppo per la Costa D’Avorio per il periodo compreso tra il 2011 e il 20306. Nel piano di sviluppo, dove giocano un ruolo importante proprio gli investimenti delle strutture private estere, si punta al raggiungimento di alcuni standard nazionali per le energie rinnovabili, in modo tale da venire incontro alla sempre maggiore domanda di energia elettrica. Proprio per questi aspetti, le ragioni dell’importanza del progetto Biovea non sono solo tecniche e ambientali, ma soprattutto sociali ed economiche.
Biokala infatti, facendosi portabandiera di un’idea di sviluppo sostenibile, si concentra non solo sulla riduzione del emissioni di gas nocivi, ma anche sul miglioramento delle condizioni sociali, economiche e tecniche del contesto ivoriano. La costruzione di una centrale per la produzione di energia elettrica da biomassa rappresenta, infatti, un’opportunità di migliorare le condizioni di vita della popolazione locale aumentando la disponibilità e – aspetto ancora più importante – la qualità dell’energia elettrica in Costa D’Avorio: quando nel 2012 si inizia a lavorare al progetto Biovea, solo il 60% degli abitanti della Costa D’Avorio aveva accesso all’energia elettrica7, mentre la copertura della rete elettrica nazionale era solo del 30%. Oltre all’impatto ambientale, dunque, la costruzione della centrale mira allo sviluppo, al miglioramento e ad una maggiore accessibilità per la popolazione alle forniture elettriche. Biokala punta, inoltre, a creare nuove possibilità occupazionali, che coinvolgano non solo project manager, ingegneri, e tecnici: il progetto prevede, infatti, l’impiego di operai per la lavorazione e il trasporto della biomassa.
L’olio e gli alberi di palma rappresentano, infatti, una risorsa molto importante per lo sviluppo economico ivoriano. Il progetto Biovea è interessante perché coinvolge diversi partner impegnati nella crescita e nello sviluppo sociale, economico ed energetico della Costa D’Avorio. Il potenziale economico ricavabile dall’esportazione dell’olio di palma è, infatti, notevole: uno studio di Ecoban Research già nel 2012 mostrava come le esportazioni fossero triplicate negli ultimi quattro anni, raggiungendo le 216.000 tonnellate, dato che il governo vorrebbe incrementare raggiungendo le 600.000 tonnellate nel 2018. Accanto a questo, Biokala e AfriRen mirano ad un’ottimizzazione dell’esportazione della biomassa in eccesso, che andrebbe ad incidere positivamente sull’economia del Paese, senza contare che – come abbiamo già spiegato – la costruzione della centrale rappresenta un’opportunità d’impiego per diversi operai e altre figure lavorative. Accanto a questo, non bisogna dimenticare che Biovea rappresenta una novità nel contesto dell’Africa occidentale.
Per Biokala la Costa D’Avorio rappresenta un trampolino di lancio, una realtà su cui puntare per poter poi investire sulle centrali elettriche da biomasse anche in altri contesti dell’Africa: attualmente, infatti, l’unica centrale per la produzione di elettricità a partire da rifiuti e residui di origine biologica si trova in Kenya. Le biomasse sono tra le fonti di energia rinnovabile su cui più si investe in Africa (alcune esperienze significative legate al settore si sono registrate in Burkina Faso, Senegal, Burundi, Camerun e Ciad). Il rapporto REN 21 (Renewables 2014 Global Status Report)8, mostra quanto la produzione di energia da risorse rinnovabili sia ormai una realtà in espansione a livello globale, che si concentra soprattutto in Asia, America del Sud e Africa, con benefici che si evidenziano soprattutto dal punto di vista ambientale ed economico9, proprio grazie alla riduzione delle emissioni di gas, la creazione di nuove aziende e di posti di lavoro proprio nel settore delle energie rinnovabili.
Si tratta di un processo molto complesso, non solo perché in alcuni casi prevede la riconversione di alcune strutture per la produzione di energia precedentemente basate sullo sfruttamento del petrolio, ma anche per la varietà e il numero di compagnie ormai attive nel settore su scala globale: in particolare, nell’Africa sub-sahariana, molti sono gli sforzi per educare la popolazione locale – soprattutto nella aree rurali – all’uso dell’energia rinnovabile per il riscaldamento degli spazi domestici e per il fabbisogno quotidiano di acqua e cibo (una delle iniziative in merito citate da REN 21 è Africa Clean Cooking Energy Solution, programma dedicato al rapporto tra energie rinnovabili e preparazione/cottura dei cibi, la cui implementazione è iniziata nel 2013, coinvolgendo 26 Paesi africani). Se consideriamo il lavoro di Biokala in quest’ottica e nella rilevanza che le energie rinnovabili hanno oggi non solo per i Paesi in via di sviluppo, ma su scala globale, allora diventa chiaro quanto possa essere importante fare delle centrali elettriche da biomassa una realtà diffusa su tutto il continente africano, senza dimenticarne però il potenziale innovativo e competitivo: diverse sono le ricerche in corso sulle possibilità di sfruttamento degli alberi di palma i loro derivati, alcune delle quali vengono condotte proprio in Francia e nel resto d’Europa.