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Il Pulitzer a un articolo "online". E i libri?

Creato il 14 aprile 2010 da Mirco
Pulitzer articolo Secondo me è importante evidenziare che tra i premiati del Pulitzer di quest'anno c'è anche una testata giornalistica online, la ProPublica, una no-profit che ha pubblicato un'inchiesta riguardante il lavoro dei medici di un ospedale di New Orleans, città devastata anni fa dall'uragano Katrina.
Il Pulitzer si è quindi adeguato e ha deciso di prendere in considerazione anche le testate che pubblicano esclusivamente via rete.
Scelta di costume o scelta obbligata? Molte testate giornalistiche pensano di abbandonare la distribuzione cartacea per il web facendo pagare le notizie online. In realtà questo esperimento ha avuto già pessimi risultati: a fronte di milioni di investimenti alcuni giornali come il Newsday hanno raggranellato poche decine di abbonati (non coprono neanche gli impiegati e gli amici). Il Corriere della Sera Online ha ottenuto circa 50.000 euro di ricavi grazie all'applicazione per IPhone (bruscolini se si pensa ai tanti debiti). E' evidente che i navigatori non sono ancora disposti a pagare per ottenere notizie e forse queste testate devono adottare un modello economico differente: lasciare le notizie disponibili gratuitamente e ottenere ricavi dalla pubblicità (la pubblicità in rete ha superato come fatturato quella "classica").
Cosa c'entra tutto questo in un blog che parla essenzialmente di scrittura? Semplice: spero che un giorno gli Ebook rilasciati gratuitamente online possano avere una maggiore considerazione da parte della critica e dei premi letterari senza che gli autori di questi libri debbano necessariamente passare attraverso la pubblicazione cartacea.
Non so se questo avverrà. Ci sarebbe da rivedere il sistema con cui vengono assegnati i premi, ci sarebbe da capire come può un critico curioso scovare nel grande oceano di internet il romanzo buono, quello che vale la pena leggere e recensire. Ci sarebbe da capire fino a che punto questi Ebook hanno bisogno di un professionista (un correttore di bozze o un editor) per essere leggibili.
Sono convinto che alcuni di questi romanzi, ripuliti dalle mode che veicolano le scelte editoriali, possano essere considerati letteratura.
Purtroppo, però, mi sembra che stia accadendo il contrario: sono gli Ebook writers ad adattarsi alle mode sperando di essere scoperti dalle case editrici tradizionali. Non cercano dunque di distinguersi ma di omologarsi in nome di una pubblicazione cartacea che a volte avviene sul serio. Ma a quale compromesso?

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