Il punteruolo rosso, coleottero parassita della palma, sta distruggendo un patrimonio botanico di valore incommensurabile, ma soprattutto sta distruggendo una parte di storia di Reggio. E ne sta modificando l’immagine. È lacerante, per me, vedere piante pluridecennali rinsecchirsi e perdere le foglie velocemente, lasciando in piedi il tronco spoglio simile ad un obelisco funebre. È impressionante vedere tutte le palme cittadine malate (tutte), ma è ancora più impressionante vedere come la città assiste indifferente ad uno scempio del genere. Ho detto la città? Ho sbagliato, dovevo dire i reggini. Perché la città in realtà farà come ha fatto sempre, per migliaia di anni: si adatterà. Modificherà il suo aspetto, le sue esigenze, alla nuova situazione. Le palme un giorno, purtroppo presto, non faranno più parte del contesto cittadino o ne rimarranno solo alcune varietà, quelle non attaccate dal punteruolo rosso. Che cosa mai sarà! I fichi d’india qui da noi non esistevano, prima della scoperta dell’America, anche gli agrumi sono stati importati, il bergamotto si è adattato sviluppando una specie particolare che vive solo qui; la flora, e anche la fauna se vogliamo, si sono sempre adeguati alle situazioni del momento. Punteruolo a parte, Reggio è una città che sembra attirare i parassiti. Il parassita è quanto di peggio possa esistere, si appropria e si nutre di ciò che non è suo, lo fa senza alcun diritto e spesso senza alcuno sforzo, quasi sempre portando la propria vittima alla morte. Di solito attacca le piante, che immobili ben poco possono fare per difendersi. Oppure animali malati, o esseri umani in condizioni disagiate, in difficoltà. A Reggio ci sono altri tipi di parassiti oltre al punteruolo rosso, e anche loro prosperano nutrendosi della loro vittima. Il massone, il mafioso, il politico corrotto, sono figure ormai consolidate nell’immaginazione popolare come responsabili dei problemi che attanagliano Reggio e i reggini al punto da strangolare mortalmente l’economia cittadina e di conseguenza mettere in grave pericolo la sopravvivenza dell’intera società. Non passa giorno senza che i giornali locali, ma anche quelli nazionali, non dedichino almeno un pezzo alla disastrata situazione reggina. E la litania è sempre la stessa: ndrangheta, politica, massoneria, ndrangheta, politica, massoneria, ndrangheta, politica, massoneria.... ogni tanto una bella iniezione di servizi segreti, magari qualche bel faccendiere internazionale. Parassiti. Ma un bell’articolo sull’apatia della loro vittima, ancora non l’ho letto. La vittima è il popolo reggino, la città è solo un contenitore che prende di volta in volta la forma del suo contenuto. I reggini non reagiscono mai, si girano dall’altro lato, al massimo stanno a guardare. Oppure, peggio ancora, aiutano i parassiti a farsi strada e a volte diventano parassiti anche loro. La città reagirà, i reggini no. D’altronde, se non reagiscono contro un qualsiasi “punteruolo”.....
Magazine Informazione regionale
Il punteruolo rosso, coleottero parassita della palma, sta distruggendo un patrimonio botanico di valore incommensurabile, ma soprattutto sta distruggendo una parte di storia di Reggio. E ne sta modificando l’immagine. È lacerante, per me, vedere piante pluridecennali rinsecchirsi e perdere le foglie velocemente, lasciando in piedi il tronco spoglio simile ad un obelisco funebre. È impressionante vedere tutte le palme cittadine malate (tutte), ma è ancora più impressionante vedere come la città assiste indifferente ad uno scempio del genere. Ho detto la città? Ho sbagliato, dovevo dire i reggini. Perché la città in realtà farà come ha fatto sempre, per migliaia di anni: si adatterà. Modificherà il suo aspetto, le sue esigenze, alla nuova situazione. Le palme un giorno, purtroppo presto, non faranno più parte del contesto cittadino o ne rimarranno solo alcune varietà, quelle non attaccate dal punteruolo rosso. Che cosa mai sarà! I fichi d’india qui da noi non esistevano, prima della scoperta dell’America, anche gli agrumi sono stati importati, il bergamotto si è adattato sviluppando una specie particolare che vive solo qui; la flora, e anche la fauna se vogliamo, si sono sempre adeguati alle situazioni del momento. Punteruolo a parte, Reggio è una città che sembra attirare i parassiti. Il parassita è quanto di peggio possa esistere, si appropria e si nutre di ciò che non è suo, lo fa senza alcun diritto e spesso senza alcuno sforzo, quasi sempre portando la propria vittima alla morte. Di solito attacca le piante, che immobili ben poco possono fare per difendersi. Oppure animali malati, o esseri umani in condizioni disagiate, in difficoltà. A Reggio ci sono altri tipi di parassiti oltre al punteruolo rosso, e anche loro prosperano nutrendosi della loro vittima. Il massone, il mafioso, il politico corrotto, sono figure ormai consolidate nell’immaginazione popolare come responsabili dei problemi che attanagliano Reggio e i reggini al punto da strangolare mortalmente l’economia cittadina e di conseguenza mettere in grave pericolo la sopravvivenza dell’intera società. Non passa giorno senza che i giornali locali, ma anche quelli nazionali, non dedichino almeno un pezzo alla disastrata situazione reggina. E la litania è sempre la stessa: ndrangheta, politica, massoneria, ndrangheta, politica, massoneria, ndrangheta, politica, massoneria.... ogni tanto una bella iniezione di servizi segreti, magari qualche bel faccendiere internazionale. Parassiti. Ma un bell’articolo sull’apatia della loro vittima, ancora non l’ho letto. La vittima è il popolo reggino, la città è solo un contenitore che prende di volta in volta la forma del suo contenuto. I reggini non reagiscono mai, si girano dall’altro lato, al massimo stanno a guardare. Oppure, peggio ancora, aiutano i parassiti a farsi strada e a volte diventano parassiti anche loro. La città reagirà, i reggini no. D’altronde, se non reagiscono contro un qualsiasi “punteruolo”.....
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