I risvegli da un bel sogno spesso non sono bruschi come quelli da un incubo, ma lasciano l’amaro in bocca. La Francia lo percepisce ancora, sulle proprie pupille gustative, ma riuscirà sicuramente a farlo svenire con un bel bicchiere d’acqua. Fresca, come la gioventù, la fase della vita dove impari a crescere anche prendendo qualche sberla. Come quella ricevuta dalla Spagna, nemmeno troppo sonora ma tanto ingiusta quanto indicativa.
Il biglietto per il Brasile stava lì, si poteva toccare con mano, ma poi sono arrivati gli spagnoli, i marziani che allo Stade de France sono venuti senza navicella, ma hanno ugualmente conquistato la vittoria. La loro tattica? Sempre la stessa: un’estenuante possesso palla che nel momento in cui inizia a sembrare fine a se stesso si trasforma in una macchina cinica e letale. Questa Spagna si poteva battere, è vero. Ma non ancora.
Per adesso bisogna accontentarsi di una Francia giovane, bella e di conseguenza immatura. Accontentarsi di vedere un Pogba che giganteggia di fronte ai centrocampisti più forti del mondo per quasi 80 minuti, prima di perdersi in soli sessanta secondi. Accontentarsi di far soffrire (e tanto) i campioni di Europa e del Mondo anche in inferiorità numerica, senza però poi riuscire a raccogliere quanto seminato. Accontentarsi di una squadra che gioca con una grinta ed una voglia che sembravano essersi perse tra i meandri della gestione Domenech e Blanc.
Accontentarsi, ma non per sempre. E nemmeno per troppo tempo. La Francia sta crescendo ed anche se in Brasile, probabilmente, non ci andrà col volo diretto, lo scalo sarà sicuramente piacevole. Deschamps è più un padre che un Ct: “Non ho alcun rammarico, si tratta di un peccato di gioventù. Prima ha fatto vedere a tutti il suo talento”, ha dichiarato riguardo l’espulsione di Pogba. Didì sa di avere in casa un fenomeno e non esiterà a dargli un’altra chance. Che Paul, stavolta, non sbaglierà.
Certo gli errori li ha commessi anche Deschamps. Perchè tenere in campo un Benzema ectoplasmico per tutti e 90 minuti ed inserire Giroud – nettamente più in palla, come dimostrato contro la Georgia – solo nel recupero? Forse Didì si aspettava che l’attaccante dell’Arsenal fosse in modalità Vicente Calderon – quando entrò all’87′ e segnò l’1-1 tre minuti dopo – , ma non è sempre così facile tirar fuori il coniglio dal cilindro. Peccato di gioventù, anche questo.
Questa generazione di Galletti, però, è destinata a maturare presto. Non ci saranno gli Henry ed i Trezeguet, ma quelli è meglio scordarli e dare pienamente fiducia ad un Varane che ha annullato Villa senza batter ciglio, ad un Pogba di cui abbiamo già detto tutto, ad un Matuidi che farebbe gola a tante nazionali top, ad un Valbuena che sta finalmente riuscendo a esprimersi ai massimi livelli ed a un Ribery che sa bene cosa può riuscire a dare.
Perchè la storia (calcistica e non) insegna che spesso una sconfitta può essere più importante di una vittoria.
“Senti, ma lo sai che conservo ancora una cartolina che mi hai spedito da Capo Nord nel ’66 in norvegese, credo avesse una scritta. E sotto la traduzione diceva “Tutto quello che esiste è bello!!!”, con tre punti esclamativi… ma tu ci credi ancora?”.
“Ai punti esclamativi no, non ci credo più”. Invece la Francia deve crederci, perchè nella sua meglio gioventù può scriverne ancora tanti.
Marco Trombetta