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Il punto sulla campagna elettorale americana

Creato il 19 agosto 2012 da Dave @Davide

 

Il punto sulla campagna elettorale americana

ll’Election Day del 6 novembre – mai così in bilico, negli ultimi anni – mancano ancora poco meno di tre mesi, ma i toni dello scontro frontale fra il ticket democratico (Obama-Biden) e quello repubblicano (Romney-Ryan) hanno già raggiunto vette di accuse reciproche: così, se da una parte i Repubblicani – stavolta – stanno cercando di presentarsi come i veri difensori di Medicare, il sistema di assicurazione medica che nella loro propaganda l’amministrazione Obama starebbe distruggendo per finanziare la sua riforma, i Democratici hanno vita facile nel presentare il duo avversario come fautore degli interessi di banche ed enti finanziari. Joe Biden recentemente non ha usato mezzi termini, dicendo che le visioni di Romney e Ryan su Wall Street e il mondo dell’alta finanza “rimetteranno gli americani in catene“.

“Romney is going to put y’all back in chains” (Joe Biden, 14 agosto 2012)

I toni della campagna elettorale sono da tempo over-the-top: basti pensare all’influenza di personaggi come Trump o i fratelli Koch sulla parte repubblicana, che non manca di riferirsi – ora velatamente, ora in maniera più diretta – ad Obama come ad un “foreigner” (uno straniero), per conquistare il voto dei conservatori più radicali, affascinati dalla retorica pseudo-sudista. Nella settimana a venire – si legge su Politico – gli sforzi dei Democratici si concentreranno nel presentare le posizioni di Paul Ryan sul tema dell’aborto, sottolineando la sua proposta al Congresso di tagliare i fondi al “Planned Parenthood” (l’organizzazione che fornisce servizi sanitari per le donne in gravidanza e promuove posizioni abortiste) e la sua totale chiusura in materia; così facendo, Obama pensa di allargare il suo margine di vantaggio su Romney nelle intenzioni di voto femminili.

Il punto sulla campagna elettorale americana

C’è, infine, la carta del “disertore”, l’ex membro della fazione avversa che attraversa le barricate per unirsi a quelli che un tempo erano i suoi avversari; la presentazione e lo speechdel “deluso” sono tradizionalmente una parte importante delle convention americane, tanto da meritare uno spazio dedicato. Lo furono nel 2004, quando George W. Bush scelse per questo ruolo il senatore democratico Zell Miller, e nell’elezione successiva, quando McCain potè contare sull’apporto nientemeno che di Joe Lieberman – il vice di Al Gore che nel 2000 perse le contestatissime elezioni presidenziali che segnarono l’inizio del primo mandato di Bush – e Barack Obama scelse Susan Eisenhower – nipote del celebre “Ike”, ex Presidente e protagonista dello Sbarco in Normandia.

Il nome dell’ex repubblicano di quest’anno è stretto nel riserbo dello staff di Obama (che però l’ha annunciato come una personalità di primo piano), mentre la campagna Romney ha individuato una spalla nel parlamentare afroamericano Artur Davis, già co-autore della campagna elettorale pro-Obama del 2008. Un intervento di Davis è previsto per la convention repubblicana di Tampa, che avrà luogo dal 27 al 30 di agosto nella città della Florida.



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