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Il punto sulla Siria

Creato il 26 agosto 2013 da Dave @Davide

Il punto sulla Siria

A quasi una settimana dagli attacchi chimici di Damasco, le cui stime di uccisioni variano dalle 400 a ben oltre le 1.000 unità, oggi gli ispettori delle Nazioni Unite sono giunti in Siria e sono stati accolti dagli spari dei cecchini non appena entrati nella zona in mano ai ribelli. A livello internazionale, la situazione è intricata: la «linea rossa» del ricorso ad attacchi di questo genere, tracciata da Obama ormai un anno fa, è stata ampiamente superata, ma lo stallo nei riguardi dell’intervento rimane.

Il ministro degli Esteri britannico William Hague e il suo premier, David Cameron, hanno dichiarato che il Regno Unito potrebbe entrare in guerra pur senza risoluzione ONU che autorizzi l’intervento (peraltro probabile oggetto di veto da parte di Cina e Russia). Ad Amman, capitale giordana, oggi si sono incontrati i capi di stato maggiore americano e britannico, Martin Dempsey e Nick Houghton, per discutere delle opzioni di intervento militare.

Obama, incredibile a dirsi, è ancora piuttosto dubbioso, anche per la sua personale mancanza di volontà di impegnarsi in un’altra operazione militare. Domenica un senatore Repubblicano, Bob Corker, ha dichiarato che per intervenire il Presidente avrà bisogno del parere del Congresso (che però non aveva richiesto per intervenire in Libia, a ben vedere). Nel frattempo la flotta statunitense converge nel Mediterraneo e le truppe di terra sono in stato di massima allerta.

Un intervento in Siria, vista l’evoluzione dello scontro tra le forze di Assad e i ribelli, avrebbe un’eco non di poco conto: tra le file dei lealisti militano da tempo soldati libanesi di Hezbollah; Israele, recentemente oggetto di lanci di razzi sulle alture del Golan, è fra i fautori della missione internazionale. In Europa non sono d’accordo nemmeno Francia e Germania: la prima è iper-favorevole all’intervento, la seconda preferisce altre soluzioni, come dichiarato sia dal ministro degli Esteri di Berlino de Maiziere che dalla stessa Angela Merkel. La Turchia, da tempo in prima linea per le accuse al regime di Assad, preme per il ricorso alle operazioni militari – con o senza risoluzione ad hoc delle Nazioni Unite.

La Cina e la Russia, anche per motivi geostrategici di approvvigionamento di risorse energetiche, ce la metteranno tutta per opporsi ad attacchi internazionali sul suolo siriano. Mosca ha già dichiarato di accogliere le ispezioni ONU, ma ha anche speso parole sull’«instabilità» a cui un intervento americano condannerebbe l’intera regione. La Cina, più attendista e calcolata, ha diffuso una nota in cui vede la soluzione politica come l’unica percorribile. Almeno per ora, questo è quanto.

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