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Il Purgatorio e il ParadisoSac. Dolindo RuotoloApostolato...

Da Eleonoraely
Il Purgatorio e il ParadisoSac. Dolindo RuotoloApostolato...

Il Purgatorio e il Paradiso
Il Purgatorio e il ParadisoSac. Dolindo RuotoloApostolato...
Sac. Dolindo Ruotolo
Apostolato Stampa - NapoliRiano – Sessa Aurunca 1984
Cap. IV


La purificazione è un bisogno dell'anima
Non è un atto di severità da parte di Dio, è assurdo il pensarlo, perché Dio è amore, e per lo stato di grazia dell'anima, Dio l'ama di smisurato amore, ma è un bisogno dell'anima medesima. L'adorante apprezzamento che ha di Dio, le fa considerare la sua infinita santità, e non vuole raggiungerlo per goderlo, senza essere tutta Purificata.
Sarebbe del resto per lei un tormento e non una gioia l'andare in Paradiso, come è tormento per un occhio infermo la luce e la visione di un panorama, o per uno stomaco malato la sazietà del cibo saporoso, o per una persona rivestita di abiti laceri e macchiati, l'ingresso in una festa regale.
Per l'amore infinito che attira l'anima, e per il desiderio della purificazione che essa ha, si capisce bene perché Dio vuole che l'anima sia soccorsa dal suffragio che l'aiuta a purificarsi, e perché l'anima si rivolge alla Chiesa militante, che è ricca dei tesori della misericordia di Dio, dei meriti di Gesù, di Maria SS.ma e dei Santi. E' logico, perché l'anima finché non giunge a Dio, è ancora viatrice, benché fuori della vita terrena, e per purificarsi deve attingere alle fonti della Chiesa pellegrina.
Dio non vuole purificare l'anima con un atto di misericordia, per signorilità squisita direi quasi, perché chi paga della propria moneta o della moneta di chi gli è associato nella vita, è più soddisfatto e gode di più di chi non paga ma riceve come elemosina il saldo del debito. Dio sembra severo quando dice che occorre pagare sino all'ultimo quadrante, ma in realtà Dio è buono, perché non vuole che l'anima entri nel Cielo come debitrice, sia pure di uno spicciolo, ma vi entri come regina, con un diritto di giustizia. 
Abituati come siamo alla superficialità dei nostri apprezzamenti sulla bontà di Dio, e completamente ignari delle armonie mirabili del suo amore, stentiamo a capire la bontà divina nella sua giustizia amorosissima, quando permette che gemiamo e soffriamo sia nella vita presente che in quella di oltretomba.
Il dannato odia Dio!
Per il dannato il caso è molto diverso, perché l'anima, non essendo in grazia di Dio, sceglie volontariamente ed ostinatamente uno stato di completa separazione da Lui; è tutta concentrata in se stessa per l'orgoglio, odia Dio perché quell'infinita grandezza contrasta con il proprio orgoglio, vuole rimanere, odiando, in quello stato che è come il proprio ambiente e il proprio regno, rifiuta ogni misericordia, come una menomazione del proprio orgoglio, è tutta nel male, è tutta nell'odio, e il male le produce una infelicità disperata ed ostinata, nella quale vive, e dalla quale non vuole separarsi, perché nel suo odio contro Dio, del quale non può non riconoscere la maestà e l'amore, considera come un dispetto contro di Lui la propria dannazione.
Un figlio che odia il padre, che conosce amoroso verso di lui, gli fa il massimo dispetto allontanandosi dal suo amore e perdendosi fra la gente di cattiva vita. Si trova in un abisso di pene, ma ci rimane e non risorge dal suo stato per odio verso il padre, al quale può dare almeno il dolore di vederlo perduto. Per questo odio contro Dio, i demoni ed i dannati cercano di perdere le anime, e bramano tirarle con loro nella infelicità. Il vizioso vorrebbe gli altri viziosi come lui, il ladro vorrebbe avere compagni ladri come lui. Anche sulla terra il male è terribilmente diffusivo e tende alla propaganda ed allo scandalo. I perversi vogliono la perdizione degli altri che vivono nel bene e nella pace per l'occulta e tremenda invidia che hanno della loro felicità. Se gli uomini considerassero che cosa è l'Inferno, non sarebbero così stolti da cadervi, e da rimanere disperatamente dannati per tutta l'eternità!


Come può il fuoco tormentare uno spirito?
Riguardo al fuoco del Purgatorio come a quello dell'Inferno, ci si affaccia una difficoltà gravissima: come può il fuoco tormentare l'anima, i dannati ed i demoni che sono spiriti? Dalle apparizioni delle anime purganti e dannate, e dalle evidenti bruciature che hanno lasciato come un segno della loro presenza, si rileva chiaro che quel fuoco ha qualche cosa di materiale; e allora come può tormentare uno spirito?
Ecco le soluzioni di queste difficoltà.
Noi sappiamo, scientificamente che negli uomini le sensazioni dolorose passano per i sensi, giungono al cervello, e vanno all'anima. E nell'anima e per l'anima che si percepiscono. Un morto non sente dolore, perché non ha l'anima; un anestetizzato completo non sente dolore, perché i sensi, essendo inerti per l'anestesia, non trasmettono le dolorose sensazioni al cervello e quindi all'anima. L'anima è quasi fuori del corpo, perché non può servirsene. L'anestesia è come una morte temporanea; il corpo vive, sì, ma quasi meccanicamente, perché gli organi della vita non sono ancora in dissoluzione, ma sono come addormentati profondamente.
Ora il fuoco del Purgatorio partendo quasi dall'anima stessa, come parte del nucleo scisso dell'atomo, è nell'anima, non ha bisogno dei sensi e dei nervi per giungervi, è una totale e tremenda sensazione di tutti i dolori corporali, senza alcuna attenuazione.

Ecco perché il fuoco del Purgatorio e dell'Inferno, non può trovare alcuna analogia col fuoco della terra, che le anime purganti chiamano aura freschissima, al paragone del fuoco che le purifica.Ecco perché il fuoco del Purgatorio dà all'anima le sensazioni di dolore le più opposte: il freddo e il calore spaventoso, la fame canina e la sazietà opprimente, l'inerzia e l'agitazione ecc., a, seconda delle colpe che debbono espiarsi. Rivivono, per così dire, nell'anima tutti i sensi del corpo, ma in una maniera intensissima, perché totale.
Ne abbiamo un esempio pallido in un quel fenomeno scientifico detto riferimento ai sensi. 

Chi ha subita una operazione, ed ha avuto asportato un piede, avverte al posto del piede la stessa sensazione dolorosa che aveva prima, benché il piede non ci sia. La sensazione è tutta nell'anima, che, quasi per inerzia, continua a riferirsi al membro infermo che essa informava. Questo fenomeno avviene spesso anche nell'estirpazione di un dente: si avverte il dolore nell'alveo della gengiva dove il dente non c'è più. Questi fenomeni sono intensi come lo erano prima dell'operazione, quando cambia il tempo, quando fa tempesta ecc.L'anima purgante ha avuto il corpo nella vita terrena, e questo corpo, anche quando è ridotto in polvere, è destinato alla resurrezione, e quindi è sempre dell'anima a cui appartiene, e l'anima ha un riferimento costante al corpo che informò, e che dolorosamente, fu mezzo e strumento dei peccati che essa commise, e per i quali si trova fra le fiamme. Il suo riferimento al corpo che ebbe nella vita terrena non è un semplice riferimento scientifico al quale abbiamo accennato, è un riferimento di profondo dolore, di amore verso Dio, offeso dai peccati commessi col corpo, e di desiderio di riparazione. Il fuoco che la tormenta diventa per lei come un corpo di espiazione, e quindi può tormentare lo spirito nel suo riferimento al corpo che ebbe in terra.
Questa terribile realtà spiegherebbe la pietà che tutti i popoli hanno avuta ed hanno tuttora per i corpi dei defunti. Le anfore, le monete, i cibi posti col cadavere, i fiori, le corone, le imbalsamazioni, le leggi severissime contro i profanatori delle tombe ecc. ci dicono che subcoscientemente l’umanità ha sentito che il corpo si riferisce ancora all'anima come se fosse vivo. Per questo il bellissimo costume cristiano, di volere la sepoltura in luogo sacro, per santificare il cadavere e attrarre sull'anima la misericordia divina. Per questo le commoventi preghiere della Chiesa sui cadaveri, implorando su di essi la misericordia del Signore, quasi che fossero ancora viatori.
La cremazione dei cadaveri è un uso barbaro, un incrudelire quasi sul corpo che fu tempio di Dio, una miserabile espressione d'incredulità, ed è la somma profanazione di un cadavere. Anche l'uso moderno di porre i cadaveri non nella terra, ma in casse di zinco saldate e riposte nei loculi, in preda della putredine e dei vermi, è un uso brutto e da riprovarsi. La sepoltura cristiana è nella terra santificata, dove il corpo si dissolve sì, ma si dissolve quasi confessando la grandezza di Dio, e ritornando alla terra donde fu tratto da Dio per opera dello Spirito Santo.
Nel Purgatorio il fuoco che tormenta l'anima è attenuato dall'amore e dalla speranza dell'eterna gloria. L'anima soffre come soffrirono i Santi sulla terra, in piena unione alla Divina Volontà, e possiamo dire piena di gaudio per ogni colpa che è purificata dal fuoco doloroso, e che accresce il suo amore ed il suo sospiro a Dio, Infinito Amore. Anche sulla terra chi fa un bagno di mare, pur subendo il fastidio dell'acqua fredda, prova un benessere tale, da fargli sentire persino il bisogno di manifestarlo.
Nell'Inferno invece il fuoco tormenta i dannati in una disperazione spaventosa, perché quel fuoco è il loro stato, volontariamente ed ostinatamente scelto; e poiché il dolore disperato eccita terribilmente l'ira, essi sono in uno stato di tremendo odio e si tormentano a vicenda. La sofferenza che espia, mette l'ordine e la pace, la sofferenza disperata genera il disordine e il sempiterno orrore, come disse Gesù.
Io non so pensare ad un'anima che si perde, ad una anima dannata; mi fa una pena profondissima. E, per carità, non dite mai: Io mi danno, io vado all'Inferno... Per carità, figli miei, per carità, per carità, voi dovete salvarvi! E' orribile il dannarsi, è irrimediabile!... A costo di ogni sacrificio dovete salvarvi!... Per questo Gesù, nell'impeto del suo Cuore, disse: Se l'occhio tuo, il piede, la mano ti scandalizza, e quindi ti mette nella condizione di andare perduto; strappali, recidili, perché è meglio andare minorato nel Regno di Dio che andare sano corporalmente nel fuoco eterno (cfr. Mt. 5, 29-30).
Salviamoci, figli miei, salvatevi; si tratta di eterna gioia o di eterna disperazione! ...
(continua)

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