Giuseppe Pellizza, Il quarto stato
1895-1898
olio su tela; 293 x 545
Milano, Galleria d’arte moderna
Buon primo maggio a tutti con il quarto stato!!!
La lunga elaborazione che precedette l’esecuzione definitiva del grande capolavoro di Pellizza risultò necessaria alla missione intellettuale e sociale che l’artista volle assumersi nel rappresentare la marcia dei lavoratori come l’avanzare sicuro di una nuova forza verso il progresso e verso la consapevolezza della propria dignità umana. Pellizza pensava a un quadro sociale almeno dal 1891, quando aveva realizzato un bozzetto di una scena dal vero intitolata Gli ambasciatori della fame, seguito da altri nel 1892 e da diversi studi su carta. La sua preparazione tecnica era stata accompagnata, inoltre, dall’applicazione intellettuale e filosofica sui testi fondamentali del socialismo – Marx, Engels, Bebel - e dal vivo interesse per l’evolversi delle lotte popolari. Dopo la realizzazione di Fiumana dal 1895 al 1897, Pellizza s’impegnò in un’ulteriore sintesi compositiva di un respiro più universale, iniziata nel 1898 e dapprima intitolata Il cammino dei lavoratori. La scelta di mutare il titolo in Quarto stato, che avvenne nel 1902 poco prima di inviare la tela alla Quadriennale di Torino, era scaturita dalle definizioni giornalistiche della stampa socialista e da una rilettura della Storia della rivoluzione francese di Jean Jaurès dove si parlava delle due componenti del terzo stato, quella borghese e quella proletaria. Nella grande tela divisionista, una straordinaria forza espressiva scaturisce dal saldo impianto delle figure monumentali che evoca quello dei grandi affreschi rinascimentali (come la Scuola di Atene di Raffaello), nonché dalla luminosità eroica della schiera dei lavoratori in primo piano, che sottolinea la volontà di “glorificazione” di un’intera classe che procede dall’oscuro tramonto di un tormentoso passato verso un radioso avvenire.