I.la donna-ragno
scopriamo quindi che Christine è la rappresentazione di quel concetto di donna che la chiesa cattolica (ma non solo) si è impegnata nei secoli a preservare, condizionando certa cultura occidentale e- sicuramente- buona parte di certa letteratura: la tentatrice. la rilettura (post-)moderna- e romanzata- di questa caratterizzazione non poteva esimersi dall’assommarle anche diversi altri aspetti tutti in egual modo riferibili all’archetipo della “mangiatrice di uomini” rampante, spietata e egoista: c’è, quindi, una traslazione iconica: la donna che assume i caratteri e i valori tradizionalmente associati alla figura maschile. non per niente, la nostra Christine è, anche fisicamente, estremamente androgina: seni appena accennati, capelli corti, zigomi affilati.
II.Maria
III.Gerard Reve
il protagonista stanzia inquieto sul fondo del barile: è un relitto ripugnante abbandonato ai propri vizi e alle proprie meschinità, alcolizzato e bisessuale tuttavia profondamente, irrimediabilmente cattolico. sin dall’inizio è alla ricerca della via per la propria salvezza, o perlomeno sembra. ma il finale (tra l’altro: camera fissa su un crocifisso) annacqua grossolanamente qualsiasi lettura soteriologica riservata al suo personaggio: per lui c’è la salvezza, nel senso più prosaico di sopravvivenza, ma nessuna redenzione o riscatto.
la visione della religione (solo suggerita) che traspare dall’opera ha a che fare, principalmente, con la violenza e il caos. la fede cristiana che il protagonista ostenta e a cui sembra così intimamente legato risulta, alla fine, essere solo un tentativo ordinatore (raziocinante), una forza che cerca di categorizzare qualcosa di dinamico (la vita stessa), un freno teso a contenere la sua altrimenti straripante libido. senza successo, ovviamente.
titolo originale: De vierde manun film di Paul Verhoeven1983