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Il quidditch, lo sport più amato dai maghi del mondo di Harry Potter, è arrivato nel mondo reale, anche in Italia. Per capirne di più, abbiamo intervistato Michele Clabassi, presidente della nascente AIQ, l’Associazione Italiana Quidditch.
Come e dove è nata l’idea di trasportare il quidditch nel mondo reale?
L’idea è nata nel 2005 da un gruppo di amici che frequentavano il Middlebury College, nel Vermont. Avevano la tradizione di giocare a bocce assieme alla domenica, e a un certo punto hanno deciso di cambiare e hanno provato a immaginare come si potesse adattare al quidditch. Da lì è arrivata la prima Coppa del Mondo nel 2007, a cui hanno preso parte solo due squadre. Questo aprile si è giocata la sesta edizione, a cui hanno partecipato ben 80 squadre. Nel frattempo si è passati sempre più dal “gioco” allo “sport”: l’associazione internazionale che se ne occupa – IQA – ha continuato a svilupparsi, e di recente stanno nascendo le prime associazioni nazionali.
Come si gioca a quidditch? Quali sono le regole fondamentali?
Si gioca in un campo a forma di… capsula, con 3 anelli a entrambe le estremità, 7 giocatori per squadra in campo, più un 15esimo elemento imparziale che svolge il ruolo del Boccino d’Oro potteriano. I 3 cacciatori e il portiere giocano con la Pluffa, tentando di segnare in uno dei tre anelli avversari; i 2 battitori, invece, usano i bolidi (3 in tutto) per colpire gli avversari ed eliminarli temporaneamente dal gioco, in stile dodgeball; il cercatore, infine, insegue il Boccinatore (Snitch Runner), tentando di prendere il Boccino – una palla da tennis dentro a un calzino, infilata nei pantaloni del boccinatore – mentre il boccinatore è autorizzato a maltrattarlo, nei limiti richiesti dalla sicurezza. Sono autorizzati vari tipi di contatto, dalla spinta con la mano al placcaggio. Si gioca con una scopa lunga circa un metro tenuta tra le gambe, che ha il duplice scopo di mantenere l’aspetto ridicolo dello sport anche ai livelli più competitivi, e di aggiungere un aspetto tecnico a quelli atletici (si corre in modo diverso, si gioca soprattutto a una mano sola…), alla pari di elementi quali il palleggio nella pallacanestro, il limite di passi nella pallamano, il passaggio all’indietro nel rugby, i pattini nell’hockey, e via dicendo.
Una curiosità: la scopa che utilizzate è una Nimbus 2000 o una Firebolt?
La scopa che la maggioranza degli italiani finora usa è stata battezzata “Nuvola”. È composta di PVC e gommapiuma o materiali simili, e pur ricordando la forma di una scopa dà meno l’idea di un gioco di ruolo dal vivo.
Come è arrivato in Italia il quidditch?
A fine 2011 avevo sentito di una squadra a Mestre, formata da ragazzi di scuola media/inizio superiori, che è tuttora esistente ma interagisce poco con le altre squadre. Ho aperto una pagina su facebook (Italia Quidditch) e un po’ alla volta ho iniziato a raccogliere interessi in tutta Italia, compreso il nucleo di quelli che ora sono i Milano Meneghins, la mia squadra. Qualcuno probabilmente aveva già avuto la prima idea anche senza la mia pagina, ma credo che abbia fatto da punto focale affinché non fossero sforzi separati. Nel settembre 2012 ci siamo dati un organo ufficioso fatto dai giocatori per giocatori, il MAGiQ (di cui è stato segretario Dario Donnarumma di Napoli), ed ora siamo arrivati ad essere registrati come una A.S.D, e cioè Associazione Sportiva Dilettantistica.
Qual è quindi il compito dell’AIQ, l’Associazione Italiana Quidditch?
Il compito della AIQ è di organizzare e promuovere il quidditch in Italia, fornendo una struttura di riferimento e un modo per organizzare un campionato nonostante l’impossibilità attuale di un calendario regolare, cercando attivamente di portare alla creazione di nuove squadre sul territorio nazionale. Inoltre, l’AIQ rappresenta la IQA in Italia e l’Italia presso la IQA, dunque se prima per giocare gli eventi ufficiali IQA bisognava diventare squadra ufficiale presso di loro, ora il tesseramento alla AIQ si traduce anche in riconoscimento a livello internazionale.
Quale diffusione prevedi che avrà il quidditch?
Finora a livello internazionale ogni anno il numero di squadre è almeno raddoppiato: in Italia abbiamo forse una mentalità un po’ più ristretta, ma siamo comunque sufficientemente vicini a quei numeri. Quindi quello che mi aspetto è raggiungere 15-20 squadre attive per la fine del 2014, per riuscire a portare l’idea del quidditch in qualche scuola e per farci vedere in tutta Italia tramite alcuni eventi promozionali. Vogliamo che passi l’idea che non siamo solo dei nerd che non si lasciano scoraggiare dalla mancanza della magia.
Perché un giovane dovrebbe giocare a quidditch?
Un giovane dovrebbe giocare a quidditch perché, come dicevo prima, non è solo per nerd e potteriani. Dovrebbe giocare a quidditch perché, nonostante quello che può sembrare a sentirne parlare la prima volta, è uno sport atletico, di contatto, con squadre miste per regolamento, dove può capitare di vedere una ragazza alta un metro e rotti placcare il tipico rugbista alto due metri. Dovrebbe giocare a quidditch perché è uno sport per gente che sa quando non prendersi sul serio e sa prendere sul serio anche cose che gli altri classificano come “da sfigati”. Dovrebbe giocare a quidditch perché trasmette un gran senso di comunità, anche a livello internazionale. Dovrebbe giocare perché un torneo di quidditch è come mettere assieme il terzo tempo del rugby e il senso di appartenenza che si prova ad una convention sulla cosa di cui sei un fan sfegatato
Ultima domanda: quali sono (se ci sono) i requisiti richiesti?
Per fare parte di una squadra ufficiale servirà tesserarsi alla AIQ (presto il sito sarà online, o almeno il modulo d’iscrizione su www.italiaquidditch.com), ma non è fondamentale per fare i primi passi. Per informazioni c’è la pagina su FB già attiva da un po’, o l’indirizzo email info@italiaquidditch.com. Se qualcuno è interessato gli indicheremo la squadra più vicina e se non ce ne fosse una lo aiuteremo a crearne una nuova.