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Ho finalmente letto “Un’estate da ricordare” e devo riconoscere un intreccio ben congegnato e dei protagonisti singolari. Ma c’è un ma”. Un ma grande come l’Everest. Nel momento in cui i protagonisti si sfiorano per la prima volta, lui - cito:
"si fermò per darle la possibilità di protestare… di spezzare l’incantesimo del quieto desiderio che stava esplorando….Eppure il suo desiderio era curiosamente privo di urgenza fisica, era piuttosto un desiderio del cuore…”
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Io in un libro cerco la passione, l’ardore, lo stizzamento di stomaco. Quieto desiderio lo associo a trent’anni di matrimonio, la menopausa e l’artrite. Da un baldo giovane, se non ricordo male neanche trentenne, non lo posso proprio accettare. Quieto desiderio lo posso capire dopo una stressante giornata, spesa senza risparmiarsi, tra il lavoro ed i figli da seguire nei compiti e portare in palestra: “Amore mio, stasera ti desidero ma … non mi sento esattamente una pantera!”
Quando leggo, invece, voglio sognare, e voglio farlo in grande. Voglio grandi passioni che ti trasportano con la forza di un uragano, non di un fresco venticello! In questo libro, purtroppo non ho trovato quello che cerco. L’ho trovato pacato e malinconico, come un magone di settembre senza l’aspettativa speranzosa di giugno.
Allora vi chiedo, fans della Balogh, cos’è che vi piace tanto in lei? Perché la leggete? Provate a convincermi a cambiare idea…
Susanna