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Il Quinto Vangelo

Creato il 07 novembre 2013 da Wsf

Il Vangelo secondo Biff è infarcito di riferimenti biblici, sia reali che inventati (Biff cita ampiamente libri inesistenti come Dalmati, Secrezioni e Anfibi). Insieme al mio editor, abbiamo valutato i pro e i contro dell’eventualità di segnalare tali riferimenti con delle note a pie’ pagina, ma alla fine abbiamo deciso che avrebbero interrotto il flusso della storia. C’è un problema, però: se il lettore conosce abbastanza la Bibbia da individuare le citazioni, è probabile che decida di non leggere il romanzo.

Christopher Moore

 

Il Vangelo secondo Biff

Christopher Moore, al termine del suo romanzo, non giustifica le sue scelte narrative bensì propone al lettore una nuova percezione dei testi sacri: storia o finzione storica? Ad esempio, perché la Maddalena, per anni qualificata come ‘prostituta’ non viene mai definita come tale nelle Sacre Scritture? Proprio nelle mancanze che si trovano nei Vangeli Canonici si inserisce quest’opera di narrativa. E non si tratta di una provocazione, che comunque potrebbe essere giustificata, quanto di un profondo studio – nonostante l’autore stesso dirà in seguito che anche uno studio di decenni non gli avrebbe permesso di commettere errori. La realtà è che, indipendentemente dalla nostra conoscenza dei testi sacri, più o meno profonda, più o meno assente, il nuovo vangelo di Biff, potrebbe andare a rappresentare realmente un quinto Vangelo o quanto meno un’integrazione agli altri.

A proposito, lui si chiamava Gesù. Jesus è la traduzione greca dell’ebraico Yeshua, Gesù. Cristo non è cognome. È il corrispondente greco di messiah, un termine ebraico che significa unto. Non ho idea del significato della S in Gesù S. Cristo. È una delle cose che avrei dovuto chiedergli. E io? Io sono Levi detto Biff. Niente secondo nome. E Gesù era il mio migliore amico.

La trama di quest’opera si presenta alquanto semplice, anche se il lettore viene catapultato in un viaggio che lo porta lungo la storica Via della Seta:  Levi, detto Biff, conosce Gesù all’età di sei anni e da quel momento diventa il suo inseparabile amico per il resto della vita. Chi meglio di lui potrà narrarci allora l’infanzia e l’adolescenza di Gesù? I Vangeli raccontano infatti principalmente la nascita e gli ultimi anni – se non le ultime settimane – della vita del Cristo. Eppure Gesù è stato un bambino e un adolescente, non solo un adulto capace di portare in Terra i valori del Padre. Eppure Gesù è stato un ragazzo che ben conscio del suo compito ha dubitato e ha voluto capire, cercare e scoprire. Gesù è un ragazzo che consapevole del proprio voto di castità non solo evita l’approfondimento dell’amore con Maddalena ma in più cerca di scoprire l’affetto sessuale tramite l’amico Biff. Proprio per conoscere realmente colui che fu il Figlio di Dio, Biff viene risvegliato dopo duemila anni per scrivere un nuovo Vangelo: un Vangelo che parla di amicizie, avventure, sentimenti in ugual modo tipici di un normale adolescente dell’epoca e tipici di un fanciullo che sa di essere l’atteso Messia.

«Allora, che cosa sta facendo?» chiese lui.

«Mi sta spogliando».

«E adesso?».

«Si sta spogliando lei. Oh, cribbio. Ouch».

«Che c’è? State fornicando?».

«No. Si sta strusciando addosso a me, con leggerezza. Quando provo a muovermi mi dà uno schiaffo».

«E com’è?».

«Tu che cosa pensi? Come se qualcuno ti prendesse a schiaffi, stupido».

«Voglio dire, com’è sentire il suo corpo sul tuo? Hai la sensazione di peccare? È come se ti si stesse strusciando addosso Satana? Ti senti bruciare come fuoco?».

«Sì, ci hai preso. È proprio come dici tu».

«Stai mentendo».

«Ma che dici!».

Poi Gesù disse qualcosa in greco che non afferrai completamente, e la prostituta gli rispose, o quasi.

«Che cos’ha detto?» chiese Gesù.

«Non lo so, il mio greco è scadente».

«Il mio no, ma non ho capito che cos’ha detto».

«Ha la bocca piena».

Set si tirò su. «Non proprio piena» disse in greco.

«Ehi, questo l’ho capito!».

«Te l’ha preso in bocca?».

«Sì».

«Ma è atroce».

«Non sembra proprio».

«No?».

«No, Gesù, devo dirtelo, questo è proprio… oh, mio Dio!».

«Cosa? Che sta succedendo?».

«Si sta rivestendo».

«Hai finito di peccare? Basta?».

La prostituta disse qualcosa in greco che non capii.

«Che cos’ha detto?» chiesi.

«Che per la somma di denaro che le abbiamo dato non ti farà altro».

«Pensi di aver compreso la fornicazione, adesso?».

«Non proprio».

«Bene, allora dalle altri soldi, Gesù. Rimarremo qui fino a quando non avrai imparato tutto quello che ti serve».

«Sei davvero un buon amico a sopportare tutto questo per me».

«Non dirlo neanche».

«No, sul serio. Non c’è amore più grande di quello che un uomo prova per un amico».

«Questa è buona, Gesù. Dovresti ricordarla per il futuro».

L’opera è giunta a me – perché i libri a volte si scelgono e a volte ci scelgono – proprio nel momento in cui stavo pensando di avvicinarmi alla conoscenza della Bibbia cristiana (la Bibbia ebraica è composta da scritti differenti tra cui la Torah, a cui proprio Gesù e il suo amico Biff si riferiscono durante l’opera di Moore). La religione, così come i testi a cui è legata, deve essere infatti vista come cultura a sé stante, e non vi è motivo per cui anche gli atei non si debbano avvicinare a questa conoscenza. E Il Vangelo di Biff ha rappresentato per me non solo un’opera da cui trarre spunto, conoscenze e riflessioni bensì una letteratura moderna capace di essere tramite tra il sacro e il profano. Tra aneddoti, interessanti riferimenti a religioni differenti da quella cristiana e storia, Moore non manca nell’utilizzare una buona dose di umorismo e sarcasmo, quest’ultimo inventato proprio da Cristo in persona. Perché l’umorismo deve essere visto come blasfemia? Questo è quello che spesso accade alle opere che riprendono religioni e storie così largamente diffuse e trattate, e se invece Gesù fosse stato un burlone? In fondo il Figlio di Dio, se ci ha creato a immagine e somiglianza, racchiude in sé la nostra normalità. Ed è proprio questo il punto focale di quest’opera: Gesù racchiude l’umanità nella sua interezza e lo avvicina realmente al singolo, senza discriminazioni. Il Vangelo di Biff è quindi un’opera sì di fantasia, è narrativa – non dimentichiamolo – ma sa coniugare il Gesù umano al Cristo della Passione. Perché anche Gesù da bambino si divertiva ad uccidere le lucertole…poi però sapeva farle resuscitare.

Così, se vogliamo avvicinarsi ai testi sacri osservandoli, leggendoli e studiandoli al di là del loro valore spirituale e religioso, possiamo prendere in esame anche la letteratura moderna (Il Vangelo di Biff uscì in Italia nel 2008) andando a riscoprire non tanto i valori della Cristianità quanto i valori dell’umanità.

E Biff? Biff sarebbe potuto essere tranquillamente un Apostolo. Nella realtà così come nella fantasia. Perché Biff ha saputo vivere al fianco, ma non in ombra, di colui che già sapeva di chi era figlio. E non dev’essere stato facile essere amici del Messia.

«Lui è tornato».

«Lo so, l’ho letto».

«Era triste per quello che avevi fatto».

«Già, anch’io».

«E gli altri ce l’avevano a morte con te. Secondo loro, tu più di tutti avevi un motivo per credere».

«Per questo mi hanno eliminato dai Vangeli?».

«Probabile».

Entrarono in ascensore e la Maddalena premette il bottone per l’atrio. «A proposito, era Santificato».

«Cosa?».

«La S. Il suo secondo nome. Era Santificato. È un cognome. Ricordi? “Padre nostro, che sei nei cieli, sia Santificato il tuo nome”».

«Dannazione, non ci sarei mai arrivato».

 

Christopher Moore (Toledo, 1957) è uno scrittore statunitense. Cresciuto a Mansfield (Ohio), ha frequentato la Ohio State University e in seguito il Brooks Institute of Photography di Santa Barbara (California). Tutti i diritti degli scritti di Moore sono stati acquisiti o per lo meno opzionati da parte di produttori cinematografici, ma fino ad oggi non è stata realizzata alcuna trasposizione sul grande schermo. (Fonte web).


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