Tre racconti che hanno un esilissimo punto di contatto tra di loro ( una famiglia di circensi ) : la regina di Selvascura pur di avere un figlio non esita a mandare il marito al massacro contro un drago marino pur di mangiare il cuore della fantasmagorica creatura, ma non tutto andrà per il verso giusto.
Il re di Roccaforte si innamora di una donna solo a partire dalla sua voce soave . Ma non sa in realtà a chi quella voce appartiene anche se un incantesimo viene momentaneamente in suo soccorso.
Il re di Altomonte alleva una pulce fino a farla diventare di proporzioni gigantesche e poi per dare la figlia in sposa pone ai candidati una domanda a cui sembra impossibile rispondere.
Ma una specie di orco venuto dalle montagne risponde correttamente e si porta via la ragazza...
Il racconto dei racconti è il primo film diretto da Matteo Garrone girato in inglese, con un budget milionario per i nostri standard ( 12 milioni di euro, raccattati per la maggior parte all'estero) e testimonia ancora una volta la vocazione internazionale di uno dei nostri migliori registi ( se non il migliore assieme a Sorrentino) a cui evidentemente le logiche produttive del cinema italiano stanno strette , molto strette anzi troppo strette.
Garrone rischia osando con un genere poco frequentato qui da noi, il fantasy.
Ma non si ispira ai modelli hollywoodiani infarciti di computer grafica e di effetti speciali.
Prende come ispirazione un libro di racconti della tradizione popolare italiana, utilizza luoghi sempre italiani magari sconosciuti ai più ma dotati di incredibile fascino visivo e rilegge il genere con la sua sensibilità in modo assolutamente nuovo.
Nessun anello da cercare e nessuna battaglia epica di nani, oggi il fantasy al cinema ha questi parametri , ma tre storie che sembrano appartenere a un tempo perduto, tre favole macabre che fanno dell'ambientazione e di un modo di raccontare sommesso e rarefatto la cifra stilistica principale.
Il risultato è un ibrido multiforme e affascinante che sembra raccontare alcune di quelle favole meravigliose raccolte da Calvino in una magica antologia che andava a cercare tutte quelle storie nascoste nelle pieghe della narrazione popolare italiana.
Il racconto dei racconti è un qualcosa di cinematograficamente nuovo, stilisticamente diverso sia dal modello a cui evidentemente non si ispira ( quello hollywoodiano), sia dal cinema europeo che a memoria mia non aveva mai affrontato in questo modo un genere così ricco di pulsioni e suggestioni come il fantasy.
Il mondo disegnato da Garrone è un qualcosa di nuovo anche se è possibile rintracciarne le origini in altri film che hanno raccontato una sorta di altroquando italico come potevano essere alcuni film di Mario Bava, C'era una volta di Francesco Rosi, il Pinocchio di Comencini ( altra incursione capolavoro in un mondo strano e meraviglioso) ma anche L'armata Brancaleone di Monicelli.
Ma non c'è traccia di commedia ne Il racconto dei racconti: le varie storie che compongono il film sono a loro modo disperati apologhi sulla ricerca dell'amore e della felicità che si riflettono l'uno nell'altro declinando vari aspetti di quell'universo cangiante che è il sentimento amoroso.
Amore vuol dire sacrificio ed egoismo e questo lo sa la regina di Selvascura che non esita a rischiare la vita del marito pur di avere un figlio. E quando si accorgerà che suo figlio ha un gemello cerca di escludere i contatti tra i due per averlo per sé in esclusiva. Eppure l'altro figlio, cresciuto in una famiglia povera sembra infinitamente più felice e compiuto.
Amore non vuol dire solo sesso come sa bene il re di Roccaforte, erotomane senza speranza che viene messo alla prova da una sorta di contrappasso dantesco , forse l'unica storia che dentro la tragedia della follia delle sorelle ( l'amore fraterno anche qui fonte di egoismo) contiene dei brani genuinamente comici.
Amore non è solo un giocare inutile come impara bene il re di Altomonte che per il troppo azzardare si trova a dover consegnare l'amata figlia a un orco ( l'amore paterno e filiale , quello che era negato dagli eventi nel primo racconto).
In questo suo narrare l'amore pizzicando corde distorte , Il racconto dei racconti dimostra ancora una volta la sua unicità e la sua complessità.
Forse a livello di budget visivamente manca qualcosa in termini di effetti speciali e visivi ( comunque utilizzati in maniera parca ma incisiva) ma soprattutto di scenografie che sono abbastanza scarne ma molto più realistiche di quelle sfarzose messe in mostra nelle megaproduzioni di Oltreoceano.
Ma tutto viene compensato dal talento visivo di Garrone che utilizza magnificamente le sue locations e che lavora benissimo con il grande cast internazionale che ha a disposizione.
Ho sentito dire peste e corna di questo film, soprattutto dalla critica nostrana e il pubblico non ha risposto come ci si aspettava.
E allora forse ci meritiamo solo i cinepanettoni...
PERCHE' SI : originale, visivamente magnifico, grande cast internazionale, un nuovo modo di fare fantasy.
PERCHE' NO : arduo trovare difetti: una certa freddezza programmatica, le scenografie in certi frangenti un po' troppo spartane.
LA SEQUENZA : la regina che mangia il cuore del drago, la lotta finale con l'orco.
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
Forse il pubblico italiano non è ancora pronto.
Il fantasy è genere nobile e Garrone lo rilegge in maniera originale.
E' proprio vero : nemo propheta in patria
Spero che questo film non rappresenti una battuta d'arresto per la carriera di Garrone.
( VOTO : 8 / 10 )