Francesco Recami - Sellerio
Visto che nessuno ci ascolta sarò diretto e schietto: Recami non è il mio autore. Recami non mi convince. Secondo libro di Recami e seconda delusione, anche se minore della prima lettura.
Una storia immaginata in un posto senza nome e confini (anche se non so perché me la sono raffigurata subito in Francia) in cui un giovane adolescente, abituato a ficcare il naso dappertutto grazie alla sua passione per il libri di Simenon e del commissario dalla pipa straripante, si trova immischiato in una presunta truffa tra chiuse in stile parigino, neve alta mezzo metro e paesotto perduto nel nulla.
Una storia un po' gialla, un po' noir, un po' racconto di periferia, un po' pettegola, e un po' surreale.
I personaggi che si alternano intorno al ragazzino protagonista sono tristi, arrabbiati, all'eterna ricerca del colpo della loro vita che permetta loro di fuggire lontano, lontano, lontano...
Anch'io lo farei, visto la tristezza del luogo e la sua presunta 'inutilità' all'umanità.
Due ultime osservazioni, una negativissima e l'altra positiva.
Recami deve avere qualche 'problema' con i bambini, visto che li sequestra sempre, li vessa sempre, li abbandona sempre, li ferisce sempre, li mette in pericolo sempre. Cosa che - da padre di bambini piccoli - mi mette in agitazione all'istante e poi, devo dirlo, mi fa imbestialire. Ognuno ha le proprie debolezze.
Ma in effetti la cosa insospettisce.
La cosa positiva sono i titoli dei singoli capitoli, uniche piccole chicche che sembrano - non so quanto voluto - titoli delle famose inchieste del più famoso dei commissari letterari di tutti i tempi: Maigret.