Dopo la fine della guerra Erwin non ha ancora diciassette anni e precipita in un sonno ininterrotto. La guerra gli ha portato via tutto ciò che aveva di più caro al mondo e adesso passa tristemente da un treno all’altro, da un camion all’altro sempre dentro a un misterioso sonno senza sogni. E quando per un attimo apre gli occhi vede solo persone dai volti inespressivi, scialbi, insignificanti…
Non c’è da stupirsi, dunque, se non ricordo nulla di quel lungo viaggio. Mangiavo quello che distribuivano, o per meglio dire ciò che ne restava. Se non fosse stato per la sete, probabilmente non mi sarei neanche alzato per cercare un tozzo di pane. La sete, invece, mi torturò per tutto il cammino. Il solo vago ricordo di quel viaggio saturo di sonno, dunque, sono i fiumi, sulle cui rive mi inginocchíavo per bere. L’acqua fredda spegneva per un istante il bruciore che avevo dentro, ma durava poco. La sete riprendeva a tormentarmi. I profughi mi sorreggevano, mi portavano in braccio. Ogni tanto venivo dimenticato, poi qualcuno si ricordava di me e tornava a prendermi.
Erwin attende di imbarcarsi per Israele e non ha fatto altro che dormire durante il tragitto. E’ ancora vivo perché i suoi compagni lo aiutano sorreggendolo e proteggendolo. Il suo sonno, però, è una sorta di ricchezza, una risorsa inaspettata…
Aharon Appelfeld è un intarsiatore di immagini dalla sensibilità delicata, diffusa e sontuosa con un’immaginazione intensa. viva, profonda. Le sue sono pagine scritte con grande naturalezza. Una naturalezza che si posa su ogni sillaba e imbeve ogni parola rivelando nobile candore e malinconica serenità.
Aharon Appelfeld
Il ragazzo che voleva dormire
(traduzione di Elena Loewenthal)
Narratori della Fenice
Guanda
2012