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"Il ragazzo con la bicicletta"

Creato il 03 agosto 2011 da Pickpocket83

Cyril è un ragazzino alla ricerca, disperata e ostinata, di suo padre. Ogni sua energia fisica e mentale è investita in questa missione esistenziale, nel tentativo di colmare un vuoto che la solitudine di un riformatorio minorile riesce solo ad acuire. Una donna si imbatte nel suo irrequieto pedalare di bicicletta, e ne rimane colpita, decidendo di offrire sostegno ed aiuto al piccolo. Il pedalare all’unisono cementerà la loro intesa e, forse, guarirà le ferite sulla loro pelle. L’ultimo film dei fratelli Dardenne, tra i cineasti più intransigenti e rispettati di tutto il cinema europeo, è però un meccanismo che non “gira” come ci si sarebbe aspettato. Qualche ingranaggio sembra girare a vuoto e la costruzione narrativa soffre la presenza di qualche movimento centripeto di troppo. I Dardenne con capolavori assoluti di essenzialità e rigore come “Rosetta” o “Il figlio” ci hanno abituati ad una radicalità (di sguardo e di sintassi) che in questo film è un po’ diluita. La costruzione della suspance, meccanismo caro ai fratelli Dardenne, che hanno dimostrato più volte di saper costruire la tensione con pochissimo, è spezzata dalla agnizione figlio-padre collocata già a circa un terzo del film. La figura di Cyril non è così “centrale” (o centrata) dentro il film come poteva esserlo la giovane Rosetta, vero fulcro magnetico di tutta la messa in scena. Il pedinamento dei personaggi sembra fermarsi due passi più indietro, smorzando non di poco anche la carica emotiva che il film riesce ad esprimere. Tra le cose più belle e memorabili una prolungata ripresa in movimento di Cyril in bici, notturna. Parossistica persistenza dinamica di un fotogramma in moto perpetuo.
 
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